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Smith, Capgemini: “Per le telco è ora di monetizzare gli investimenti”

La Telecoms, Media & Technology Director: “Molte aziende stanno internalizzando le competenze ma l’ecosistema di partner resta cruciale per vincere la partita”

Pubblicato il 14 Mag 2021

Gea Smith

Le telco sono in grande sofferenza e dovranno mettere in campo ingenti investimenti per il roll out del 5G. Serviranno nuovi modelli di business per riuscire a monetizzare? E’ spettato a Gea Smith, Telecoms, Media & Technology Director di Capgemini Italia, tentare di dare una risposta alla domanda. Ma arrivare a un punto fermo resta, per ora, impossibile. “Una ricetta non ce l’ho – ha spiegato -, ma noi ci stiamo interrogando su questi temi, proprio allo scopo di aiutare le telco in questo processo di monetizzazione”.

Il contesto, d’altro canto, resta estremamente complesso: “Le telco stanno vivendo momento paradossale – ha fatto notare Smith -: da un lato sono state il volano strategico della digitalizzazione forzata degli ultimi mesi, dall’altro continuano ad assistere ad un trend di decrescita delle revenues”. Che fare allora? “Di certo il Recovery plan e Piano Italia 5G saranno opportunità decisive per invertire il trend, ma avere ritorno su investimenti fatti resta comunque un problema sentito”. Non a caso, le aspettative del cliente finale si fanno sempre più pretenziose: “Il comparto enterprise – fa notare Gea Smith – si aspetta ormai servizi sempre più complessi, che vadano oltre i servizi base classici offerti dalle telco”.

Ma come stanno reagendo le telco davanti a tutto questo? “Da una parte stanno internalizzando queste competenze e servizi integrazione – puntualizza la rappresentante di Capgemini Italia -, ma dall’altra sanno bene di doversi dotare (almeno per un po’ ancora) di una rete partner, in un ecosistema complesso fatto di startup che creano prodotti innovativi e di system integrator che permettono la messa a terra dei servizi 5G”.

Quel che ne fuoriesce è uno scenario ne quale Capgemini e Capgemini Engineering si inseriscono a supporto di vari operatori italiani e internazionali, “per accompagnarli – spiega Smith – nelle fasi di scanning dei prodotti, di prevendita, di vendita e di sviluppo delle integrazioni. E’ un contesto complesso, nel quale si affermano nuovi modelli business che pongono anche un problema di posizionamento e impongono un riassetto degli equilibri di mercato. Tutto è in fase di definizione”.

“La 5G Academy? Non solo provenienze Stem: serve anche altro”

In tutto questo, resta cruciale un fattore più volte citato nel corso dell’evento. La vera chiave di volta del futuro: la formazione. In questo senso, per Gea Smith la 5G Academy attivata per la diffusione di competenze su neolaureati e professionisti è uno strumento cruciale: “Puntiamo ad avere ragazzi “multidisciplinari” – fa notare -, con provenienze non solo Stem. Il motivo? Gli use case che vengono abilitati devono essere originali anche rispetto alle esigenze di nicchia dei mercati e nelle loro possibilità di test rispetto al tessuto economico. Quindi ben vengano anche ragazzi con formazione economica, ad esempio. Il loro apporto può essere determinante”.

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