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Banda ultralarga, Fastweb e Vodafone chiedono danni a Tim per 1,1 miliardi

In ballo il procedimento Antitrust sul Piano Cassiopea del 2017 relativo alle aree bianche che ha sortito la multa da 116 milioni da parte dell’Authority. L’azienda si costituirà in giudizio “forte di una serie di solide argomentazioni giuridiche a propria tutela”

Pubblicato il 11 Mar 2021

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Danni per 1,1 miliardi di euro. Questa – secondo quanto si evince dalla Relazione Finanziaria Tim 2020 – la richiesta di danni da parte di Vodafone e Fastweb nell’ambito della vicenda relativa al Piano Cassiopea risalente al 2017 (annunciato da Tim ma poi sospeso) per portare la fibra nelle aree bianche: sulla vicenda si è già espressa l’Autorità Antitrust che a marzo 2020 ha comminato a Tim una multa da 116 milioni a cui ha fatto seguito un ricorso al Tar del Lazio (l’udienza è stata fissata al 3 novembre prossimo).  Il Tribunale amministrativo a luglio ha respinto la richiesta di sospensiva presentata da Tim.

Fastweb ha presentato la maggior richiesta: 966 milioni di euro. Vodafone ha chiesto danni per 110 milioni. Le due aziende hanno intantato causa separatamente al Tribunale di Milano.

“Nel mese di febbraio 2021 Fastweb S.p.A. ha convenuto in giudizio Tim dinanzi al Tribunale di Milano, avanzando una pretesa risarcitoria pari a circa 996 mln di euro per danni asseritamente subiti in conseguenza delle condotte illecite di Tim sanzionate dall’Agcm con il provvedimento conclusivo del procedimento A514, nonché di presunte sospensioni opportunistiche di ordini di attivazione inviati da Fastweb, si legge nel Bilancio Tim a pagina 226 in cui si specifica che “Tim si costituirà in giudizio forte di una serie di solide argomentazioni giuridiche a propria tutela“. E nella pagina precedente è citata Vodafone che ha avanzato “una pretesa risarcitoria pari a circa 100 milioni di euro per danni asseritamente subiti in conseguenza delle condotte illecite di Tim sanzionate dall’Agcm con il provvedimento conclusivo del procedimento A514”. Anche in questo caso Tim puntualizza che si costituirà in giudizio.

La multa da 116 milioni dell’Antitrust

“L’Autorità ha deciso di imporre una sanzione pecuniaria di circa 116 milioni di euro, bilanciando la necessità di garantire la necessaria deterrenza rispetto a possibili future condotte con l’esigenza che la sanzione non sia ingiustificatamente afflittiva”, questa la motivazione, in sintesi, addotta dall’Agcm a seguito della chiusura, il 25 febbraio del 2020, del procedimento “A514”. Secondo l’Authority presieduta da Roberto Rustichelli

Tim ha posto in essere una strategia anticoncorrenziale preordinata a ostacolare lo sviluppo in senso concorrenziale degli investimenti in infrastrutture di rete a banda ultra-larga”. Aree in cui ci sarebbe stato molto bisogno di fibra – evidenzia l’Antitrust- e “tale comportamento appare particolarmente grave” considerato che “i ritardi producono i loro effetti in una situazione complessiva che vede il nostro Paese già strutturalmente indietro di ben 18 punti percentuali rispetto alle altre economie europee in termini di copertura della Ftth”.

Nel ribattere alla decisione dell’Authority, Tim a suo tempo – nell’annunciare ricorso – evidenziò “di aver dimostrato con dati di fatto e analisi di terzi indipendenti che le azioni contestate non hanno prodotto alcun effetto distorsivo sul mercato” e che “le presunte condotte anticompetitive di Tim vengono valutate in maniera del tutto diversa dal Regolatore del settore (Agcom)”.

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