Il mondo che verrà? Un ibrido in cui si verrà a creare un nuovo equilibrio tra il fisico e il digitale e tra centro e periferia, tra le grandi città e realtà più piccole (in cui ridisegnare il proprio modello di vita e di lavoro. È la vision di Carlo Ratti, ingegnere, architetto, docente al Mit di Boston e considerato tra i maggiori esperti mondiali nel campo dell’innovazione urbana. Ratti sarà ospite il 23 giugno del Forum PA 2021, in occasione dello Scenario dal titolo “La rivoluzione della sostenibilità e lo sviluppo tecnologico che la rende possibile“.
In una videointervista rilasciata a FPA, Ratti ha delineato quello che sarà il futuro delle “global cities” che più di altre realtà hanno sofferto gli effetti della pandemia.
“ Sono città che probabilmente soffriranno anche dopo la pandemia, dipende da quello che succederà nel mondo degli uffici – spiega Ratti – ma io penso che la forza magnetica che ci porta a stare insieme nella città tornerà alla fine di questo periodo. Anzi penso che ci sorprenderà nei prossimi mesi l’intensità e la voglia di città che vedremo nelle nostre strade”.
Quello che è certo è che si verrà a strutturare un nuovo rapporto tra centro e periferia. “Non credo che ci trasferiremo tutti nei borghi – dice però – ma effettivamente alcune città ben connesse potrebbero diventare una base di lavoro interessante e più attrattive per la qualità della vita. Una volta finita l’emergenza ci sarà un mondo ibrido, in cui lavoreremo in parte da casa e in parte in ufficio e avremo probabilmente anche un rapporto ibrido tra centro e periferia”.
E in questo senso le tecnologie più interessanti saranno quelle che permetteranno di far comunicare centro e periferie, fisico e digitale.
“Queste avranno un impatto importante sulla città proprio perché sono quelle che ci permettono di lavorare in modalità ibrida, digitale e fisica – evidenzia Ratti – È un tema importante, perché se usiamo solo i canali digitali impoveriamo le nostre reti sociali, che sono fatte anche di incontri casuali, di persone con cui interagiamo in modo casuale, di quella serendipity (trovare quello che non stiamo cercando) che avviene molto bene nello spazio fisico”.
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