LA VERTENZA CON ASSTEL

Contratto Tlc, annunciate 16 ore di sciopero

Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil scendono in campo a sostegno della vertenza in corso con Asstel. In cantiere anche 30 giorni di blocco degli straordinari. Salvo Ugliarolo (Uilcom): “Asstel non disponibile a riprendere la trattativa”

Pubblicato il 26 Lug 2012

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Si inasprisce lo scontro Asstel-sindacati sul rinnovo del contratto nazionale. Il Comitato nazionale di Settore Unitario delle Telecomunicazioni di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil ha dato oggi mandato alle segreterie nazionali dei sindacati di categoria di proclamare un pacchetto di 16 ore di sciopero, ripartite in 8 ore per il 17 settembre e altrettante per il 19 ottobre, e 30 giorni di blocco degli straordinari, a partire dal 20 agosto.

“Il Comitato nazionale di Settore giudica incomprensibile la scelta delle controparti di non aver ripreso il confronto sul rinnovo – spiega la nota congiunta dei sindacati – è evidente che siamo alla presenza del tentativo di dilatare i tempi con manovre finalizzate ad impedire la chiusura dell’accordo entro l’anno 2012.”

Tra le richieste avanzate dalla Slc, Fistel e Uilcom per il contratto una soluzione che permetta di gestire i cambi di appalto degli outsourcer salvaguardando l’occupazione; il recupero integrale del potere di acquisto delle retribuzioni; la definizione degli aspetti riguardanti le professionalità, definizione nel contratto delle garanzie retributive e normative per il personale a progetto utilizzato in attività di vendita non appena il Dl Sviluppo sarà convertito in legge”.

“Dal 22 di giugno ad oggi – spiega il segretario nazionale della Uilcom-Uil Salvo Ugliarolo – speravamo di riprendere il confronto nell’intento di arrivare alla possibilità di rinnovare il Ccnl. Purtroppo, malgrado gli sforzi messi in campo, non abbiamo trovato la volontà da parte di Asstel a riprendere la trattativa”.

Sempre oggi il Comitato Nazionale ha espresso “forte soddisfazione” per l’approvazione alla Camera dell’emendamento 52 bis al decreto Sviluppo che introduce norme relative ai call center che elimina i benefici fiscali per le aziende che delocalizzano e stabilisce regole più strimgenti per il trattamento dei dati degli utenti.

“La norma è anche il risultato della lunga battaglia condotta da Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil contro le delocalizzazioni delle attività di call center, supportata da numerose iniziative nel corso degli anni – ricordano i sindacati – Finalmente è riconosciuto il diritto del cittadino-cliente di essere informato sul luogo fisico in cui saranno gestiti i suoi dati personali consentendogli di opporre un rifiuto al trattamento di dati in paesi diversi dall’Italia. E’ un emendamento che incoraggia a proseguire nella battaglia contro il mercato nero dei database di dati sensibili. Inoltre, per la prima volta, si sancisce il principio che le aziende che delocalizzano le attività verso paesi esteri non potranno godere di benefici fiscali e contributivi da parte del nostro Paese.”

“La norma consente di dare una speranza per il futuro di migliaia di donne e uomini, soprattutto giovani, che lavorano dentro i call center, spesso meridionali che non hanno altre opportunità, ma che in questi anni hanno potuto costruirsi una famiglia e vivere decentemente. Dare loro una concreta prospettiva era il minimo che le forze politiche e sociali potessero fare.”

Il Comitato di Settore ha dato mandato alle segreterie nazionali di monitorare con estrema attenzione il prosieguo del confronto che dovrà svolgersi al Senato, attivando tutte le iniziative necessarie a garantire che la norma non venga cancellata dal decreto per effetto del lavoro delle lobby che già stanno operando in tale direzione. Contestualmente a livello territoriale saranno attivate iniziative di sensibilizzazione dei Parlamentari eletti al Senato al fine di predisporre una discussione consapevole in ambito di conversione del decreto.

Ma se l’emendamento ha trovato il favore dei sindacati, lo stesso non è accaduto con Assocontact. In una nota diffusa ieri l’associazione lo ha giudicato negativamente in quanto introdurrebbe troppe limitazioni alla libetà di impresa e sarebbe in contraddizione con la normativa comunitaria.

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