IL CDM APPROVA IL DECRETO

Sostegni bis: nuove agevolazioni per le startup. Si allarga la platea del contratto di espansione

Chi investe in imprese innovative non dovrà pagare fino al 2025 l’imposta del 26% sui capital gains. Si abbassa a 100 dipendenti la soglia che consente alle imprese di fare ricorso alla misura che facilita il turn over del personale

Pubblicato il 20 Mag 2021

Palazzo_Chigi_-_Roma_(2010)

Nel Sostegni bis assist alle alle start up e alle piccole e medie imprese innovative. E spinta al contratto di espansione.

L’articolo 14 del provvedimento, licenziato dal Cdm, stabilisce che  chi investe in queste realtà non pagherà fino al 2025 l’imposta al 26% sulle plusvalenze che derivano dalla cessione di partecipazioni. Si tratta di un’agevolazione temporanea e che prevede alcuni paletti: le plusvalenze devono essere reinvestite in start up o Pmi innovative devono essere possedute per almeno tre anni.

Le plusvalenze realizzate sono esenti sia se relative a partecipazioni qualificate ai sensi dell’art. 67, comma 1, lett. c), del Tuir sia se relative a partecipazioni non qualificate.

In pratica danno diritto all’esenzione i conferimenti in denaro iscritti alla voce del capitale sociale e della riserva da sovrapprezzo delle azioni o quote delle startup innovative e delle Pmi innovative, anche a seguito della conversione di obbligazioni convertibili in azioni o quote di nuova emissione.

Il comma 3 dell’articolo introduce nell’ordinamento anche un’agevolazione per gli apporti di capitale di rischio effettuati da persone fisiche, derivanti dalla cessione di partecipazioni in società acquisite mediante la sottoscrizione di capitale sociale che consiste nell’esenzione dalle imposte sui redditi delle plusvalenze da cessione realizzate da persone fisiche al di fuori dell’esercizio d’impresa commerciale.

Contratto di espansione

Il Sostegni bis allarga la platea delle aziende che possono fare ricorso al contratto di espansione, abbassando la soglia a quelle con più di 100 dipendenti. La misura è stata introdotta in via sperimentale per gli anni 2019-2020 dal decreto crescita. L’ammortizzatore sociale all’inizio si rivolgeva alle grandi imprese che volevano avviare processi di reindustrializzazione e di riorganizzazione che avevano come obiettivo quello di andare nella direzione dello sviluppo tecnologico. La legge di Bilancio per il 2021 ha poi prorogato lo strumento, estendendolo con un organico di almeno 500 dipendenti, di 250 nei casi di prepensionamento.

Intervento anche sui limiti di spesa: 101,7 milioni per l’anno 2021, 225,5 milioni per l’anno 2022 e 50,5 milioni per l’anno 2023; 30,4 milioni per l’anno 2024.

Il contratto di espansione prevede un piano di assunzioni di risorse umane qualificate, scivoli per la pensione fino a 5 anni e riduzione dell’orario di lavoro per i dipendenti che non hanno i requisiti per accedere allo scivolo. E un piano di formazione per i dipendenti virato sull’hi-tech.

La misura può essere attivata da quelle imprese che stanno avviando processi di reindustrializzazione e riorganizzazione che comportano, in tutto o in parte, una strutturale modifica dei processi aziendali finalizzati al progresso e allo sviluppo tecnologico dell’attività.

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