Una vera e propria follia. Impossibile definirla in altro modo. Alleanza Italiana Stop 5G – un gruppo che contrasta l’installazione delle antenne che abilitano la quinta generazione mobile, considerata la rivoluzione delle rivoluzioni sul fronte delle potenzialità in termini di servizi innovativi e di crescita economica – ha annunciato uno sciopero della fame contro l’ipotesi di innalzamento dei limiti elettromagnetici nel nostro Paese. Innalzamento che non solo ci consentirebbe di allinearci all’Europa – i limiti italiani sono i più stringenti in assoluto – ma che (forse l’Alleanza non è a conoscenza) permetterebbe agli operatori di installare un numero molto inferiore di antenne rispetto a quello necessario ad oggi con gli attuali limiti.
“La condizione attuale, critica ed emergenziale dell’Italia nel sistematico calpestamento di diritti costituzionali, civili e umani, impone scelte consapevoli e forti in grado di risvegliare le coscienze, sensibilizzando l’opinione pubblica su un grave problema di interesse generale, volutamente sottostimato per i troppi interessi in gioco”, si legge in una nota. “Siamo giunti al punto di non ritorno. Se nel Piano nazionale di ripresa e resilienza venisse infatti dato il via libera alla legalizzazione di uno tsunami elettromagnetico senza precedenti, chiunque si troverebbe impossibilitato a trovare anche un solo lembo d’aria non elettrizzata”.
Troppi interessi in gioco, tsunami elettromagnetico, aria elettrizzata: eccolo il “terrorismo” senza basi scientifiche, anzi addirittura contro tutte le evidenze messe nero su bianco dall’Oms, dalla Commissione Ue e da decine di enti e autorità che da anni studiano l’impatto dell’elettrosmog sulla salute umana e che non hanno mai rilevato rischi per la stessa. Peraltro, si ricorda (e forse anche questo l’Alleanza lo ignora), il 5G usa – al netto di alcune eccezioni – le medesime frequenze delle precedenti generazioni mobili, a cui il gruppo in questione non fa il minimo accenno.
L’Alleanza, nella nota, ci tiene a sottolineare che la petizione Stop 5G lanciata nel 2019 è stata sottoscritta da oltre 62mila persone. E invita i cittadini – udite udite e questo sì mettendo a rischio la salute – ad aderire allo sciopero della fame. Il tutto mentre il Paese ha più che fame di infrastrutture di nuova generazione in grado di garantire la forte domanda di traffico dati innescatasi a seguito dell’esplosione della pandemia e che questa sì rappresenta il punto di non ritorno, la strada maestra per fare dell’Italia un Paese in linea con le economie avanzate in cui le reti a banda ultralarga sono considerate pilastro dell’economia.
Sanno i signori dell’Alleanza quanto posti di lavoro saranno creati grazie al 5G? Conoscono l’impatto sul Pil? Hanno la minima idea di quanto il 5G possa fare da volano soprattutto per i territori locali e per quelle aree – molte – ancora in digital divide dove il lavoro da remoto e la didattica a distanza sono in questo momento chimere? Evidentemente no. E chissà se i signori dell’Alleanza sono gli stessi che all’occorrenza si lamentano dello scarso segnale mobile o dell’Internet che non va. O che corrono ad acquistare l’ultimo modello di smartphone. Due pesi due misure, a seconda delle circostanze.