Google raggiunge intesa con l’Unione Europea, preoccupata dal rischio di posizione dominante di Mountain View, ed evita una battaglia legale che poteva andare avanti per anni e costarle una multa multi miliardaria. Mountain View – secondo le indiscrezioni riportate dal Financial Times – si sarebbe accordata per apportare significative modifiche al proprio modello di business, in linea con le indicazione dell’antitrust europeo e che affrontano le quattro anomalie riscontrate da Bruxelles e sulle quali Google era stata messa in guardia.
Al termine di due anni di indagini, l’Unione Europea ha notato problemi nelle modalità con cui Google favorisce i propri prodotti nei risultati di ricerca e declassa i contenuti di potenziali concorrenti, rendendoli meno visibili, oltre a imporre contratti che limitano lo spostamento della pubblicità verso altri motori di ricerca. L’accordo raggiunto da Google con Bruxelles includerebbe queste osservazioni.
“L’accordo deve ancora essere finalizzato” ma secondo il Financial Times i maggiori ostacoli sembrano essere superati, e Google sembra sulla strada di riuscire a evitare la battaglia che Bruxelles ha dato negli anni scorsi a giganti come Microsoft e Intel. “Ritengo che abbiamo raggiunto un buon grado di intesa – dice il commissario europeo alla Concorrenza, Joaquin Almunia – Nei prossimi giorni o settimane avremo il primo incontro tecnico”. Google non commenta le indiscrezioni sull’accordo raggiunto: “Continuiamo a collaborare con la commissione europea”.
La commissione europea aveva lanciato un’indagine su Google nel novembre 2010 per valutare un eventuale rischio di posizione dominante da parte di Google. Il 21 maggio scorso Almunia aveva messo in guardia la società, chiedendo proposte vincolanti correttive delle mancanze riscontrate da Bruxelles.
Google resta sotto investigazioni negli Usa, in Corea e in India ed è probabile che l’Ue tenga aperta separatamente un’indagine sulla presujnta posizione dominante di Android nel settore degli smartphone e dei tablet.
Le aziende che hanno denunicato le pratiche scorrete di Google all’Ue, fra cui Microsoft, Expedia e TripAdvisor, hanno chiesto a Bruxelles di usare il pugno duro nei confronti di Google. Se l’Ue non dovesse soddisfare le richieste delle aziende di Microsoft & co ci saranno in ogni caso delle proteste.
La commissione europea aveva lanciato un’indagine su Google nel novembre 2010 per valutare un eventuale rischio di posizione dominante da parte di Google. Il 21 maggio scorso Almunia aveva messo in guardia la società, chiedendo proposte vincolanti correttive delle mancanze riscontrate da Bruxelles.
L’Icomp (Initiative for a Competitive Online Marketplace), che raccoglie una sessantina di aziende e associazioni internazionali che si occupano di Ict fra cui Microsoft, accoglie con favore il rafforzamento del dialogo fra Google e l’Ue, per risolvere i diversi problemi sul tavolo. In particolare, l’Icomp accoglie con favore il fatto che Google abbia preso atto che la sua posizione dominante con il 95% del mercato dei servizi online per pc e smartphone potrebbe danneggiare molte aziende su Internet e che Mountain View voglia conformarsi al framework della Commissione Europea.
“La volontà di Google di conformarsi al framework della Commissione e al suo impegno di offrire rimedi per quanto riguarda servizi online per pc e smartphone è stato un significativo riconoscimento del loro potere di mercato e del loro comportamento anticoncorrenziale – dice David Wood, counsel dell’Icomp – a breve vedremo se davvero Google intende risolvere i problemi segnalati dalla Commissione ma anche da molte aziende del settore negli ultimi anni”.
“Adesso è di vitale importanza per i negoziati in atto assicurare i rimedi che, prima di tutto, mettano la parola fine alla discriminazione e manipolazione dei risultati di ricerca che hanno avuto l’effetto di trasformare l’’open Internet’ in un ‘Google Internet’ chiuso – aggiunge Wood – Confidiamo sul fatto che la Commissione accetterà tutti i rimedi necessari per risolvere la situazione, per salvaguardare il business e i consumatori europei”.