Il presidente di Cassa Depositi e Prestiti, Giovanni Gorno Tempini è fra i nomi della short list di candidati Tim in vista del rinnovo del board con la prossima Assemblea del 31 marzo. L’arrivo di Gorno Tempini può essere letto come il segnale forte di un’accelerazione sul progetto di rete unica AccessCo e di una “rafforzata” presenza dello Stato nella compagnia di Tlc (Cdp è in quota con il 9,8%) a garanzia della terzietà e della tutela della concorrenza. Il cda di Tim approva all’unanimità la lista dei 10 candidati – composta da 4 donne e 6 uomini, per un totale di 6 indipendenti. “Si è inteso coniugare il valore della continuità con quello del rinnovamento, introducendo accanto a 6 Consiglieri in carica (tra i quali il Presidente e l’Amministratore Delegato, di cui si prefigura la conferma nel rispettivo ruolo) 4 candidati con background diversificato in termini di esperienza lavorativa, formazione e percorso professionale”, si legge nella nota emessa a seguito del cda.
Le proposte accessorie sono in continuità con la situazione esistente: una composizione di 15 Consiglieri; una durata del mandato pari a 3 esercizi, sino all’Assemblea chiamata all’approvazione del bilancio al 31 dicembre 2023; un compenso complessivo di 2.200.000 euro lordi l’anno (esclusi i Consiglieri con cariche speciali), affidando al Consiglio di Amministrazione di nuova nomina l’importo complessivo effettivo e il suo riparto fra i singoli Consiglieri.
La lista dei 10 candidati
Nella lista dei candidati, oltre al presidente Salvatore Rossi e all’Ad Luigi Gubitosi e Gorno Tempini di Cdp figurano per Vivendi Arnaud de Puyfontaine, Frank Cadoret, Cristiana Falcone (indipendente) e Marella Moretti (indipendente). In quota Elliott Paola Bonomo (indipendente). Fra gli indipendenti anche Ilaria Romagnoli, con un passato in Rotschild e Intesa. Luca De Meo, numero uno di Renault, prende il posto di Michele Valenzise (in quota Vivendi).
Sulla presenza di Gorno Tempi divisa la politica
“Una volta che Cdp sarà entrata nel board di Tim, come da richiesta del M5S, si dovrà procedere con rapidità alla creazione della società integrata per la fibra ottica. Ricordiamo che il memorandum tra Cdp e Tim dell’agosto scorso prevedeva la creazione della società entro il primo trimestre 2021. Il Ministero dell’Economia, detenendo la quota di maggioranza di Cdp, deve indicare al più presto un percorso chiaro e rispettarne i tempi. La rete unica è tra la infrastrutture più importanti per l’Italia di oggi e di domani. Lo Stato dovrà essere l’attore centrale dell’operazione”, si legge in una nota dei deputati M5S delle commissioni Finanze e Trasporti.
Fratelli d’Italia invece considera la nomina “in una posizione di evidente subalternità rispetto alla componente facente capo alla società francese Vivendi”, dicono in una nota i deputati Alessio Butti, Marco Silvestroni e Mauro Rotelli, annunciando un’interrogazione in commissione Trasporti alla Camera. “Fratelli d’Italia – affermano i parlamentari – chiede al ministro dell’Economia una valutazione su questo ingresso e quale sia la strategia del Governo per la realizzazione di una rete in fibra, indispensabile per la crescita del Paese e la sua competitività Il dossier sulla rete unica, lasciato in eredità dal precedente Governo al presidente Draghi, si è sviluppato in modo disordinato e con forzature gravi dal punto di vista istituzionale”. Secondo i deputati dell’opposizione “risulta evidente la presenza dello Stato nelle quote azionarie di Tim e Open Fiber, due soggetti industriali in aperta concorrenza nella implementazione della rete di tlc, con grave danno per il mercato, per la concorrenza e per i consumatori”.
Cdp non esercita la prelazione sulla quota Open Fiber di Enel
Intanto Cdp ha deciso in occasione del cda di non esercitare il diritto di prelazione sulla quota Open Fiber in mano a Enel (la scadenza era stata fissata al 25 febbraio) e per la quale il fondo australiano Macquaire ha presentato un’offerta da 2,65 miliardi di euro . In corso le trattative con il fondo per la maggioranza. Secondo quanto risulta a CorCom la Cassa sarebbe orientata anche “solo” al 51%.