Nonostante il perdurare della pandemia da Covid-19, nel 2020 è aumentato il tasso di crescita delle nuove registrazioni delle Startup e Pmi innovative Ict che raggiungono quota 2.006 con un incremento del +17,9%, superiore di quasi 5 punti alla dinamica complessiva delle nuove registrazioni in tutti i settori (+13,3%). E’ uno dei dati che emergono dalla prima analisi di monitoraggio dedicata ai trend demografici e alle performance economiche del settore, pubblicata da Anitec-Assinform, l’associazione di Confindustria che raggruppa le principali aziende dell’Ict e InfoCamere, la società delle Camere di Commercio italiane per l’innovazione digitale. (SCARICA QUI IL REPORT INTEGRALE)
Realtà concentrate al Nord, più bassa la presenza al Sud
Secondo i dati della ricerca, a fine febbraio 2021 sono 6.663 le startup e Pmi innovative che fanno capo al settore Ict attualmente iscritte alla sezione speciale del Registro imprese, pari al 47,8% del totale delle startup e Pmi innovative. In pratica, quasi 1 su 2 appartiene al settore Ict e nel complesso più di 7 su 10 sono aziende nel comparto del software e consulenza IT e quasi 2 su 10 nei servizi It.
La Lombardia ospita oltre un quarto di tutte le startup innovative italiane (27,0%) ma ancora più in ambito Ict con una quota del 29,5%. Seguono Lazio (13,5%) e Campania (8%) Veneto (7,3%), Emilia Romagna (7,1%), Piemonte (5,9%) e Puglia e Toscana (4,6% e 4,3% rispettivamente). Invece resta preoccupante questa carenza al sud, malgrado i diversi incentivi proposti.
Emerge inoltre che nel 2020 più di una su tre o il 33,4% delle nuove startup e Pmi in ambito Ict si sono costituite online (33,3% nel 2019) contro il 31,4% nel perimetro complessivo (27,2% nel 2019). Nel corso del 2021 sarà necessario monitorare se e quanto la sospensione della procedura di costituzione online per le startup innovative (a seguito della sentenza del Consiglio di Stato del 29 marzo 2021) impatterà sulla crescita delle registrazioni.
Prevalgono le microimprese, pochi i giovani
Come tutte le startup innovative, anche quelle Ict sono soprattutto micro-imprese. Circa due su tre hanno fino a 4 addetti, un capitale proprio inferiore a 10.000 euro e un valore della produzione fino a 100-150 mila euro. Quasi una su 5 (o il 19,9%) sono imprese fondate da under-35 e le imprese femminili sono pari al 10,7% nel settore Ict contro 13,1% registrato nel complesso delle startup e Pmi Ict e non Ict.
Alcuni Digital enabler, più di altri, accelerano
Le componenti più innovative dell’intero mercato digitale, o Digital enabler, hanno confermato il loro ruolo trainante dell’intero mercato anche nel 2020 con tassi a due cifre e hanno visto progredire la loro quota dal 19,5% del 2019 al 21% del 2020.
Dall’analisi dei filoni di attività indicati dalle imprese sulle vetrine della piattaforma #ItalyFrontiers, i Digital enabler sui quali si concentrano le startup e Pmi Ict sono principalmente sulle soluzioni di IoT (indicate da 644 imprese) e Industria 4.0 (indicate da 229 imprese), e un buon numero di imprese sono attive in ambito intelligenza artificiale e machine learning (599 imprese), mobile app (457 imprese), big data & data e social science (468 imprese), blockchain e cybersecurity (270 imprese).
Un numero rilevante realtà registrate con codici Ateco diversi da quelli che formano il settore Ict indica nelle loro profilazioni filoni di attività in ambito Ict e digitale. Il criterio della “prevalenza” consente loro di indicare presenza di prodotti e servizi dall’alto valore tecnologico pur essendo il loro core business in settori non Ict. Così, 488 delle non Ict indicano di essere attive nell’ IoT, 384 in Industria 4.0 e 197 in IA e machine learning.
È un chiaro segnale di come le aziende nei settori «non Ict» comincino ad attivarsi sui nuovi scenari abilitati dall’innovazione digitale: dall’automazione «intelligente» dei processi esistenti, alla creazione di nuovi modelli di business soprattutto grazie alla monetizzazione dei dati scambiati lungo le filiere, fino a vere e proprie scoperte scientifiche o innovazioni ingegneristiche che indirizzano nuovi problemi con le startup «deep tech» molto spesso in collaborazione con le università.
Attività brevettuale e personale altamente qualificato poco diffusi
L’attività brevettuale è presente in 1.085 aziende ovvero il 16,3% delle startup e Pmi innovative registrate. Di poco più presente il personale altamente qualificato, in 1.735 casi (il 26,6%) e decisamente molto più diffusa la presenza di spesa R&S in 4.986 casi (il 74,8%).
Per distribuzione geografica, l’attività brevettuale è nettamente più presente nel Nord-Ovest e, a seguire, nel Nord-Est rispetto agli altri territori, ma ancora troppo poco diffusa tra le aziende del Centro e del Sud e Isole.
Prossimi mesi cruciali anche nel contesto del Pnrr
“Il 2020 ci ha consegnato un Paese molto più digitale e sia l’evoluzione e il controllo dell’attuale emergenza che il recupero di fiducia nel clima economico complessivo lasciano intravedere una ripresa del mercato digitale con una crescita prevista del 3,5% – afferma Marco Gay, Presidente di Anitec-Assinform -. I mercati associati ai Digital enabler offrono opportunità di crescita importanti anche alle startup e Pmi innovative del settore Ict. I prossimi mesi saranno cruciali per accelerare l’entrata di nuove aziende e la crescita di quelle esistenti, anche nel contesto dei nuovi progetti che saranno supportati dal Pnrr, e, soprattutto al sud, per colmare il gap di diffusione promuovendo ecosistemi università-ricerca-impresa sempre più “fertili” per la creazione di nuove startup innovative”.
“Mai come in questo momento è necessario realizzare un’Italia consapevolmente digitale, capace di mettere le sue energie migliori al servizio dell’innovazione – aggiunge Paolo Ghezzi, direttore generale di InfoCamere -. Dallo studio presentato oggi emergono segnali incoraggianti che vanno valorizzati dalle politiche nazionali, soprattutto per il contributo che l’universo delle startup e Pmi innovative può offrire alla costruzione dei progetti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza del Next Generation Italia. Emerge chiaramente come l’universo dell’innovazione del Paese sia stato in grado di fronteggiare il cambiamento, sia quello legato all’innovazione e alla sostenibilità che quello causato dagli shock sistemici come la pandemia. Seguire da vicino questi fenomeni, attraverso i dati del Registro delle Imprese, è un tassello della strategia che deve accompagnare lo sviluppo di queste realtà sul mercato”.
Marco Gay a Telco per l’Italia 2021
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17.00 Mila Fiordalisi, Direttore CorCom
17.05 Marco Gay, Presidente Anitec-Assinform
17.15 Salvo Ugliarolo, Segretario Generale Uilcom-Uil
17.25 Il dibattito con i player di mercato- Modera il direttore di CorCom Mila Fiordalisi
Alessandro Colonna, Sales Director Telco Industry Dell Technologies
Carlo D’Asaro Biondo, Amministratore Delegato Noovle e Executive Vp Partnership & Alliances Tim
Andrea Fantini, Account Manager, Cloudera
Antonio Politano, Cto e Responsabile Innovation Dba Group
Federico Protto, Amministratore delegato Retelit
18.15 Raffaello Balocco, Ceo Digital360