LE LINEE GUIDA

E-commerce e aiuti di Stato, Giorgetti svela il piano italiano

Il ministro dello Sviluppo economico delinea la strategia: “Valutare l’impatto del commercio online non solo sulle imprese ma anche sulle città”. E sugli aiuti di Stato: “Serve snellire per accelerare la transizione ecologica e digitale”

Pubblicato il 08 Apr 2021

Giorgetti

Regolamentare l’e-commerce. Il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti in audizione alle commissioni riunite Attività produttive di Camera e Senato sulle linee programmatiche del suo dicastero ha acceso i riflettori sulla diffusione del commercio online e sull’impatto che ha sulle città e sulla socialità.
“Per quanto riguarda il settore del commercio duramente colpito dalla pandemia ed in gravissime difficoltà – ha sottolineato il ministro – occorre procedere secondo una logica complessiva che consideri tutti i profili, a partire da una valutazione dell’impatto di una ulteriore prevedibile crescita del commercio online“.

“La prospettiva di un più intenso utilizzo del commercio online su cui attualmente il nostro Paese registra un ritardo rispetto ai maggiori partner – ha aggiunto – rischia di tradursi nello svuotamento dei centri urbani con la perdita di una rete di esercizi che svolgono una funzione di tenuta complessiva anche dal punto di vista della vivibilità e della fruizione degli spazi pubblici. Le città, e soprattutto i centri di minore dimensioni, senza esercizi pubblici sarebbero privati non solo di servizi immediatamente disponibili, ma anche di occasioni di socialità e risulterebbero inevitabilmente più tristi e brutti. Anche in questo caso, dovremmo ragionare ed intervenire per tempo prima che la situazione sia tanto deteriorata da risultare irrecuperabile”.

Transizione 4.0, un database sui sostegni alle imprese

In cantiere presso il Mise una banca dati nazionale sui sostegni economici alle imprese. “Ho avviato presso il Ministero dello sviluppo economico un lavoro approfondito per riportare all’interno di una banca dati e consolidare tutti gli elementi di conoscenza con riferimento alle differenti forme di intervento a sostegno delle imprese – ha annunciato Giorgetti – In questo modo potremo verificare se la stessa impresa si è avvalsa di più incentivi e l’uso che ne ha fatto monitorando i risultati ottenuti rispetto agli obiettivi previsti”.

Giorgetti ha infatti evidenziato le criticità nel nostro Paese sugli incentivi. “Le politiche pubbliche hanno oscillato, spesso in maniera contraddittoria e incoerente, tra la dispersione di interventi di sostegno ‘a pioggia’ e scelte dettate da una insufficiente istruttoria fondata sull’analisi delle condizioni e delle compatibilità più generali – ha spiegato – La stessa strategia Industria 4.0, così come in precedenza alcuni dei crediti di imposta, sono stati di fatto rimesse alle scelte discrezionali delle singole imprese“.

“Si tratta allora – ha proseguito – di non tanto riportare alla sfera pubblica una parte degli assetti produttivi nazionali quanto di collocare la scelta degli strumenti di intervento in una cornice che valuti, sulla base dell’esperienza pratica, l’utilità di ciascuno di essi, i potenziali progressi conseguibili con alcuni correttivi e il rilievo che possono assumere con riferimento alle priorità che si intendono conseguire”.

Transizione digitale ed ecologica, rivedere le norme sugli aiuti di Stato

Per accelerare sulle strategie di transizione ecologica e digitale serve innovare l’impianto normativo sugli aiuti di Stato. “L’Italia dovrà partecipare attivamente alla discussione, in ambito europeo – ha detto – per la revisione della normativa in materia di aiuti di Stato per rimuovere una serie di vincoli e limitazioni che potevano giustificarsi nella fase di costruzione del mercato interno ma che risultano oggi anacronistici se non autolesionistici quando si tratta di fronteggiare la concorrenza delle economie emergenti”.

“Verifichiamo quotidianamente le difficoltà derivanti da una disciplina troppo minuziosa in materia di aiuti di Stato a danno delle possibilità di porre in essere interventi, anche a carattere temporaneo, per sostenere imprese in difficoltà che tuttavia possono ancora riprendersi avvalendosi di un prestito ovvero di garanzie pubbliche”

“Abbiamo apportato alla bozza iniziale del Piano nazionale alcune modifiche e integrazioni – prosegue -, per la parte di competenza del Mise, in una logica che cerca di coniugare gli obiettivi indicati a livello europeo, della promozione della digitalizzazione e della transizione ecologica, con la realtà del tessuto produttivo nazionale in modo da collocare una parte più consistente di imprese alla frontiera tecnologica”.

Proprio sugli aiuti di Stato la Commissione europea ha lanciato oggi una consultazione pubblica invitando tutte le parti interessate a commentare una proposta di revisione mirata al settore ricerca, lo sviluppo e l’innovazione. Durerà fino al 3 giugno. La normativa mira a facilitare le attività di ricerca, sviluppo e innovazione che, a causa di fallimenti del mercato, non si verificherebbero in assenza di sostegno pubblico. In tale ambito, gli Stati membri possono fornire gli incentivi necessari alle imprese e alla comunità di ricerca. per svolgere queste importanti attività e investimenti in questo campo. La Commissione ritiene necessari alcuni aggiustamenti per riflettere i più recenti sviluppi normativi, economici e tecnologici, allineandosi alle nuove priorità strategiche come il Green Deal e le strategie digitali.

​La Ue vuole aggiornare le definizioni esistenti delle attività di ricerca e innovazione ammissibili al sostegno pubblico per chiarire la loro applicabilità rispetto alle tecnologie digitali e alle attività legate alla digitalizzazione. L’obiettivo è fornire certezza giuridica agli Stati membri e alle parti interessate, facilitando nel contempo gli investimenti.

Poi si ipotizzano nuove disposizioni per consentire il sostegno pubblico alle infrastrutture tecnologiche (strutture, attrezzature, capacità e servizi di supporto necessari per sviluppare, testare e migliorare la tecnologia, come i laboratori di prova) per incentivare gli investimenti.

Infine Bruxelles ritiene importante definire una metodologia semplificata di calcolo dei costi indiretti per determinare i costi ammissibili, al fine di facilitare l’applicazione pratica del nuovo quadro di riferimento, laddove viene individuato un possibile onere amministrativo eccessivo per le società e le autorità di gestione.

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