Soffre il mercato italiano dell’Ict nel 2012. A stimarlo il rapporto Eito (European Information Technology Observatory) che dipinge un quadro a tinte fosche per il nostro Paese che vede un settore ancora in declino, con un valore complessivo di 25,1 miliardi di euro, inferiore sia rispetto al 2011 (-1,8%, 25,5 miliardi) sia al 2010 (26,6 miliardi di euro). Nello specifico dei settori, sono in calo i servizi IT -1,9%, il software -0,9% e l’hardware -2,0%. In declino in Italia anche la domanda di Pc con un -11,3% rispetto al 2011 per un valore totale di 4,8 milioni di pezzi venduti. In termini percentuali invece i notebook totalizzano il 57% del mercato, i desktop il 28% ed i netbook il 15% (sono esclusi i tablet Pc).
Nel settore degli apparati e servizi per telecomunicazioni, il mercato europeo, dopo un 2011 in calo, farà registrare una crescita dell’1,2%, determinata principalmente dai buoni risultati dei servizi su linee dati e dai terminali mobili. Nello stesso settore l’Italia farà registrare un leggerissimo incremento (+1%). A trainare sono gli smartphone ed il traffico dati – l’unico segmento in salute del mercato Tlc – italiano che nel totale vale nel 2012 35,2 miliardi di euro (+1% rispetto al 2011): gli apparati sono in crescita del 13,2% in ragione del forte incremento del segmento smartphone (che con 24.4 milioni di pezzi venduti rappresenteranno il 36% di tutti i terminali mobili) che compensa l’andamento negativo degli altri segmenti. Gli accessi internet e i servizi dati registrano un +3,7% mentre calano (-4,3%) i servizi voce.
Nel 2012 l’Europa rimarrà il secondo mercato mondiale con il 24,1% dietro agli Usa (26,6%). Rilevanti le quote dei Paesi Bric che si attestano al 17,9% e del Giappone (8,6%).
“Anche il mercato dell’Ict soffre la recessione generale. Calano i consumi e si salvano in Italia e Europa solo gli smartphone. In termini generali, il raddoppio della velocità di connessione internet equivale ad un aumento del Pil dello 0,3 e la piena attuazione di una rivoluzione digitale può tradursi in 45 miliardi di euro di valore aggiunto e in un aumento della produttività diretta per le imprese del 5-10% di valore aggiunto per addetto – sottolinea Cristiano Redaelli, Presidente Anitec – Puntare sull’economia digitale può portare fino a 43miliardi di euro di minore spesa pubblica e 13miliardi di maggiori entrate. L’utilizzo di internet infine può portare. risparmi di circa 2.000 euro annui a famiglia. Vi è è la necessità di definire al più presto una strategia di medio – lungo termine che porti davvero a un incremento della domanda dei servizi digitali su larga scala e che possa sostenere gli investimenti necessari a garantire la fruibilità e la qualità di questi servizi”.
Per Bruno Lamborghini, Presidente dell’Advisory Board Eito e Presidente Aica, “il mercato mondiale dell’Ict mostra segni positivi di crescita, trainato dalla Cina e dagli altri Paesi Bric e guidato dalla straordinaria diffusione degli smartphones e tablets e dallo sviluppo del cloud computing.Ai segnali di crescita del mercato Ict europeo si contrappone la persistente criticità del mercato italiano. Il nostro gap strutturale nell’informatica è quasi uno spread ed è documentato anche dal basso rapporto degli investimenti IT sul Pil pari all’1.8% contro il 3.4% della Germania. Le azioni previste dall’agenda digitale italiana devono accelerare il superamento di questo divario che ha pesanti effetti negativi sulla produttività e competitività del nostro Paese”.