I Parlamenti devono svolgere un’azione congiunta “per scongiurare i rischi di una evoluzione della società dell’informazione in direzioni poco rispettose dei valori democratici”. Lo ha ribadito il presidente della Camera Gianfranco Fini, aprendo i lavori della quinta Conferenza mondiale sull’e-Parliament in corso a Montecitorio. Ai Parlamenti, ha spiegato Fini richiamando il documento conclusivo di una precedente conferenza tenutasi alla Camera sull’argomento, spetta garantire “che i gruppi socialmente più deboli non siano tagliati fuori dalla futura società dell’informazione, la garanzia della tutela dei diritti fondamentali (che a volte la tecnologia può ignorare), la garanzia contro i rischi di omologazione culturale e linguistica, la garanzia contro il rischio che le nuove tecnologie accentuino il divario fra le parti più ricche del pianeta e quelle più povere, diventando un fattore di accentuazione del cosiddetto sviluppo ineguale”.
“Il rapporto fra la Camera dei deputati e gli amici delle Nazioni Unite e dell’Unione Interparlamentare che hanno dato vita al Centro Globale per le tecnologie dell’Informazione e delle Comunicazioni – ha proseguito il presidente di Montecitorio – è antico e solido. La Camera dei deputati italiana ha creduto in questo progetto sin dall’inizio: ha creduto, cioè, nella possibilità di dare vita ad una coalizione – veramente globale – di istituzioni parlamentari e di competenze in grado di unificare, moltiplicare e ottimizzare gli sforzi per mettere i Parlamenti all’avanguardia dell’evoluzione tecnologica. Alla base di questo convincimento vi erano, e vi sono tuttora, essenzialmente due motivi. Il primo riguarda le capacità che hanno le tecnologie dell’informazione di diffondersi rapidamente e di replicarsi. Risparmi notevoli di risorse finanziarie possono risultare proprio da una migliore circolazione delle buone pratiche. Noi sappiamo che oggi – sempre di più e in tutto il mondo – i cittadini chiedono ai Parlamenti, al pari di ogni altra istituzione democratica, di essere più efficienti e più trasparenti, realizzando questi risultati a costi minori che in passato. Vi è poi un secondo ordine di motivi per cui un’iniziativa globale dei Parlamenti sulle tecnologie dell’informazione e’ necessaria. Si tratta di motivazioni forse meno evidenti, ma di valore più generale e ampio: mi riferisco alle implicazioni profonde che il nuovo ‘ecosistema’ digitale comporta per l’evoluzione della società contemporanea”.
“Non si tratta, quindi, di considerare solo quanto le istituzioni parlamentari contemporanee abbiano bisogno delle tecnologie per aprirsi ai cittadini ed essere piu’ trasparenti. Occorre anche – e parallelamente – considerare quanto la societa’ digitale abbia bisogno dei Parlamenti e del ruolo di garanzia in senso democratico e pluralista che essi possono assicurare”.
“Lasciatemi poi sottolineare – ha ricordato Fini – l’importanza e l’attualità del tema che è stato posto al centro della agenda dei lavori di questa Conferenza: quello della trasparenza. I Parlamenti, come le sessioni di lavoro ampiamente dimostreranno, stanno facendo una rapidissima evoluzione in questo senso. In realtà economicamente, geograficamente, politicamente assai differenti fra loro, l’evoluzione segue ovunque la stessa direzione. L’accesso completo a tutti i dati significativi per conoscere non solo l’attività legislativa ma – più ampiamente – il processo politico che si svolge all’interno delle istituzioni parlamentari è diventata, nel giro di pochi anni, elemento costitutivo di quella che si definisce cittadinanza attiva. E nuove sfide continuamente si affacciano, tanto che addirittura la mancata diffusione di dati in formati digitali – completamente aperti e liberamente fruibili e rielaborabili da chiunque – è oggi avvertito negativamente, quasi come un residuo di opacità dell’istituzione parlamentare”.
“E’ un segno anche questo della velocità del progresso tecnologico, dell’evoluzione sociale e dello stesso concetto di democrazia che lo accompagna. Sono sfide che devono essere accettate e vinte dai Parlamenti contemporanei se essi vogliono rimanere istituzioni centrali e vitali nelle democrazie del futuro”.