La Quarta corte della sezione giudiziaria del distretto federale di Brasilia si è espresso in merito al ricorso di Tim Brasil: permane il divieto di attivare nuovi utenti in 19 Stati su 27 così come imposto dall’Anatel (l’Authority tlc brasiliana) ma sul tempo indeterminato il giudice ha mostrato delle riserve. Il giudice ha dato ragione all’Authority che ha bloccato Tim Brasil a causa della qualità dei servizi- considerata non in linea con le esigenze el mercato e in particolare dei clienti della società. Di contro però secondo il giudice il blocco non può essere a tempo indeterminato. (scarica qui la decisione su Tim Brasil del tribunale di Brasilia)
Tim Brasil “ha fatto il passo più lungo della gamba”, scrive il giudice: avrebbe attivato più utenti di quanto la rete era capace di sopportare. Il giudice però concede che il blocco non possa restare a tempo indeterminato e invita le parti a cercare a una soluzione di compromesso; e riscontra colpe anche nell’amministrazione pubblica, che ha rallentato con eccessiva burocrazia la crescita della rete.
Nel merito della decisione, il giudice respinge le argomentazioni con cui Tim Brasil chiedeva una revoca del blocco. Nel ricorso, Tim Brasil osservava infatti che gli indici di qualità erano a norma, che la decisione era un’offesa alla concorrenza e al libero mercato; che Anatel non aveva rispettato una procedura regolare e che non può paralizzare il mercato a tempo indeterminato.
Il giudice, però, scrive che “da due anni a questa parte è pubblica e nota la qualità dei servizi di telefonia mobile del Paese”; descrive i problemi: assenza di copertura, impossibilità a completare le chiamate, bassa velocità su internet. Quello offerto da Tim Brasil è un servizio pubblico, “non è come vendere elettrodomestici”, quindi a tenuto a un certo livello di qualità; principio che- secondo il giudice- prevale su quello del libero mercato. Una multa sarebbe stata inefficace e così la decisione di Anatel appare appropriata al giudice. E ha anche un precedente (contro il servizio Speedy di Telefonica).
“Tim Brasil può aver ragione su alcuni punti”, scrive, tuttavia. “La sospensione, evidentemente, non può essere a tempo indeterminato”. Sarebbe una “vittoria di Pirro” per Anatel e i consumatori. “Una sospensione a tempo indeterminato offenderebbe i principi di razionalità e proporzionalità, che devono reggere la condotta di un’autorità amministrativa”. Riconosce anche che la burocrazia ha rallentato troppo l’installazione di nuove antenne (questo però è solo parte del problema riscontrato).
“In realtà, tutto dipende da Tim Brasil”, aggiunge però il giudice: se riuscirà a presentare un piano adeguato di miglioramento dei servizi, è probabile che Anatel tornerà sui propri passi. È possibile che autorizzi un ritorno alle vendite graduale, Stato per Stato. E’ opportuno, secondo il giudice, che “si cerchi una soluzione di compromesso, intermedia ed equilibrata”, che soddisfi le esigenze delle telco e dei consumatori insieme. “Il consumatore, legittimamente vuole pagare meno e parlare di più. E chiede un servizio di qualità”, conclude il giudice.
Per Tim Brasil il parere della Corte rappresenta dunque un primo passo (informale) verso una soluzione. Per la prima volta, infatti, un’autorità riconosce che la sospensione a tempo indeterminato è eccessiva e invita a trovare un compromesso. Stando a quanto risulta al Corriere delle Comunicazioni la sospensione del servizio potrebbe non durare oltre 30 giorni.