Huawei gioca la carta della trasparenza sulla proprietà intellettuale per tentare un riavvicinamento all’amministrazione Usa, che con Donald Trump ha messo “al bando” il vendor cinese. La società di Shenzhen, per la prima volta, ha comunicato quanto guadagna dalle royalty che applica alla sua tecnologia per gli smartphone 5G. È stato lo stesso capo legale di Huawei, Jason Ding, a definirla un’iniziativa mirata ad accrescere la trasparenza, come riporta Reuters.
Per ogni smartphone che usa la tecnologia 5G di Huawei, l’azienda riceve fino a 2,5 dollari in royalty, ha riferito Ding. Huawei si aspetta di ricavare circa 1,3 miliardi di dollari di entrate dalle licenze sui brevetti nel periodo 2019-2021, ha detto il capo dell’Ip.
Contestualmente l’azienda ha annunciato di voler concedere in licenza la sua tecnologia 5G protetta da brevetto ad altri produttori di smartphone su larga scala.
Huawei detiene il maggior numero di brevetti 5G al mondo, ma l’azienda cinese è sotto pressione poiché la guerra commerciale Usa-Cina rende più difficile l’accesso alla tecnologia dall’estero. Di conseguenza, Huawei ha aumentato i propri sforzi di ricerca e sviluppo. Alla fine del 2020, Huawei ha dichiarato di detenere più di 100.000 brevetti attivi in oltre 40.000 famiglie di brevetti in tutto il mondo.
Il suo investimento in ricerca e sviluppo è stato di 131,7 miliardi di yuan (20,3 miliardi di dollari) nel 2019. Rendendo pubblico il modello di licenza per la propria tecnologia 5G, Huwaei mira a fornire al settore una struttura dei costi più trasparente, ha affermato Song Liuping, chief legal officer dell’azienda. Questa mossa supporterebbe le imprese nelle loro decisioni di investimento per il 5G e la trasformazione digitale, ha aggiunto.
Biden come Trump: nuove limitazioni alle forniture 5G
Le cifre comunicate da Huawei rappresentano una mossa strategica perché, stando a quanto hanno riferito i media americani nei giorni scorsi, l’amministrazione di Joe Biden avrebbe modificato le licenze per le aziende americane partner di Huawei, limitando ulteriormente la fornitura di prodotti che possono essere utilizzati con i dispositivi 5G. Le modifiche potrebbero interrompere i contratti esistenti con Huawei, concordati attraverso licenze precedenti.
L’amministrazione Biden sta dunque rafforzando la linea dura sulle esportazioni verso il produttore di apparecchiature per le telecomunicazioni inserito nella lista nera del dipartimento del Commercio dall’ex presidente Trump, che ha accusato Huawei di rappresentare un rischio per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti (accuse sempre respinte da Huawei).
Il ban di Trump risale al 2019 e da allora Huawei è non può accedere a tecnologie e componenti cruciali di origine americana. Le restrizioni hanno colpito soprattutto la capacità dell’azienda cinese di rifornirsi di chip.
La battaglia dei brevetti
La risposta di Huawei al bando statunitense si è giocata su due fronti. La società di Shenzhen si è subito messa al lavoro per sviluppare il più possibile in-house le tecnologie che importa dagli Stati Uniti, dal sistema operativo mobile ai processori. Ora l’azienda vuole anche dimostrare che non è affatto un pericolo per la proprietà intellettuale americana e, anzi, comunica i risultati della propria attività di ricerca.
Insieme alle rivali Samsung, Nokia, Ericsson e Qualcomm, Huawei è una delle aziende mondiali con più brevetti nel 5G, anche se gli analisti non concordano su quale sia il vendor con più tecnologie brevettate nel proprio portafoglio. Secondo i dati della stessa Huawei, alla fine del 2020 l’azienda contava oltre 100.000 brevetti attivi nelle oltre 40.000 famiglie di brevetti globali. Gli investimenti in R&D nel 2019 hanno raggiunto quota 131,7 miliardi di yuan (20,27 miliardi di dollari).
Huawei scalzata da Oppo in Cina
Huawei ha messo a segno fatturato e utili in crescita nel 2020, ma l’attività legata agli smartphone è fortemente sotto pressione a causa del bando degli Stati Uniti.
Nel quarto trimestre del 2020, in un mercato globalmente in ripresa, il vendor cinese ha registrato una flessione delle vendite anno su anno del 41% che ha fatto crollare il suo market share all’8%. Ciò posiziona Huawei sesta nella classifica dei maggiori produttori di smartphone redatta da Counterpoint Research. Il vendor di Shenzhen è superato dalle connazionali Xiaomi (11%), Oppo (9%) e Vivo (8%).
In particolare, sul mercato cinese, Oppo ha compiuto un balzo del 26% su base annua e a fine 2020 ha scalzato il primato di Huawei. La quota di mercato di Oppo ha infatti raggiunto il 21%, seguita da Vivo al 20%. In terza posizione Huawei, Apple e Xiaomi al 16% ciascuno.