Nonostante la significativa volatilità registrata dalle criptovalute, con fortissime variazioni anche intra-day (con un calo del 50% circa dai massimi di Bitcoin ed Ethereum), i movimenti sui mercati e tra le diverse asset class sono stati contenuti. Le Global Equities hanno performato al di sotto dell’1% dai massimi, mentre le commodities hanno registrato un calo del 4% dai picchi dell’anno e spread sul credito solo in marginale aumento dai minimi. “Probabilmente perché la leva del settore privato sugli strumenti non è ancora significativa e si tratta di asset ancora relativamente poco detenuti da investitori istituzionali”, commenta in una nota Luigi De Bellis, co-responsabile Ufficio Studi Equita. “È un fenomeno che, a nostro avviso, va monitorato date le dimensioni raggiunte e la potenziale leva degli investitori sugli strumenti: la somma delle market cap delle cinque maggiori cryptovalute supera attualmente gli 1.1trilioni di dollari (di cui circa 700 miliardi di market cap per il Bitcoin, che è la principale)”.
La prospettiva per l’Italia
Nella sua analisi “Italian Equity Market“, De Bellis sottolinea che la view sulle stime del 2021 e dei prossimi anni resta costruttiva, con un’accelerazione della crescita nei prossimi trimestri, l’impatto dai fondi in arrivo del Next Generation Eu e la politica fiscale e monetaria, sostanzialmente espansive, che saranno in grado di compensare eventuali de-rating dei multipli. “L’Italia è tornata investibile, il suo profilo di rischio è drasticamente migliorato e questo potrebbe portare un ritorno di capitali verso l’Italia e l’Europa. Per l’Italia il Ngeu rappresenta un’opportunità unica di sviluppo, investimenti e riforme, e può rappresentare l’occasione per accelerare un percorso di crescita sostenibile rimuovendo gli ostacoli che hanno bloccato la crescita del paese negli ultimi decenni”.
I rischi principali, secondo De Bellis, sono legati a un’inattesa scelta da parte delle banche centrali di lasciar salire i tassi a lungo termine troppo velocemente a fronte di un’economia in ripresa. A cui bisogna aggiungere “un marcato rialzo degli spread high-yield con un aumento delle insolvenze delle aziende e/o pressione sui margini industriali a causa dell’aumento troppo rapido del costo delle materie prime e dell’inflazione”.