INNOVAZIONE

Facebook, riconoscimento facciale sugli smart glasses: già sugli occhiali Luxottica?

Il responsabile della divisione hardware di Menlo Park ha confermato che il suo team sta esaminando l’adozione di un sistema da incorporare nei wearable in rampa di lancio. Intanto in Australia accordi preliminari con gli editori sull’onda del caso Google

Pubblicato il 26 Feb 2021

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Andrew Bosworth, responsabile della divisione hardware di Facebook, ha confermato l’esistenza di un rapporto che la società sta “esaminando” per incorporare la tecnologia di riconoscimento facciale nei suoi smart glasses di prossima uscita, precisando che l’integrazione avverrebbe solo se gli utenti richiedessero quella specifica funzione. La conferma è arrivata in un video pubblicato ieri sera sull’account Instagram di Bosworth, durante una sessione di domande e risposte con i suoi follower.

Come riporta Cnbc, alla domanda “Facebook sta valutando la possibilità di offrire il riconoscimento facciale sui suoi prodotti di occhiali intelligenti?”, Bosworth ha risposto: “Lo stiamo esaminando”.

Riconoscimento facciale, un confronto aperto con il pubblico

“È davvero un dibattito che dobbiamo avere con il pubblico”, ha aggiunto Bosworth. “Se le persone non vogliono questa tecnologia, non dobbiamo fornirla. Il prodotto andrà bene in ogni caso. Ci sono altri bei casi d’uso là fuori, se le persone sono a loro agio con il riconoscimento facciale”.

Le domande sono arrivate dopo che BuzzFeed ha riferito che il manager aveva affermato che Facebook stava valutando le implicazioni legali di tale tecnologia durante una riunione interna dell’azienda. Bosworth ha osservato che ci sono preoccupazioni etiche riguardo ai numerosi modi in cui si potrebbe abusare del riconoscimento facciale e delle telecamere e dei microfoni sempre attivi. “Quali sono le contromisure utili a prevenirli? E saranno abbastanza?”

Durante la sessione di domande e risposte su Instagram, Bosworth ha ribadito che Facebook è sulla buona strada per rilasciare i suoi smart glasses in collaborazione con Luxottica nel corso del 2021. “Stiamo lavorando alacremente con il nostro partner Luxottica per assicurarci che l’ergonomia sia corretta e che la funzionalità sia buona. Sta venendo fuori un bel prodtto”, ha chiosato.

E intanto avanza l’armistizio con gli editori australiani

Nel frattempo Facebook ha annunciato una serie di accordi preliminari con tre editori australiani, un giorno dopo che il Parlamento ha approvato una legge che avrebbe fatto pagare ai giganti del digitale le notizie. Facebook ha detto che le lettere di intenti sono state firmate con Private Media, Schwartz Media e Solstice Media e che l’intesa sarà perfezionata entro i prossimi 60 giorni. “Questi accordi porteranno su Facebook una nuova lista di giornalismo premium, inclusi alcuni contenuti precedentemente protetti da paywall ”, afferma il gruppo in una dichiarazione ufficiale.

Google, l’unico altro gigante digitale preso di mira dalla legislazione, ha già stipulato accordi di licenza di contenuti, o è vicino ad accordi, con alcuni dei più grandi editori di notizie australiane, tra cui News Corp. e Seven West Media di Rupert Murdoch. Il primo ministro austrialiano Scott Morrison ha affermato che la nuova legge australiana è fondamentale per gli accordi che le aziende dei media australiane stavano negoziando con i due gateway per Internet. Secondo la legge, se una piattaforma non riesce a raggiungere un accordo con un’azienda di notizie, può essere nominato un collegio arbitrale per fissare un prezzo legalmente vincolante per il giornalismo.

“I giganti della tecnologia globale stanno cambiando il mondo, ma non possiamo lasciare che gestiscano il mondo”, ha detto Morrison ai giornalisti”. Una risposta diretta all’affermazione del vicepresidente degli affari globali di Facebook Nick Clegg che aveva fatto un riferimento velato a News Corp. in un post sui social media che criticava la legge australiana. “È ironico che alcuni dei più grandi editori che da tempo sostengono il libero mercato e le iniziative commerciali volontarie ora appaiano a favore di una determinazione dei prezzi sponsorizzata dallo stato”.

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