Perché la PA possa essere il motore della ripresa, otto dipendenti pubblici su dieci chiedono di rivedere i sistemi per individuare i fabbisogni di personale e sette su dieci una revisione drastica delle procedure dei concorsi. Sono gli stessi lavoratori del settore pubblico a evidenziare l’urgenza di inserire nelle amministrazioni nuovi profili strategici per rispondere agli obiettivi ambiziosi del Pnrr: servono in particolare esperti di trasformazione digitale, esperti di pianificazione, progettazione e controllo ed esperti di progetti UE.
Emerge il problema delle competenze interne, poco allineate con i requisiti associati ai diversi ruoli: nella maggioranza dei casi (il 56,4%) queste competenze sono ritenute inadeguate, insufficienti o superiori a quelle richieste. E sono forti le carenze nella formazione: nell’ultimo anno oltre un quinto dei lavoratori non ha usufruito di alcun aggiornamento organizzato dalla sua organizzazione. Chi ha partecipato a corsi, si è formato principalmente su contenuti giuridico-normativi (nel 56,2% dei casi), raramente su competenze digitali o trasversali. E, così, ben il 91,5% del personale completa in autonomia il proprio aggiornamento, leggendo articoli, partecipando a webinar, studiando testi o frequentando corsi di formazione a distanza.
Sono alcuni risultati dell’indagine “PA motore della ripresa: quali azioni per un’amministrazione competente, semplice, smart e digitale”, realizzata su quasi 1000 dipendenti della Pubblica Amministrazione da FPA, società del gruppo Digital360.
“I dipendenti pubblici che hanno risposto alla nostra indagine sono ormai consapevoli che solo investendo su competenze e formazione e introducendo nuove modalità e criteri nella selezione del personale potremo avere una PA in grado di sostenere la ripartenza del Paese – sottolinea Gianni Dominici, direttore generale di FPA -. È un tema in questo momento al centro anche del dibattito politico, sul valore della PA e delle persone che vi lavorano c’è un’attenzione in positivo che mancava da anni. E anche qui, come è avvenuto per la digitalizzazione o per il lavoro agile, la pandemia è stato un fattore dirompente che, nonostante la tragicità degli eventi, ha aperto nuove prospettive al di là dell’emergenza, che sono la base su cui costruire il futuro”.
Sulle semplificazioni, altro tema centrale nell’attuale dibattito politico, il presidente di FPA Carlo Mochi Sismondi nota: “dall’indagine emerge che questo è il lato oscuro della riforma: la maggioranza dei rispondenti non ha ancora sperimentato reali miglioramenti dopo il Decreto 76 del luglio scorso. È un’ulteriore dimostrazione della necessità di passare ad una politica di semplificazione non solo coraggiosa, ma anche sistematica e coerente. Un’azione basata su tre pilastri: gli indirizzi chiari della politica, condivisi da tutti i livelli della nostra frastagliata Repubblica, l’individuazione e la divulgazione di ‘buoni esempi’, la costante e fattiva opera di accompagnamento e di assistenza alle amministrazioni facendole crescere, rendendole competenti, formandole all’ascolto dei cittadini e delle imprese”.
Il reclutamento
Il sondaggio FPA rivela che i dipendenti pubblici riconoscono l’esigenza di un nuovo approccio nel reclutamento del personale, come evidenziato dalle linee programmatiche del Ministero per la PA. Secondo i lavoratori, i cambiamenti prospettati dal Ministero possono decisamente migliorare le politiche di assunzione delle amministrazioni soprattutto ridefinendo le procedure per individuare i fabbisogni di personale (per il 79,2% degli intervistati) e rivedendo drasticamente le procedure dei concorsi attraverso prove più orientate a verificare le competenze trasversali (71,6%). Poi, in minor misura, anche definendo nuovi incentivi per l’esodo di persone vicine all’età pensionabile e con professionalità inadeguate (64,6%).
Per rispondere alle sfide del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), la PA oggi ha urgente bisogno di nuovi profili. Secondo il giudizio dei dipendenti pubblici, servono soprattutto esperti di trasformazione digitale (evidenziati dal 61,2% di intervistati), poi esperti di pianificazione, progettazione e controllo (48,4%), esperti in gestione e rendicontazione dei progetti UE (44,5%), esperti di gestione di risorse umane e finanziarie (40%) e di project financing (37,7%).
Le competenze
Il 12,5% dei dipendenti pubblici giudica le proprie competenze “inadeguate” per il lavoro svolto quotidianamente, ammettendo che servirebbe più formazione; l’1% le trova “insufficienti”, perché completamente distanti dal lavoro svolto; ben il 42,9% le ritiene “superiori”, evidenziando anche uno spreco di capitale umano. Per il 43,7% sono “adeguate” al ruolo.
