L’Italia ha perso il treno della rivoluzione informatica. Lo sostiene Enrico Giovannini, presidente dell’Istat, in un’intervista rilasciata a “La Stampa”. “Negli anni 2000 abbiamo perso un’occasione per cambiare a fondo i nostri processi produttivi: come dice qualcuno abbiamo ‘bucato’ la rivoluzione informatica” ha affermato l’economista dopo la diffusione dei dati Istat sulla contrazione dell’occupazione nelle imprese con oltre 500 dipendenti (-1,8% su base annua al netto dei dipendenti in cassa integrazione) e in vista della pubblicazione di un nuovo lavoro dedicato alla produttività.
“Abbiamo sostituito le macchine da scrivere con i pc – ha proseguito Giovannini, al vertice dell’Istituto dal 2009 – ma poi abbiamo continuato a produrre e lavorare come prima. Il problema si concentra soprattutto in alcuni settori come il terziario (con costruzioni, attività immobiliari e attività professionali che hanno perso produttività) e poi nel manifatturiero, in particolare nelle imprese piccolissime e in quelle grandi”. Secondo l’intervistato “solo il settore delle comunicazioni e le banche, col processo di riorganizzazione che c’è stato, hanno sfruttato questa occasione. Addirittura anche la pubblica amministrazione è riuscita a fare passi avanti”.
Parlando in generale di produttività, emerge che l’Italia è agli ultimi posti in Europa. Nei dieci anni appena trascorsi la sua capacità di produrre è aumentata molto meno della media europea, mentre nello stesso periodo l’occupazione è “cresciuta di più”. Secondo Giovannini “è un dato da tenere ben presente perché significa che l’allargamento della torta è più il risultato dei nuovi occupati che di effettivi miglioramenti dell’efficienza”. E, in ogni caso, sempre stando all’Istat, soltanto nei settori ad elevata produttività si è registrato un incremento di occupati, mentre nell’insieme dei settori l’aumento è stato “molto modesto”.
Giovannini rileva che, avendo l’Italia una prevalenza di piccole imprese, ha “un problema in più” perché, rispetto alle medie e alle grandi aziende, le piccole hanno livelli di produttività mediamente più bassi. A questo si somma l’annosa questione dell’evasione fiscale, che ovviamente incide in modo pesante sulla produttività. Tentando di delineare una soluzione, il presidente dell’Istat sottolinea che “l’aumento della produttività non si fa solo a palazzo Chigi o a Montecitorio” ma anche e soprattutto “sui luoghi di lavoro con una attenzione continua e puntigliosa a migliorare l’efficienza complessiva”.