Nel 2030 si conteranno 20 dispositivi connessi per ogni persona e il mondo entrerà nell’era della hyperconnectivity, che catapulta le aziende nel pieno della trasformazione digitale. L’accelerazione su questo paradagma è stata impressa dalla pandemia di Covid-19 che ha trasformato la casa in un vero Internet hub. Per produttori di device e fornitori di servizi di rete e di connettività si apre l’opportunità di beneficiare di nuovi modelli di business purché ciò avvenga all’interno di ecosistemi vasti e aperti.
Lo afferma l’ultimo studio di Frost & Sullivan, Future of Connected Living, secondo le cui stime il numero di device connessi nel mondo salirà dai 30,4 miliardi nel 2020 a 200 miliardi nel 2030, con un tasso di crescita composito del 20,7%.
La convergenza di città, case e uffici connessi risulterà in una connettività ubiqua e farà emergere nuovi prodotti e applicazioni, modelli di business, tecnologie, piattaforme e servizi. Diventeremo tutti protagonisti di una “vita connessa”, come indica il titolo dello studio.
Smart city e smart home danno la spinta a 5G e AI
La domanda per il connected living sarà trainata principalmente dai software avanzati, dalla diffusione capillare dello streaming di contenuti e dall’integrazione delle reti. Questa crescita, secondo le stime, farà quadruplicare il numero di case intelligenti e connesse, con una penetrazione di oltre il 18% nel 2025. La spesa nel settore delle smart city raggiungerà secondo le previsioni 327 miliardi di dollari tra cinque anni, con un Cagr del 22,7%, e porterà a una maggiore adozione di tecnologie come il 5G e l’intelligenza artificiale (AI).
“La casa del futuro diventerà l’hub centrale del connected living“, afferma Vinay Venkatesan, Program Manager, TechCasting di Frost & Sullivan. “La domanda per le soluzioni di connected living è fortemente cresciuta come risultato della pandemia perché permette alle case di evolvere in spazi di lavoro on-demand e altro ancora. I continui progressi delle tecnologie per la connettività, come i servizi cloud, l’Internet of things (IoT), le video conferenze, la mobilità, la robotica e l’AI, creeranno le nuove frontiere dell’innovazione per la tecnologia connessa e i service provider”.
L’analista aggiunge: “La convergenza di 5G e Wi-Fi 6 sarà un abilitatore cruciale di connettività perché miglioreranno la velocità della comunicazione sulle reti, l’esperienza utente e l’efficienza di costo di lungo periodo”.
Focus su alleanze e cybersicurezza
Le aziende che vogliono beneficiare dell’era iperconnessa non possono far tutto da sole, secondo l’esperto di Frost&Sullivan. Occorre creare nuove alleanze, collaborare con un ecosistema sempre più vasto e esplorare nuovi modelli di business capaci di generare una proposta di valore unica. “Anche se il connected living favorisce la resilienza digitale, porta con sé anche grandi rischi come l’insicurezza dei dati e la vulnerabilità ai cyber-attacchi“, afferma Venkatesan. “Di conseguenza le organizzazioni dovrebbero sviluppare una dettagliata strategia per la cybersecurity che si allinei ai loro obiettivi e faciliti l’erogazione di servizi connessi sicuri ai clienti, ovunque si trovino”.
Le aree su cui devono concentrarsi i produttori di device connessi e i service provider che vogliono sfruttare le opportunità di crescita sono i digital workflow, l’ecosistema dei servizi connessi, la Internet of homes e gli orchestratori di piattaforma multi-sided.
In particolare, Frost & Sullivan prevede che il 70% delle aziende adotterà una struttura lavorativa ibrida entro il 2030, beneficiando dai workflow digitali, ma questi richiedono un nuovo approccio organizzativo affinché i processi siano ottimizzati.
Nel caso dell’ecosistema dei servizi connessi i governi che abbracciano su una strategia digital-first devono allearsi con i connected service provider (Csp) per poter portare benefici alla società e migliorare i servizi pubblici. I servizi online richiedono la collaborazione tra settore pubblico, aziende hitech e fornitori di connettività per garantire una vera integrazione e accesso a tutti i cittadini.
I service provider diventano orchestratori di dati
La Internet of homes è l’evoluzione della smart home, basata sulla biometria e i controlli vocali per la sicurezza e l’AI per l’assistenza virtuale. I prodotti per questo segmento dovranno essere multi-funzionalità per permetter di controllare più dispositivi e abilitare le integrazioni. Anche qui c’è spazio per partnership strategiche tra telco, assicuratori, aziende dell’e-commerce.
I connected service provider si trasformeranno in “controllori di dati e orchestratori di flussi di dati”, conclude lo studio, e per questo dovranno favorire orchestratori di ecosistemi aperti e scalabili. I provider di servizi di rete possono posizionarsi come partner fidati e costruire un ecosistema dedicato all’installazione, il controllo e la gestione dei dati su ambienti diversi.