SPENDING REVIEW

Renato Balduzzi: “Web ricette, il governo non vuole ritardi”

Il ministro della Salute: “Stiamo studiando come evitare slittamenti”. L’allarme della Fimmg: “La spending review mette a rischio il progetto”

Pubblicato il 02 Ago 2012

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“Una delle questioni all’attenzione del governo è come evitare ritardi nell’introduzione della ricetta elettronica“. Il ministro della Salute Renato Balduzzi, in audizione in commissione Igiene e Sanità del Senato, si impegna da evitare slittamenti che potrebbero derivare dall’applicazione della norma della spending review che obbliga i medici a segnare sulla prescrizione solo il principio attivo e non il nome del farmaco.

Nei giorni scorsi a lanciare l’allarme sugli effetti che il provvedimento avrebbe sull’introduzione delle Web ricette era stata la Fimmg. “Dopo tanti ritardi e difficoltà di applicazione in molte realtà, bisognerà ripartire da zero in quanto i Sistemi di Accoglienza Regionali (Sar) e Centrale (Sac) sono destinati a ‘saltare’ – denunciava il segretario generale Giacomo Milillo – Così com’è attualmente impostata, infatti, la ricetta elettronica non prevede l’inserimento del principio attivo, ma esclusivamente del farmaco. Dunque, oltre al danno la beffa” .

Secondo Balduzzi, però, la norma “nella sua stesura finale, è equilibrata. Semmai si tratta di darne una corretta interpretazione”.

L’ultima in ordine di tempo ad adottare la ricetta elettronica è stata la Tosacna che è partita con il nuovo sistema all’inizio del 2012. Prima della Toscana era stata la volta di Valle D’Aosta, Piemonte e Campania che, però non sembrano aver ottenuto – fatta eccezione della Valle D’Aosta – buoni risultati. Stando ai dati diffusi dalla Fimmg, in Piemonte e Campania circa un quarto dei medici coinvolti nel progetto non ha inviato neanche una ricetta online; il 10% lo ha fatto occasionalmente (solo qualche report giornaliero) e il restante 65% ha compilato in tutto 3-4 ricette elettroniche. Meglio la Valle D’Aosta dove il 62% dei camici bianchi spedisce per via telematica, il 35% lo fa con qualche difficoltà mentre solo il 4% non riesce ad utilizzare lo strumento.

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