“Se provassimo a pensare ad uno store dell’innovazione e dell’intelligenza in Italia, avremmo fatto un grande passo in avanti’. Lo ha detto il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, oggi a Trento, in un convegno. “Negli ultimi 20 anni sono state investite molte risorse per rendere più intelligenti le nostre attività – ha spiegato il ministro – Si è parlato di città cablate, di città digitali. Ma il digitale non e necessariamente più intelligente dell’analogico. Oggi diciamo qualcosa di diverso: diciamo che in Italia non si è superato il gap fra la sperimentazione e il prodotto, e soprattutto non si è stati capaci di fare sistema, di riusare quanto già brevettato”.
Profumo ha aggiunto che oggi di risorse non ne abbiamo più molte, per diverse ragioni, fra cui il debito pubblico. “Dobbiamo mettere a disposizione del Paese tutto quanto abbiamo fatto in questi anni in termini di applicazione ma anche di buone prassi e di procedure, e questo ovunque – ha continuato Profumo – Il modello può essere ad esempio quello dell’Apple store. Ciascuna applicazione viene messa a disposizione di tutti per una cifra irrisoria. Se provassimo a pensare ad uno store dell’innovazione e dell’intelligenza in Italia, avremmo fatto un grande passo in avanti. Tutti possono contribuire: enti locali, scuole, università e così via”.
Sul versante smart cities invece “l’idea è chiedere alle Regioni di individuare le loro priorità, di perseguirle e di rendere le soluzioni riutilizzabili – ha precisato – Ciò passa per una ricerca che sia molto vicina all’applicazione, che metta assieme in una filiera ricerca, impresa, amministrazione, utenza finale”. Profumo ha detto di augurarsi che dentro i centri di ricerca come quelli del Trentino possa nascere una nuova imprenditoria.
Il ministro ha toccato anche in tema della scuola digitale. “C’è bisogno anche, in molti campi, di dematerializzazione e semplificazione. Pensiamo all’esame di maturità Abbiamo eliminato la carta e trasmesso titoli e quant’altro alle scuole via internet. Abbiamo superato diffidenze e scoraggiamento, cambiando per la prima volta una procedura in vigore dal 1923. Solo in termini di carta abbiamo risparmiato 240.000 euro. E’ solo un esempio, ma importante”.