“Quale ruolo si sta immaginando il Governo per gli operatori locali alias ‘operatori di prossimità’ che per primi hanno creduto nell’Fwa nel 2005 e che oggi in Italia sono più di 1000 e da anni oltre all’Fwa realizzano in tutta Italia infrastrutture classiche anche a terra e cioè cavidotti e fibre?”. In una lettera a CorCom il presidente di Assoprovider Dino Bortolotto evidenzia il silenzio del Governo – e in particolare dei ministri per la Transizione digitale Vittorio Colao e del Mise Giancarlo Giorgetti ai quali sono state inviate due missive nel mese di aprile – e accende i riflettori sull’urgenza di venire a capo della questione in considerazione delle risorse pubbliche che saranno messe a disposizione per l’infrastrutturazione nelle aree grigie come da Pnnr inviato a Bruxelles.
Nel ricordare che Assoprovider rappresenta 250 Pmi italiane che operano nel mercato della infrastrutturazione delle Tlc e che le aziende rappresentate servono circa 700 mila utenti, impiegano 1500 dipendenti e realizzano un fatturato annuale aggregato di 250 milioni di euro, il presidente Bortolotto ricorda anche “che fortunatamente esiste ancora l’Europa e che il futuro immaginato debba rispettare la nuova direttiva Europea delle Tlc che afferma dei principi ineludibili sulle infrastrutture”. E ricorda ancora che “prima di parlare di consorzio – sottolinea il presidente riferendosi a una delle ipotesi che starebbe prendendo piede – forse sarebbe opportuno parlare di come evitare di sprecare altro denaro pubblico sul tema digitale riproponendo bandi di gara che consentono al vincitore di non rendere pubblica l’offerta di aggiudicazione; non vincolano a contenuti tecnici che garantiscano di avere una infrastruttura che sia realmente “future proof”, come ad esempio spazi nei Pcn impostati per armadi profondi 30 cm quando il mondo ormai produce apparati larghi minimo 45 cm e le infrastrutture più recenti degli operatori mobili usano armadi profondi 60 cm, oppure che consentano di realizzare posizionamenti dei Pcn che non siano sinergici con le infrastrutture già realizzate dagli operatori di prossimità o che non affidano a soggetti distinti la fase di implementazione dell’infrastruttura e la fase di esercizio”. In sintesi, dice Bortolotto “evitando bandi che vengano scritti senza che le specifiche tecniche siano validate dai tutti i soggetti che poi quelle infrastrutture, una volta create, potrebbero volerle utilizzare”.
Assoprovider chiede dunque di essere convocata e coinvolta e di conoscere in anticipo e per tempo “quali saranno i meccanismi per garantire – come vuole la Direttiva europea – che non vi siano discriminazioni tra le diverse tipologie di utilizzatori e cioè vogliono avere garanzie che non sia solo l’ennesimo occasione per alterare la concorrenza e danneggiare gli operatori di prossimità a vantaggio dei ‘dinosauri’ delle Tlc”. E l’associazione chiede “garanzie” affinché non ci sia un uso discriminatorio delle risorse collettive e affinché “prima di qualsiasi mirabolante consorzio si renda finalmente equo l’utilizzo dello frequenze licenziate punto punto e finalmente operativo il principio “use it, lease it, loose it” sull’intero spettro non appena esso risulti da anni inutilizzato dall’assegnatario esclusivo”.