Il Mise sta approfondendo la questione della costituzione online delle startup, alla luce della sentenza del Consiglio di Stato per “elaborare in quadro di operatività chiaro per le imprese”. Con queste parole il sottosegretario allo Sviluppo economico, Gilberto Pichetto Fratin, ha delineato la strategia del governo rispondendo a una interpellanza urgente presentata dal deputato 5 Stelle, Luca Carabetta.
Dalle parole del sottosegretario è emersa l’intenzione di inserire il provvedimento nel quadro del recepimento della direttiva europea 2019/1151 che va finalizzato entro il 1° agosto 2021 ovvero nei successivi decreti attuativi. La direttiva, nel dettaglio, stabilisce che qualora siano utilizzati modelli per la costituzione online di società, vige “l’obbligo di disporre degli atti costitutivi della società redatti e certificati in forma di atti pubblici qualora non sia previsto un controllo preventivo amministrativo o giudiziario”.
“Ma se così fosse – spiega Carabetta a CorCom – si rischia di aprire la strada a un monopolio. Nelle delega Ue, contenente anche la direttiva Ue 2019/1151, è stato infatti inserito un emendamento che obbliga alla stipula, anche in presenza di un modello standard di statuto, con atto pubblico formato mediante l’utilizzo di una piattaforma che consenta la videoconferenza e la sottoscrizione dell’atto con firma elettronica riconosciuta. Questo vuol dire che se il Mise aspetta il recepimento per intervenire con decreti attuativi sulla questione, si andrebbe ad intaccare la concorrenza”.
A preoccupare è l’annuncio del Notariato che in un recente incontro con Giorgetti si è detto disponibile a sviluppare il sistema unico. Se i notai – il timore di Carabetta è questo – realizzassero questa piattaforma si verrebbe a creare una situazione di monopolio sul fronte della costituzione che farebbe fuori dal mercato grandi e piccole imprese in grado di sviluppare altrettanti sistemi e altrettanti sicuri.
“La sentenza ha lasciato nel limbo le tante aziende che in virtù del decreto ministeriale abrogato dal giudice amministrativo si erano costituite con firma digitale e non è pensabile che ora si torni al solo obbligo di costituzione per atto pubblico dinanzi a un notaio eliminando l’ipotesi della costituzione tramite piattaforma – spiega ancora – In attesa del recepimento della direttiva europea che disciplina la materia, abbiamo rappresentato al governo la necessità di un intervento immediato e la sussistenza dei presupposti per una decretazione d’urgenza. Ci sono oltre 3.500 imprese innovative già costituite con firma digitale che attendono risposte celeri ed è impensabile che in un Paese moderno questa modalità non sia praticabile”.
L’interpellanza al governo
Il deputato 5 Stelle, Luca Carabetta, ha presentato un’interpellanza urgente al ministero dello Sviluppo economico per capire – ha spiegato stamane alla Camera – se e quali iniziative di competenza il Mise intenda adottare e se “sia intenzionato e in che tempi a promuovere un’iniziativa normativa di rango primario, volta a prevedere procedimenti digitali e semplificati per la costituzione di start-up innovative, avuto riguardo ai rilievi sollevati nella citata sentenza, e per ridefinire l’ambito dei controlli demandati all’ufficio del registro delle imprese”.
Secondo Carabetta “è verosimile che possano insorgere paralizzanti incertezze in relazione alla legittimità e al fondamento giuridico stesso delle start-up che si sono costituite secondo la procedura decaduta a seguito della citata sentenza, in relazione a tutti i profili della loro attività e alla separazione patrimoniale tra la società e i soci, creando disincentivi per i potenziali partner contrattuali e per gli investitori”.
E il deputato propone anche una possibile soluzione. Dato che la norma primaria sulla costituzione online è ancora in vigore – la sentenza del Consiglio di Stato riguarda il decreto attuativo del Mise, Carabetta punta a un un “decreto ministeriale ponte in attesa del recepimento della direttiva europea che dia certenza normativa alle imprese e non blocchi il processo di innovazione e semplificazione”.
Le reazione delle startup
Secondo Roma Startup le parole di Pichetto Fratin non aiutano a capire le intenzioni del governo. “La replica di Governo non dà chiarezza se ci sarà ripristino immediato o se si rimandi a recepimento della direttiva Ue – scrive su Twitter l’associazione – I nuovi imprenditori che attendono risposte oggi, in mancanza non vanno dal notaio: si costituiscono all’estero. Ogni giorno è un giorno di troppo”.
Ecco perché chiede un incontro urgente al Mise per condividere le azioni del governo insieme ai player di riferimento. “La creazione di nuove imprese rimane il driver fondamentale per sperare di garantire il rilancio del nostro Paese recuperando il fallimento di mercato nella creazione di campioni globali intorno alle nuove tecnologie – spiega Roma Startup – Gli investimenti in questo settore devono essere costantemente supportati e favoriti da un ventaglio di politiche pubbliche finalizzate ad incrementare il modello di iniziativa privata identificato come prioritario anche dall’Unione Europea”.