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Recovery Plan: 1,4 miliardi per Stem e imprenditoria femminile

Le risorse andranno a finanziare percorsi di formazione tecnologico-scientifica dedicati alle studentesse. Con la banda ultralarga sprint ai progetti di impresa. Entro giugno la Strategia nazionale per la parità di genere

Pubblicato il 30 Apr 2021

Fondo impresa donna e tutti i finanziamenti per l'imprenditoria femminile in Italia

La mobilitazione delle energie femminili, in un’ottica di pari opportunità, è fondamentale per la ripresa dell’Italia. Parte da questo presupposto la strategia del Piano nazionale ripresa e resilienza che mira a ridurre il gender gap nel mercato del lavoro, facendo leva sul digitale.

Con l’ingresso nel mondo del lavoro infatti le disuguaglianze di genere, anziché diminuire, si consolidano. Il tasso di partecipazione delle donne al mondo del lavoro è del 53,1 per cento in Italia, di molto inferiore rispetto al 67,4 per cento della media europea. Nel Paese persiste anche un ampio divario di genere nel tasso di occupazione, pari a circa 19,8 punti percentuali nel 2019.

E anche quando lavorano le donne risultano più penalizzate rispetto agli uomini, a partire dallo stipendio percepito e dalla precarietà lavorativa. Sono meno le donne che ricoprono posizioni apicali, nel privato così come nel pubblico. A questo corrisponde una disparità salariale a svantaggio delle donne a parità di ruolo e di mansioni rispetto agli uomini. Senza contare che la maternità impedisce troppo spesso l’avanzamento professionale.

Nel programma che il governo si appresta a mandare a Bruxelles si stanzia 1 miliardo per la promozione delle competenze Stem, soprattutto per le studentesse, e 400 milioni per favorire l’imprenditorialità femminile. A questi vanno aggiunti 4,6 miliardi per nuovi asili nido, scuole materne e servizi di educazione e cura per la prima infanzia e quasi 1 miliardo per l’estensione del tempo pieno nelle scuole primarie. Misure quest’ultime che dovrebbero aiutare le lavoratrici a conciliare le attività lavorative e la maternità.

La strategia nazionale per la parità di genere

Entro i primi sei mesi del 2021 il Dipartimento Pari Opportunità varerà una Strategia nazionale per la parità di genere 2021-2026, in coerenza con la Strategia europea per la parità di genere 2020-2025.

Cinque le priorità della Strategia – lavoro, reddito, competenze, tempo, potere – che sarà elaborata dal Dipartimento per le Pari Opportunità e che punta, tra l’altro, alla risalita di cinque punti entro il 2026 nella classifica del Gender Equality Index dello European Institute for Gender Equality (attualmente l’Italia è al 14° posto, con un punteggio di 63,5 punti su 100, inferiore di 4,4 punti alla media Ue).

ll Pnrr svilupperà le priorità della Strategia definendo azioni trasversali all’interno delle 6 Missioni -pilastro.

Nella Missione 1 nella parte riguardante l’innovazione della PA si prevedono nuovi meccanismi di reclutamento nella burocrazia italiana e la revisione delle opportunità di promozione alle posizioni dirigenziali di alto livello. Si punta in questo modo a garantire pari opportunità sia nell’ambito della partecipazione al mercato del lavoro, sia nelle progressioni di carriera, in linea con il secondo principio del pilastro europeo dei diritti sociali. Inoltre le misure dedicate al lavoro agile nella Pubblica amministrazione incentivano un più corretto bilanciamento tra vita professionale e vita privata.

Gli investimenti in banda larga e connessioni veloci, sempre previsti nella Missione 1, faciliteranno la creazione dell’infrastruttura tecnologica necessaria a fornire all’imprenditoria in genere, e all’imprenditoria femminile in particolare, gli strumenti con i quali ampliare il proprio mercato. Al contempo il potenziamento e l’ammodernamento dell’offerta turistica e culturale previsti andranno a generere significative ricadute occupazionali su settori a forte presenza femminile come quello alberghiero, della ristorazione, delle attività culturali.

