Abbattimento del digital divide attraverso il potenziamento infrastrutturale e la sburocratizzazione degli interventi, più sicurezza e investimenti sul capitale umano. Sono queste, in estrema sintesi, le richieste avanzate dai rappresentanti sindacali dei lavoratori del settore delle Comunicazioni in audizione in commissione Lavori pubblici del Senato, rispetto all’utilizzo dei fondi garantiti dal Recovery Plan.
Slc Cgil: permettere una diffusione armonica dei nuovi modelli di comunicazione
“Sarà importante che i fondi europei vengano utilizzati per permettere una diffusione armonica dei nuovi modelli di comunicazione e telecomunicazione in tutto il Paese superando il problema infrastrutturale. Poi c’è il tema del capitale umano, per cui la formazione digitale diventa indispensabile. Utilizzare bene i fondi Ue è l’opportunità di fare un salto nel futuro”. così i rappresentanti della Slc Cgil. “Con l’esplosione della pandemia abbiamo scoperto la fragilità del Paese sulla connettività”, hanno aggiunto. “Il tema della connettività e della diffusione banda larga si è trasformato in un vero e proprio diritto di cittadinanza. Tra marzo e aprile 2020 circa nove milioni di lavoratori sono stati messi in smartworking con difficoltà oggettive a portare a termine questo processo di fuga dai luoghi di lavoro”. Secondo il sindacato sono tre i motivi principali del digital divide: “non in tutte le zone del Paese possiamo vantare collegamenti in banda larga, circa 12 milioni italiani a giugno 2020 avevano accesso solo a forme di Adsl. Inoltre molte persone non erano in possesso dei device sufficienti e non tutti i cittadini a marzo dell’anno scorso avevano nozioni digitali di base che permettessero di accedere a questa nuova forma di comunicazione”. In particolare Fabrizio Solare, segretario generale di Slc Cgil ha puntualizzato che “il ruolo pubblico delle istituzioni è di straordinaria importanza affinché il passaggio avvenga in maniera armonica”.
Fistel Cisl: superare i limiti del digital divide
Secondo Fistel Cisl, “il processo di digitalizzazione è una priorità del nostro Paese per allinearsi ai Paesi di testa dell’Unione europea. L’obiettivo è il superamento del digital divide, che ha due limiti: uno legato alla connettività e uno alle competenze digitali. Il settore delle telecomunicazioni investe circa il 25% dei ricavi. Servono risorse aggiuntive e questa è l’occasione giusta per mettere a disposizione del Paese le risorse necessarie per intervenire nelle aree grigie. Crediamo che le risorse messe a disposizione, 4,2 miliardi di euro, siano insufficienti, calcolando che per le infrastrutture di rete si tratta di poco più di 1 miliardo di euro”. Come Ugl Comunicazioni, anche Fistel Cisl ha ribadito la necessità di semplificare le procedure amministrative per la permessistica relativa all’implementazione della fibra.
Uilcom: valorizzare reti e ridisegnare Paese
“Oggi abbiamo la possibilita’ di ridisegnare un paese diverso da prima usando i soldi del Recovery e provando a dare una prospettiva di sviluppo reale”, ha detto Salvo Ugliarolo, segretario generale Uilcom, sottolineando che durante il lockdown “abbiamo visto l’importanza di avere una connessione all’altezza delle aspettative per un paese come l’Italia”. Per questo, ha aggiunto, “bisogna valorizzare il tema delle reti digitali e delle telecomunicazioni che credo siano un valore importante” nonche’ si rende necessario “aprire una cabina di regia”. Parlando poi del tema delle vaccinazioni Ugliarolo ha chiesto “che si tengano in considerazione, tra le categorie rilevanti, anche i lavoratori tecnici” delle telecomunicazioni “che hanno necessita’ di essere vaccinati per garantire servizi essenziali”.
Ugl Comunicazioni: affrontare eccessi di burocrazia e analfabetizzazione digitale
“I problemi da affrontare sono quelli relativi all’analfabetizzazione digitale, ma non bisogna dimenticare i tempi della burocrazia per l’implementazione delle infrastrutture a banda larga e la cybersecurity”. È il punto di vista di Ugl Comunicazioni. “In un’ottica di digitalizzazione delle imprese è necessario rafforzare un sistema non solo di security a livello aziendale ma anche di formazione dei lavoratori. Sarebbe quindi opportuno elaborare un piano di risorse per il pubblico e per il privato, aumentando gli investimenti per la sicurezza. “Attraverso questi fondi sarebbe importante”, hanno aggiunto i rappresentanti del sindacato, “provare a creare dei poli tecnologici in determinate aree geografiche del Paese, sia per attrarre investimenti dall’estero sia per evitare un’ulteriore fuga di cervelli italiani. Centri di eccellenza, anche in collaborazione con le università, per attrarre fondi esteri e risorse”.