IL REPORT

L’Intelligenza artificiale batte la crisi, mercato italiano a quota 300 milioni

Osservatorio School of Management del Polimi: nel 2020 crescita del 15% rispetto al 2019. Guida la corsa il software col 62% della spesa. Finanza, energy, manifattura e telco i settori trainanti

Pubblicato il 18 Feb 2021

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Vale 300 milioni il mercato italiano dell’Intelligenza artificiale che con una crescita del 15% rispetto al 2019 dimostra di aver risposto bene all’emergenza sanitaria. Guida la corsa il software col 62% della spesa, seguito dai servizi con il 38%, mentre rimane marginale l’hardware. I progetti più finanziati sono Intelligent Data Processing (33%), Natural Language Processing (18%) e Recommendation System (18%). Chatbot e Virtual Assistant le iniziative più in crescita (+28%). Mentre il settore più attivo è la finanza (23%), seguita da energia/utility (14%), manifattura (13%), telco e media (12%) e assicurazioni (11%).

Emerge dal report dell’Osservatorio Artificial Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano – presentato durante il convegno online “All-In: puntare sull’intelligenza artificiale per la ripresa del Sistema Paese”, secondo cui la riduzione dei budget a causa del Covid è la prima barriera all’uso dell’AI, ma cresce la maturità: le aziende che hanno almeno un progetto esecutivo passano dal 20% al 40%.

Dove si concentrano gli investimenti

La maggior parte degli investimenti è dedicata ai progetti di Intelligent Data Processing (33%), algoritmi per analizzare ed estrarre informazioni dai dati, mentre le iniziative che sono cresciute di più in termini di risorse sono chatbot e virtual assistant (10%, +28%). Nonostante i problemi di budget dovuti alla pandemia siano stati una forte barriera alla diffusione di soluzioni di AI (indicata dal 35% delle aziende), queste sono ormai presenti nel 53% delle imprese medio-grandi italiane e sono cresciute le realtà che hanno in corso progetti pienamente operativi, passate dal 20% del 2019 all’attuale 40%.

Le politiche a favore della AI

L’affermazione della tecnologia trova riscontro nelle politiche italiane ed europee. Oltre alla “Strategia Italiana per l’Intelligenza Artificiale”, sono state poste le basi per la nascita dell’Istituto Italiano per l’Intelligenza Artificiale (I3A) – un hub nazionale per coordinare le diverse attività di ricerca e contribuire allo sviluppo del settore – e l’AI è stata citata nel piano europeo per la ripresa come una delle tecnologie chiave per il rilancio dell’economia e la trasformazione digitale.

Ed è ormai un concetto noto anche ai consumatori, con il 94% che ha sentito parlare almeno una volta di AI e il 51% che ha utilizzato prodotti e servizi con funzionalità di intelligenza artificiale.

La spinta su chatbot e virtual assistant

“La crisi sanitaria non ha fermato l’innovazione e la crescita del mercato dell’Artificial Intelligence – afferma Alessandro Piva, Direttore dell’Osservatorio Artificial Intelligence -, ma ne ha sicuramente orientato l’attenzione su alcune tipologie di progetti, accelerando ad esempio le iniziative di Forecasting (stima della domanda), Anomaly Detection (individuazione di frodi online), Object Detection (come il riconoscimento dei DPI nelle immagini) e ancora di più di Chatbot e i Virtual Assistant, spinti dallo spostamento online della relazione col cliente. È aumentata anche la maturità delle imprese, con una forte crescita dei progetti pienamente operativi”.

“La resilienza mostrata dal settore AI durante l’emergenza permette di guardare al 2021 con ottimismo, così come positivi sono gli sforzi a livello europeo per definire delle linee guida che regolamentino lo sviluppo di algoritmi di intelligenza artificiale – afferma Nicola Gatti, Direttore dell’Osservatorio Artificial Intelligence -. La Commissione Europea ha pubblicato un white paper che ha posto le basi per la tutela dei diritti dei consumatori, mentre lo scorso ottobre il Parlamento Europeo ha adottato tre risoluzioni che riguardano rispettivamente gli aspetti etici, il tema della responsabilità civile e i diritti di proprietà intellettuale relativi a robotica e AI. Non sono atti vincolanti, ma è una prima presa di coscienza del tema e una richiesta alla Commissione Europea di elaborare normative specifiche per disciplinare il settore”.

Punti critici: bias e violazioni delle libertà

“Nel 2020 le istituzioni internazionali hanno dedicato molta attenzione all’Artificial Intelligence per le sue potenzialità di impiego, ma anche per le implicazioni etiche che possono riguardare imprese, cittadini e la società nel suo complesso – afferma Giovanni Miragliotta, Direttore dell’Osservatorio Artificial Intelligence -. Da un’analisi condotta dall’Osservatorio su 94 casi reali di problematiche etiche legate all’uso della tecnologia AI, le criticità più frequenti sono potenziali distorsioni nella fase di progettazione della soluzione AI (Bias, 23%), violazione delle libertà (Freedom, 19%), accentramento di risorse finanziare/tecnologiche o culturali da parte delle Big tech (Trust, 17%), e problemi di privacy (11%)”.

Progetti a maggior valore

I progetti di AI che attirano più investimenti sono gli algoritmi per analizzare ed estrarre informazioni dai dati (Intelligent Data Processing), che coprono il 33% della spesa (+15%). Seguono le soluzioni per l’interpretazione del linguaggio naturale (Natural Language Processing) con il 18% del mercato (+9%), gli algoritmi per suggerire ai clienti contenuti in linea con le singole preferenze (Recommendation System) con un’incidenza del 18% (+15%) e le soluzioni con cui l’AI automatizza alcune attività di un progetto e ne governa le varie fasi (Intelligent Robotic Process Automation), che valgono l’11% della spesa (+15%).

Aziende italiane a doppia velocità

Più di metà delle 235 imprese medio-grandi italiane analizzate dall’Osservatorio ha attivato almeno un progetto di AI nel corso del 2020.

Ma emergono differenze notevoli fra le grandi imprese, dove queste iniziative sono presenti nel 61% dei casi e si concentrano sulla crescita organizzativa e culturale oltreché sulla valorizzazione dei dati e lo sviluppo di algoritmi, e le medie aziende, che appaiono ancora poco mature e hanno progetti attivi solo nel 21% dei casi. Il 91% del campione ha un giudizio positivo sulle iniziative di AI, con risultati sopra (45%) o in linea (46%) con le aspettative, solo il 9% sperava in risultati migliori.

Intelligenza artificiale e consumatori

L’intelligenza artificiale è ormai nota a quasi tutti i consumatori italiani, il 94% ne ha sentito parlare almeno una volta, e la maggioranza ne ha una concezione corretta.

Oltre metà degli utenti (il 51%) ha già utilizzato prodotti e servizi che includono funzionalità di intelligenza artificiale, principalmente assistenti vocali del telefono (65%), altoparlanti intelligenti come gli smart home speaker (62%) e sistemi che forniscono suggerimenti sui siti di e-commerce (58%). Il giudizio complessivo sull’AI è positivo per l’83% degli utenti intervistati, percentuale che sale al 91% se si considerano gli utilizzatori di prodotti e servizi con funzionalità AI.

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