In questo contesto, appare cruciale il ruolo della formazione. Eppure, oltre un quinto (26,2%) dei lavoratori non ha usufruito di alcuna attività formativa organizzata dalla sua organizzazione nell’ultimo anno. Chi ne ha usufruito, ha svolto corsi in prevalenza su contenuti giuridico-normativi (il 56,2% del totale) e sulle procedure per lavorare in smart working (42,1%); in minor misura, nel 24,3% dei casi, una formazione tecnico-specialistica, nel 21% su temi manageriali, nel 19,9% sull’informatica e nel 14,8% di comunicazione. Un’offerta formativa che non risponde le esigenze strategiche, perché, secondo l’esperienza degli stessi dipendenti, chi lavora nel pubblico dovrebbe essere formato in particolare su competenze trasversali (secondo il 62,5%), tecnologiche (61,9%) e organizzative (57%).
E così, la quasi totalità dei dipendenti pubblici – ben il 91,5% – si occupa anche da solo della sua formazione, principalmente leggendo articoli, partecipando a webinar, studiando testi o frequentando corsi di formazione a distanza. Rispetto al momento di ingresso nel lavoro attuale, secondo i dipendenti della PA le proprie competenze sono cresciute soprattutto grazie all’autoformazione (39,4%) e all’esercizio nel ruolo (39,2%), solo il 12,7% lo deve alla formazione ricevuta.
Lo Smart Working
Dopo la sperimentazione dello smart working di massa, a causa dell’emergenza sanitaria, nell’ultimo anno l’organizzazione della PA è spesso migliorata per disponibilità di tecnologia (per il 46,3%), per formazione sugli strumenti tecnologici (45%), e per ripensamento dei processi (43%), mentre i principali peggioramenti si evidenziano nella comunicazione interna.
Le principali difficoltà evidenziate dai lavoratori in smart working invece riguardano il mantenimento delle relazioni sociali con i colleghi (40,9%), le difficoltà tecnologiche dovute a attrezzature non appropriate (39,8%) e la sensazione di isolamento (36,3%). Solo una piccola minoranza (il 16,4%) evidenzia difficoltà a conciliare il lavoro con le esigenze familiari.
DL Semplificazioni
I dipendenti pubblici, di fatto, non hanno ancora visto risultati apprezzabili derivati a seguito del cosiddetto Decreto-legge “Semplificazioni” (DL 76/2020). Nonostante le importanti innovazioni normative introdotte su diversi aspetti dell’attività amministrativa, dopo quasi 7 mesi dalla conversione in legge, nella stragrande maggioranza dei casi non si sono percepiti effetti del decreto nella nuova disciplina della responsabilità dirigenziale (nessun effetto per 88,6%), come anche nella nuova regolamentazione del reato di abuso di ufficio (87,4%), nella semplificazione del procedimento amministrativo (84,7%).
Un po’ meglio, ma comunque insoddisfacenti gli effetti nella standardizzazione della modulistica per le istanze, le dichiarazioni e le segnalazioni (nessun effetto per il 75,2%), nelle disposizioni in materia edilizia (72,5%) e nelle modifiche nei contratti pubblici (72,3%).
La digitalizzazione
Dopo la spinta digitale imposta della pandemia, rispetto ai grandi pilastri della trasformazione digitale della PA del Piano triennale dell’AgID, si evidenziano miglioramenti nei servizi digitali ai cittadini (per il 77,4% degli intervistati), nella razionalizzazione delle infrastrutture tecnologiche e nella migrazione in cloud (51,6%) e nell’integrazione dei sistemi con le piattaforme abilitanti (44,7%)
Molte amministrazioni pubbliche però non hanno rispettato la scadenza del 28 febbraio per integrare i sistemi con SPID, CIE, PagoPA e appIO. Secondo i lavoratori, le ragioni del ritardo sono in parte tecniche (difficoltà a integrare nuove soluzioni con sistemi preesistenti, per il 61,4%), in parte legate all’assenza di competenze interne (per il 57,5%), anche se il 52,2% evidenzia una vera e propria “assenza di pianificazione” per questo obiettivo.
Per accelerare la trasformazione digitale e la semplificazione della PA, secondo i lavoratori la priorità è principalmente una: potenziare gli strumenti di informazione e sensibilizzazione sulle potenzialità del digitale. Molti però sottolineano anche l’esigenza di rafforzare le relazioni con mondo accademico e centri di ricerca, o di rivedere drasticamente strumenti e procedure d’acquisto della tecnologia.
A Forum PA 2021 focus sulla PA come motore di sviluppo
Il progetto di rilancio del paese necessita di una PA profondamente rigenerata che, attraverso un’azione coerente e costante di miglioramento, sia in grado di supportare la politica nella costruzione di strategie e obiettivi di ripresa e di indirizzare la comunità nazionale sulla strada di uno sviluppo inclusivo e sostenibile. A Forum PA 2021, il 21 giugno, dalle 14 alle 18, riflettori sulla centralità dell’intervento pubblico per garantire un’economia efficiente e una crescita stabile che garantisca allo stesso tempo maggiore equità.
Insieme al ministro della PA, Renato Brunetta, si discuterà delle azioni necessarie ad abilitare una PA capace, competente, semplice, smart e digitale, in grado di offrire servizi di qualità ai cittadini e alle imprese e di rendere più competitivo il sistema-Italia.
Per maggiori informazioni e per iscriversi https://forumpa2021.eventifpa.it/it/event-details/?id=9801