Più tutela al lavoro dei rider, “per combattere l’illegalità e, in particolare, per prevenire il fenomeno del caporalato”: ha commentato così Matteo Sarzana, Presidente di Assodelivery, la firma del “Protocollo quadro sperimentale per la legalità, contro il caporalato, intermediazione illecita e lo sfruttamento lavorativo nel settore del food delivery” siglato da Assodelivery e dalle organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil, e Ugl, dinanzi al ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Andrea Orlando.
I contenuti del protocollo per la tutela dei rider
Assodelivery, l’associazione che riunisce e rappresenta le principali piattaforme di food delivery in Italia (Deliveroo, Glovo, Uber Eats e Social Food) parla di “un altro passo avanti” in difesa dei diritti dei rider”. Il Protocollo prevede per le piattaforme aderenti ad Assodelivery il rispetto di una serie di tutele: l’adozione di un apposito modello organizzativo ai sensi del D.Lgs. 231/2001 e di un Codice etico; l’impegno a non ricorrere ad aziende terze di intermediazione sino a quando non verrà creato un apposito albo; la costituzione di un Organismo di garanzia, composto dai rappresentanti degli Organismi di vigilanza delle singole piattaforme, per vigilare in posizione di terzietà sulle dinamiche lavorative dei rider; e la costituzione di un Tavolo di governance e coordinamento che permetterà un confronto costruttivo con le parti sociali; e il coordinamento dei risultati con l’Osservatorio nazionale istituito presso il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.
Il confronto con le parti sociali
Assodelivery parteciperà ai lavori dell’Osservatorio nazionale permanente sul lavoro tramite piattaforme digitali istituito presso il ministero del Lavoro e delle politiche Sociali nel quale saranno presentati anche i risultati che emergeranno dall’adozione del protocollo.
Il ruolo dei Comuni “apripista”
Alle firme del protocollo hanno assistito la rete nazionale RiderXiDiritti e gli assessori al Lavoro dei Comuni che hanno fatto da apripista degli accordi tra le parti in questa materia: Marco Lombardo (Bologna), Cristina Tajani (Milano), Andrea Bosi (Modena) e Claudio Di Berardino (regione Lazio).
Sulla firma del Protocollo il ministro Orlando ha commentato: “Credo che costituisca un punto di riferimento molto importante e, mi auguro, possa anche costituire un precedente per compiere altri passi nella direzione che viene qui definita”.
”La firma del protocollo sperimentale tra le organizzazioni sindacali e Assodelivery conferma che il miglior metodo per governare un mercato del lavoro in profonda, rapida e radicale transizione è valorizzare il ruolo e la funzione delle parti sociali”, hanno dichiarato in una nota i deputati Dem Debora Serracchiani e Antonio Viscomi, presidente e capogruppo PD della Commissione Lavoro della Camera. “Ciò vale, in particolare, per quelle filiere dei servizi in cui l’innovazione digitale può trasformarsi in una trappola professionale, dando veste nuova a vecchie prassi di sfruttamento. Accompagnare e rafforzare questi processi è compito essenziale di chi esercita, ad ogni livello, funzioni di governo”.
Nunzia Catalfo, senatrice del MoVimento 5 Stelle e componente della commissione Lavoro di palazzo Madama ha commentato: “Mi auguro che il Protocollo quadro sperimentale per la legalità, contro il caporalato, l’intermediazione illecita e lo sfruttamento lavorativo nel settore del food delivery, per il quale avevo avviato l’iter con le parti sociali quando ero ministro, sottoscritto oggi da Assodelivery e sindacati, possa rappresentare un primo passo per la riapertura di un tavolo di trattativa, che conduca alla sottoscrizione di un contratto collettivo nazionale, condiviso anche dai confederali”.
Rider in sciopero il 26 marzo
Intanto si mobilitano anche i lavoratori del food delivery: il 26 marzo i rider di tutta Italia si fermeranno per chiedere “un contratto vero e proprio, con tutele reali, concrete garanzie, equità e rispetto del loro lavoro. In altre parole, un contratto collettivo nazionale“, come si legge nella nota di UILTuCS, il sindacato che segue il settore, e della rete nazionale RiderXiDiritti.
“Ci troviamo in una situazione paradossale, eppure diffusa nel mondo del lavoro contemporaneo, sempre più simile ad una giungla: siamo pedine nelle mani di un algoritmo, eppure siamo considerati lavoratori autonomi; siamo inseriti in un’organizzazione del lavoro senza alcun potere, eppure non siamo considerati lavoratori dipendenti”, si legge nella nota degli organizzatori della mobilitazione nazionale.
“Non ci sono dubbi”, afferma Mario Grasso, che per la UILTuCS nazionale segue i rider e i lavoratori della gig economy, “per noi il contratto collettivo di lavoro di riferimento non può che essere quello dei pubblici esercizi e della ristorazione. Il lavoro dei rider – prosegue – è intrinsecamente appartenente alla filiera delle imprese che applicano quel contratto, una sorta di esternalizzazione di un pezzo dell’attività di un ristorante o di un bar. Con queste basi vogliamo confrontarci con Assodelivery e le aziende della ristorazione digitale”.