Dagli studi scientifici non emergono elementi che lascino supporre una percilosità del 5G per la salute dell’uomo. E’ la conclusione a cui giunge il lavoro pubblicato recentemente dal Journal of Exposure Science and Environmental Epidemiology. Si tratta di una review supervisionata dalla dalla Australian Radiation Protection and Nuclear Safety Agency insieme alla Swinburne University of Technology, che prende in considerazione – integrandone le evidenze – i risultati di 138 studi già realizzati sulle onde radio sopra i 6 Gigahertz, quelle cioè che vengono utilizzate dal nuovo standard mobile, 107 dei quali indagavano in profondità eventuali effetti biologici. Gli studi rimanenti erano ricerche epidemiologiche che hanno preso in considerazione l’esposizione alle onde radar, che possono essere paragonate secondo gli esperti a quelle del 5G.
A dispetto di quello che si legge sui social media riguardo alle preoccupazioni legittime sulla sicurezza, che emergono normalmente quando si sviluppa una nuova tecnologia – , questo il concetto evidenziato dai ricercatori – le evidenze che abbiamo trovato negli studi scientifici suggeriscono invece che il 5G possa svilupparsi senza problemi.
“Una delle principali differenze rispetto al passato – sottolinea Sarah Loughran, direttore del programma all’Arpansa – è che oggi ci sono i mezzi per diffondere l’isteria, come i social media, che ad esempio non esistevano quando è stato sviluppato il 2G. Anche allore le persone erano preoccupated, ma semplicemente non avevano la possibilità di rendere pubbliche le loro preoccupazioni”
“La revisione di tutti gli studi – afferma Ken Karipidis, Assistant Director of Assessment and Advice in Arpansa – non ha fornito evidenze sostanziali che le onde radio come quelle usate dai network 5G siano pericolose per la salute umana”. Anche dagli studi sugli effetti biologici, secondo Karipidis, emerge “una evidenza scarsa di una associazione tra le onde radio e gli effetti sulla salute”. La raccomandazione, in ogni caso, in vista di studi futuri, è che venga migliorato il design degli studi, “soprattutto in riferimento alla dosimetria e al controllo della temperatura, e che quelli epidemiologici – conclude lo studioso – continuino a monitorare gli effetti di lungo termine nella popolazione relativi alle telecomunicazioni wireless”.
Fondi pubblici, accelerazione della roadmap, burocrazia, effetti elettromagnetici: il 5G è giunto alla prova dei fatti. L’Europa vuole spingere sull’infrastrutturazione ma il nostro Paese – pioniere con le sperimentazioni – si trova oggi in una fase critica: a due anni di distanza dai primi test, la copertura effettiva del territorio nazionale è di appena il 10%.
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