I DOSSIER

Le Big Tech nel mirino delle Autorità Antitrust, fuoco incrociato Usa-Ue

Siri, Alexa e Google Assistant sotto la lente della Commissione europea. Il Regno Unito indaga sul marketplace di Amazon. E negli Usa 4 leggi contro i monopoli online. Ma Biden scagiona TikTok e WeChat

Pubblicato il 10 Giu 2021

ANTITRUST

È ancora faro antitrust sui colossi della tecnologia: le Big tech – in particolare Amazon, Apple e Google – tornano a preoccupare le autorità delle due sponde dell’Atlantico per l’uso dei dati e le pratiche concorrenziali.

In Unione europea, Bruxelles è pronta a una nuova battaglia antitrust sul fronte degli assistenti vocali. Se alcune pratiche contrarie alla concorrenza messe in atto da Google, Amazon e Apple, rispettivamente con Assistant, Alexa e Siri, verranno confermate “potrebbero portare all’apertura di nuovi casi antitrust”, ha annunciato la vice presidente della Commissione Ue, Margrethe Vestager, presentando i risultati di un’indagine preliminare sulla concorrenza nel mercato europeo della Internet of Things (IoT).

Separatamente, il regolatore di mercato britannico (Competition and markets authority) ha aperto un’indagine su Amazon concentrandosi sull’utilizzo dei dati da parte della piattaforma e-commerce e eventuali distorsioni della concorrenza tra i merchant.

Intanto negli Stati Uniti il Congresso sta discutendo cinque proposte di legge antitrust, di cui quattro mirate a contenere lo “strapotere” delle Big Tech. Amazon è ancora la sorvegliata speciale per il doppio ruolo di marketplace per venditori terzi e reseller in prima persona con i prodotti a proprio marchio.

Il “caso” Amazon in Uk: la “buy box”

Il regolatore britannico Cma, secondo quanto riporta il Financial Times, sta valutando non solo l’utilizzo dei dati da parte di Amazon, ma la specifica funzione della “buy box” sul portale di commercio elettronico. L’authority vuole verificare se il modo in cui Amazon decide quali merchant appaiono nella finestra sulla destra che permette di cliccare e aggiungere un prodotto al carrello rispetti le regole della libera concorrenza di mercato. Il dubbio della Cma è che Amazon possa favorire i merchant che usano i suoi servizi di logistica e consegna, dando loro accesso prioritario alla buy box e ai clienti Prime.

L’indagine aperta nel Regno Unito copre tematiche simili a quelle che sta già investigando la Commissione europea, ovvero l’ipotetico uso dei dati per favorire i prodotti col marchio Amazon rispetto a quelli concorrenti e le regole per l’accesso alla buy box.

Usa, quattro nuove leggi per “arginare” le Big Tech

Sull’altra sponda dell’Atlantico la Casa dei rappresentanti degli Stati Uniti sta discutendo ben cinque proposte di legge, tutte su temi antitrust, e quattro destinate specificamente a limitare i poteri dei colossi tecnologici. Secondo quanto riporta Reuters, l’approvazione delle leggi è questione di giorni.

Le bozze rivelano che due delle leggi in discussione affrontano il tema del doppio ruolo di alcune piattaforme, come nel caso di Amazon che è un marketplace per venditori terzi ma vende anche prodotti propri, con un possibile conflitto di interessi. Una prima legge intende rendere illegale per le piattaforme dare un vantaggio ai propri prodotti e istituisce una sanzione fino al 30% dei ricavi Usa per chi viola le regole. La seconda esige dalle piattaforme online di vendere qualunque attività che possa costituire un incentivo per la stessa piattaforma ad avvantaggiar i propri prodotti.

La terza proposta di legge imporrebbe alle piattaforme digitali di non perseguire alcun merger a meno che non possano dimostrare che la società acquisita non è loro concorrente in alcun loro prodotto o servizio.

La quarta esige dalle piattaforme online di creare una modalità con cui gli utenti possono trasferire i loro dati se lo desiderano, anche verso player concorrenti.

Assistenti vocali: il faro dell’antitrust Ue

A seguito delle indicazioni di oltre 200 aziende attive in Europa, Asia e Usa nel settore degli assistenti vocali, l’Antitrust europeo sta valutando le pratiche esclusive e vincolanti di vendita e uso degli assistenti vocali di Apple, Google e Amazon, il loro controllo delle relazioni con gli utenti grazie alla raccolta massiccia di dati, l’ampio accesso ai dati a proprio vantaggio anche per penetrare i mercati adiacenti e la limitazione delle funzionalità dei servizi di terze parti, come annunciato dalla vice presidente della Commissione Ue, Margrethe Vestager. Bruxelles ha avviato un’indagine preliminare che sarà oggetto di una consultazione pubblica fino al primo settembre 2021. 

Vestager si è detta preoccupata che esistano “gatekeeper nel settore”, ovvero aziende che bloccano l’accesso al mercato ai concorrenti. “Dai primi risultati, sembra che molti condividono le nostre preoccupazioni”. Lo studio presentato dalla vice presidente della Commissione Ue sull’Internet of Things rivela che il mercato è in espansione e dovrebbe raggiungere il valore di 40 miliardi entro il 2025. Ma il costo degli investimenti tecnologici e la situazione concorrenziale rendono difficile l’ingresso sul mercato di nuove società. “Un gran numero di intervistati ha segnalato difficoltà nel competere con aziende verticalmente integrate che hanno costruito i propri ecosistemi all’interno e all’esterno del settore IoT (ad esempio Google, Amazon o Apple)”, si legge nel rapporto.

È ancora troppo presto” per annunciare l’apertura di nuove indagini contro le Big tech, ha proseguito Vestager; tuttavia che “Google Assistant, Alexa e Siri sono i principali sistemi vocali” in Ue e le tre Big tech “forniscono anche i più comuni sistemi operativi per dispositivi mobili e intelligenti, determinandone anche la comunicazione e l’interazione“, ha aggiunto. I sistemi vocali “sanno molto di noi” e “generano un’enorme quantità di dati su ciò che facciamo nelle nostre case”.

TikTok e WeChat “riabilitate” negli Usa

Le buone notizie arrivano invece per le app cinesi TikTok e WeChat: il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha allentato la stretta voluta da Donald Trump, intenzionato a mettere al bando le attività americane delle due aziende adducendo motivi di sicurezza nazionale. Biden ha firmato un ordine esecutivo con cui revoca e sostituisce i tre ordini esecutivi del suo predecessore senza dimenticare però le questioni di privacy e sicurezza: il presidente ha stabilito dei criteri con cui il governo americano, tramite il dipartimento del Commercio, dovrà valutare il rischio delle applicazioni connesse a Paesi considerati avversari. Resta dunque alta l’attenzione nei confronti delle app appartenenti a società cinesi, in particolare per l’uso dei dati e le transazioni dagli Usa verso il Paese “nemico”, ma TikTok e WeChat non sono più al bando. A meno che l’esecutivo non dimostri un “rischio inaccettabile” per la sicurezza degli Stati Uniti.

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