LO STUDIO

Cdp: è ora di investire sulle Tlc

La Cassa Depositi e Prestiti: l’Italia deve puntare a un mix intelligente di nuove tecnologie per diffondere banda larga e Ngn, coinvolgendo capitali privati

Pubblicato il 03 Set 2012

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E’ questo il momento di agire sulle reti Tlc se non si vuole incidere negativamente sulla competitività e sulle possibilità di rilancio della crescita del Paese. È questo il punto cardine dello studio della Cassa Depositi e Prestiti che sottolinea come il fabbisogno di investimenti, d’altro canto, impone un’attenta valutazione delle iniziative, alla luce degli stringenti vincoli di finanza pubblica e della relativa scarsità di risorse a disposizione.

Secondo l’analisi “Banda Larga e Reti di nuova generazione” è necessario, in particolare, individuare un mix intelligente di diverse tecnologie (fisse e mobili, in fibra o in rame) che consentano di centrare gli obiettivi, ottimizzando gli investimenti. In questo contesto, è possibile prefigurare diversi scenari di sviluppo. Il primo riguarda la realizzazione del collegamento con rete in fibra ottica fino al cabinet (FTTCab), abbinato al tradizionale collegamento in rame. È una soluzione che può assicurare una velocità di accesso teorica fino a 50 Mbps in ragione del numero degli utenti connessi, con i tempi e i costi di realizzazione più ridotti. Questo modello, se, da un lato, non presenta criticità dal punto di vista della regolazione del settore, consentendo l’unbundling fisico dell’ultimo miglio, dall’altro, non risulta adeguato a supportare l’evoluzione attesa del mercato e a soddisfare gli obiettivi posti dall’Agenda Digitale.

In questo scenario, l’intervento dello Stato potrebbe essere rivolto a favorire l’operatività del settore privato, tramite la semplificazione normativa, lo snellimento delle procedure autorizzative e il supporto alla domanda (alfabetizzazione informatica, ampliamento dei servizi offerti dalla PA), riservando le risorse pubbliche al superamento del digital divide di base e alla realizzazione delle reti nelle aree a fallimento di mercato.

Altro scenario è quello relativo alla realizzazione del collegamento con rete in fibra ottica fino al cabinet (FTTCab), abbinato al collegamento in rame con tecnologia Dsl di ultima generazione (Vectoring). È una soluzione che può assicurare una velocità di accesso teorica fino a 100 Mbps, con costi e tempi di realizzazione relativamente contenuti. “Tuttavia – spiega la Cdp – le prestazioni offerte da questa tecnologia sono subordinate alla distanza tra il punto di utilizzo e l’armadio di distribuzione e al numero di utenti che condividono la linea in rame: la qualità del segnale comincia a evidenziare un certo degrado a partire dai quaranta accessi simultanei (in Italia, in media, ogni armadio di distribuzione serve circa 300 utenti). In questo contesto, tale soluzione potrebbe rappresentare un passaggio intermedio verso la piena infrastrutturazione in fibra ottica del Paese, da realizzarsi successivamente.

La società guidata da Franco Bassanini segnala che il modello di sviluppo FTTCab + Vectoring potrebbe incontrare ostacoli da parte delle Autorità di regolamentazione, in quanto non consente l’unbundling fisico dell’ultimo miglio, non garantendo uguali condizioni di accesso a tutti gli erogatori di servizi di telecomunicazione presenti sul mercato;

Infine la realizzazione del collegamento con rete in fibra ottica fino agli utenti finali (FTTH). Questa opzione permetterebbe la disponibilità di un’infrastruttura future proof, con i migliori standard tecnologici e la maggiore capacità di banda, in grado di supportare in prospettiva lo sviluppo della domanda e dell’offerta di contenuti e servizi, ponendo il Paese sulla frontiera dell’innovazione.

“Una rete di questo genere – sottolinea lo studio – presenterebbe le caratteristiche di neutralità necessarie a garantire l’accesso non discriminatorio a tutti gli operatori. Tale soluzione, tuttavia, comporterebbe costi significativamente più elevati rispetto a quella FTTCab, che sarebbero sostenibili da un punto di vista economico-finanziario solo in presenza di un adeguato bacino d’utenza.

Alla luce di questi elementi una soluzione possibile appare quella di realizzare un’infrastruttura FTTH (o, almeno, FTTB, con successivo completamento della rete con i verticali) nelle aree a maggior densità di popolazione e di attività economica, e fare leva sul modello FTTCab + Vectoring per portare le connessioni in Banda Ultra-Larga nel resto del Paese, anche attraverso l’integrazione con una Rete mobile di Nuova Generazione di tipo Lte, in grado di raggiungere le aree ancora oggi caratterizzate da un digital divide di base.

Se l’infrastruttura in Banda Ultra-Larga nelle aree urbane e a maggior densità di attività industriali può essere finanziata attraverso il ricorso a risorse private, il nodo critico da affrontare nel corso dei prossimi anni sarà quello di estendere la copertura di rete alle aree meno popolate e alle zone rurali, che offrono prospettive di redditività non adeguate all’ingente livello di investimenti necessari.

“In questo contesto, i Governi nazionali incontrano un ostacolo significativo derivante sia dagli stringenti vincoli di finanza pubblica e dal percorso di riduzione dello stock del debito pubblico previsto nell’ambito del Fiscal Compact, sia dalla necessità di dedicare le risorse disponibili, già limitate, a una pluralità di interventi a sostegno e supporto dell’economia”.

L’Italia, quindi, non è nella posizione di compiere la scelta operata, in una diversa congiuntura economico-finanziaria, da altri Paesi quali ad esempio Giappone e Sud Corea, di ricorrere a risorse di bilancio per finanziare la realizzazione di un’infrastruttura in fibra ottica. Occorre, pertanto, individuare modalità di coinvolgimento dei capitali privati che consentano di superare l’attuale fase interlocutoria, dando un deciso impulso alla realizzazione delle Reti di Nuova Generazione.

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