AGENDA DIGITALE

Donzelli: “Nuova Cie chiave dello switch off”

Il coordinatore per l’e-gov della Cabina di regia: “Carta di identità elettronica, un progetto sistemico per la PA”. Al lavoro Regioni e Comuni affinché si proceda velocemente

Pubblicato il 17 Set 2012

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Il presidente del Consiglio Mario Monti la considera la testa d’ariete per accelerare lo switch off della pubblica amministrazione, lo strumento “principe” sui cui il governo scommette per la riuscita dell’Agenda digitale. È il documento digitale unificato che accorperà tessera sanitaria, carta di identità elettronica (Cie) e carta nazionale dei servizi (Cns).

A parlare del progetto Paolo Donzelli, coordinatore dell’ufficio Progetti strategici per l’innovazione digitale di Palazzo Chigi e responsabile del tavolo e-gov della cabina di regia per l’Agenda digitale.

Donzelli ci spiega come sarà e a cosa servirà la nuova carta che, praticamente, manda in pensione la vecchia carta di identità elettronica?

Il documento elettronico funzionerà da documento di riconoscimento del cittadino, da tessera sanitaria – quindi conterrà progressivamente anche la vita “sanitaria” dell’utente – e poi da carta nazionale dei servizi. E proprio quest’ultima funzionalità la rende diversa e più avanzata rispetto alla Cie “prima maniera”.

In che senso?

La card servirà ad accedere ai servizi digitali della pubblica amministrazione. Sarà dunque una piattaforma preferenziale di accesso sul modello di quanto già avviene con alcune carte regionali dei servizi, come quella della Lombardia ad esempio. Si tratta di un intervento a valenza sistemica che avrà ricadute su tutti i processi di digitalizzazione di back e front office della PA, così come il fascicolo sanitario elettronico, le prescrizioni mediche online e le iniziative per la scuola digitale.

Come sarà realizzata?

Il documento unificato sarà in policarbonato e conterrà due distinti chip. Il primo cosiddetto “a contatto” che servirà appunto ad accedere alle prestazioni pubbliche – per chi lo volesse – ad inserire la firma digitale. L’altro microprocessore è invece nascosto, conterrà i dati anagrafici del cittadino e servirà da strumento di identificazione nazionale e transfrontaliera.

Uno degli ostacoli della Cie prima maniera era legato al ruolo dei Comuni: quelli più piccoli non si potevano permettere di comprare la stampante per la card. È possibile che un problema simile si riproponga con il nuovo documento?

No, perché è cambiato il modello di emissione. Non saranno più i Comuni a stampare la carta ma una pubblica amministrazione centrale, presumibilmente il ministero dell’Interno. L’amministrazione comunale resterà invece coinvolta per acquisire foto e impronte del cittadino richiedente per poi trasmetterle al centro. Si tratta della stessa modalità prevista per il passaporto elettronico che andrà ad alleggerire gli oneri dei Comuni. Inoltre, il cittadino potrà richiedere di ricevere a casa il documento.

Il decreto legge che norma il documento non basta a lanciarlo perché servono i decreti attuativi che dettagliano le specifiche tecniche. A che punto siete?

A livello normativo la carta di identità elettronica è già normata dal decreto legge 70/2011, quindi siamo abbastanza coperti. Ora i ministeri competenti (sono coinvolti nel progetto il ministero dell’Interno, il Mef e quello della PA nonchè il dicastero delegato all’Innovazione ndr) sono già a lavoro per definire le regole tecniche.

Nessun coinvolgimento delle Regioni?

Certamente. Con alcune di esse stiamo lavorando affinché la nuova Cie diventi veicolo di biglietti elettronici per il trasporto pubblico locale, in linea con quanto previsto dall’Agenda digitale nella parte che mira ad utilizzare le nuove tecnologie per innovare i trasporti e la mobilità.

Il documento digitale manda in pensione la posta elettronica certificata che l’ex ministro della PA e Innovazione, Renato Brunetta, sperava diventasse strumento principe della PA digitale?

No, anzi. La Pec verrà rafforzata nelle sue funzionalità di comunicazione. Il piano del governo punta a dare la possibilità di eleggere la e-mail certificata a domicilio digitale, dove verranno inviate tutte le comunicazioni nonché le multe. Si faciliterà la vita ai cittadini e alle PA che saranno obbligate a non inviare carta a chi elegga un domicilio digitale via Pec. In questa prospettiva la posta elettronica certificata resta un’ideale modalità di comunicazione punto-punto, da integrare con servizi online a cui accedere tramite documento unico. Inoltre per facilitare la ricerca degli indirizzi di posta certificata da parte deglu uffici pubblici realizzeremo un unico indirizzario che unifichi quelli del registro imprese e degli ordini professionali. Una sorta di pagine bianche delle e-mail certificate.

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