Ogni anno le imprese cercano 20 mila diplomati provenienti dagli Istituti Tecnici Superiori, ma ne trovano solo 5 mila. Occorre quindi promuovere un percorso di informazione e orientamento dedicato ai giovani e alle loro famiglie che metta in evidenza le opportunità collegate a questo tipo di offerta formativa.
Via ai tre giorni di Its Pop Days
Ed è l’obiettivo degli Its Pop Days, la prima fiera virtuale degli Istituti Tecnici Superiori, organizzata da Confindustria e Umana, in collaborazione con Indire. Un viaggio di tre giorni che, da oggi fino al 7 maggio, consentirà di vedere da vicino le peculiarità e le potenzialità di queste realtà. Partecipano migliaia tra studenti e docenti, in particolare coloro che provengono dalle scuole superiori, che avranno la possibilità di navigare tra gli stand virtuali di 92 Fondazioni Its iscritte tra le 109 presenti in Italia, e dialogare con loro in diretta tramite live chat, oltre ad assistere a incontri e webinar tematici sulla formazione, sul lavoro e sul futuro delle nuove generazioni.
Le opportunità per promuovere la formazione tecnica
Le linee guida del Recovery Fund indicano tra i primi driver proprio la formazione e l’occupazione giovanile e il Pnrr ha destinato 1,5 miliardi in cinque anni agli Its. Un’occasione da non perdere per promuovere la scelta degli Istituti Tecnici Superiori come leva per creare occupazione e rispondere al fabbisogno delle imprese. Secondo il monitoraggio Indire 2020, infatti, l’80,1% dei diplomati in queste eccellenze del territorio ha trovato lavoro a un anno dal diploma, con punte che hanno raggiunto il 100%, e il 92% ha trovato un impiego in un’area coerente con il proprio percorso formativo.
“Gli iscritti agli Its sono ancora troppo pochi, in media 19 mila l’anno, contro i 200 mila dei percorsi professionalizzanti terziari francesi e gli 800 mila tedeschi”, commenta in una nota Giovanni Brugnoli, vicepresidente per il Capitale Umano di Confindustria. “L’Italia è il secondo paese manifatturiero in Europa ma senza orientare i ragazzi e le ragazze verso la ‘seconda gamba’ dell’istruzione terziaria, che sono gli Its quale alternativa all’università, non riusciremo a competere in un mondo sempre più interconnesso e tecnologico, perché i “super-tecnici” avranno sempre più un ruolo chiave. Servono più giovani che scelgano gli Its, e dobbiamo convincere loro ma anche rivolgerci a insegnanti e famiglie. Perché le opportunità sono tantissime e vanno conosciute: la stessa pandemia non ha ridimensionato la domanda di super-tecnici delle imprese italiane, anzi, ci sono settori chiave come il metalmeccanico, l’Ict, l’alimentare, ma anche la moda, il legno-arredo, le costruzioni e il chimico-farmaceutico che cercano giovani tecnici ma non li trovano. Dobbiamo scongiurare il rischio che le risorse Ue destinate a questi istituti siano sprecate. Abbiamo 1,5 miliardi da investire sugli Its, ora dobbiamo orientare i giovani verso la scelta di queste realtà formative e l’idea degli Its Pop Days è nata proprio con quest’obiettivo”.
Il momento degli Its
Maria Raffaella Caprioglio, presidente di Umana, aggiunge: “È il momento degli Its, uno strumento formativo professionalizzante capace di aprire direttamente le porte del mondo del lavoro. Formazione qualificata, occupabilità altissima, collegamento con le forze produttive del territorio: gli Its sono la risposta al mismatch di competenze fra i giovani in uscita dalla scuola e quel che cercano le imprese, ma sono anche una risposta concreta di qualità alle aspettative di futuro di ragazzi e famiglie. Umana ha sempre creduto in questo strumento e oggi è tempo di superare la fase di rodaggio che li caratterizza da troppi anni. È tempo di accelerare, di farli conoscere, di sviluppare l’Apprendistato, altro strumento che sembra studiato proprio per gli Its. Oggi le aziende cercano profili tecnici, ma attenti alle soft skill, che oggi fanno la differenza”.
Giovanni Biondi, presidente di Indire, rilancia: “Gli Its sono balzati al centro dell’attenzione dopo che il Presidente del Consiglio ne ha parlato e dopo che sono stati previsti importanti finanziamenti nel Pnrr. Si è capito che questo canale otteneva il miglior successo occupazionale rispetto a tanti altri percorsi formativi anche universitari. La loro flessibilità, il non avere un ‘programma ministeriale’ da seguire, la centralità delle attività nei laboratori sono tra i fattori che vanno sviluppati e difesi per garantire che gli Its possano continuare a sostenere i processi di innovazione in atto nel settore manifatturiero e dei servizi. Solo così si manterrà l’attuale successo occupazionale perché le aziende troveranno nei diplomati dagli Its le competenze necessarie a sostenere lo sviluppo tecnologico”