La Missione 4, tramite il Piano asili nido, mira ad innalzare il tasso di presa in carico degli asili, che nel 2018 era pari ad appena il 14,1 per cento. Si prevedono, inoltre, il potenziamento dei servizi educativi dell’infanzia (3-6 anni) e l’estensione del tempo pieno a scuola, per fornire sostegno alle madri con figli piccoli e contribuire così all’occupazione femminile.

Il Piano investe nelle competenze Stem tra le studentesse delle scuole superiori per migliorare le loro prospettive lavorative e permettere una convergenza dell’Italia rispetto alle medie europee.

Nella Missione 5, è presente uno specifico investimento per sostenere l’imprenditorialità femminile, che ridisegna e migliora il sistema di sostegni attuale in una strategia integrata. L’introduzione di un sistema nazionale di certificazione della parità di genere intende accompagnare le imprese nella riduzione dei divari in tutte le aree più critiche per la crescita professionale delle donne, e rafforzare la trasparenza salariale. Inoltre, i progetti sull’housing sociale potranno ridurre i contesti di marginalità estrema e a rischio di violenza che vedono maggiormente esposte le donne.

Anche la valorizzazione delle infrastrutture sociali e la creazione di innovativi percorsi di autonomia per individui disabili previsti nella Missione 5 avranno effetti indiretti sull’occupazione tramite l’alleggerimento del carico di cura non retribuita gravante sulla componente femminile della popolazione.

Nella Missione 6, il rafforzamento dei servizi di prossimità e di supporto all’assistenza domiciliare ,anche tramite la telemedicina, contribuirà a ridurre l’onere delle attività di cura, fornite in famiglia prevalentemente dalle donne.

Le valutazioni di impatto

È stato rilevato da più parti che la focalizzazione del Ngeu sulla transizione ecologica, le infrastrutture per la mobilità sostenibile, le reti di telecomunicazione e la digitalizzazione tende ad incrementare maggiormente l’occupazione maschile. Ciò a causa della composizione di genere che tradizionalmente caratterizza i settori più attivati, come ad esempio le costruzioni.

Secondo quanto riportato nel Pnrr, le azioni sopra descritte possono però invertire il trend: “è plausibile che lo stimolo di più lungo termine alla partecipazione femminile sarà più forte una volta che il Piano avrà realizzato i propri obiettivi di incremento degli investimenti, di rafforzamento delle infrastrutture sociali e sanitarie,di conciliazione dei tempi di vita e lavoro e di miglioramento dell’istruzione e della formazione, compreso l’avviamento alle discipline Stem”, si legge nel testo.

Inoltre, la Fiscalità di vantaggio per il Mezzogiorno conferirà alle Regioni interessate un sostanziale sgravio contributivo che alimenterà ulteriormente la ripresa dell’occupazione nella fase di ripartenza dell’economia e di espansione degli investimenti trainata dal Pnrr. Il Governo monitorerà attentamente gli impatti delle misure per l’occupazione femminile già previste dalla legislazione vigente e dal Piano e, se necessario, le rafforzerà ulteriormente.

Infine per perseguire le finalità relative alle pari opportunità generazionali e di genere, saranno inserite, per le imprese che a diverso titolo parteciperanno ai progetti finanziati dal Pnrr e dai Fondi React-EU e Fcn, previsioni dirette a condizionare l’esecuzione dei progetti all’assunzione di giovani e donne, anche per il tramite di contratti di formazione/specializzazione. Nei bandi di gara saranno indicati, come requisiti necessari e/o premiali dell’offerta, criteri orientati verso gli obiettividi parità. I criteri saranno definiti tenendo conto fra l’altro degli obiettivi attesi in termini di occupazione femminile e giovanile al 2026 e dei corrispondenti indicatori medi settoriali europei.

Secondo il governo questa politica attiva per le pari opportunità all’interno del Pnrr potrà generare effetti virtuosi sull’occupazione femminile.

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