“Non sono tra i pretendenti. Non lo sono mai stato”. Così Tarak Ben Ammar, interpellato al suo ingresso in Mediobanca, a proposito di un interesse per TiMedia. Il finanziere e produttore cinematografico franco-tunisino è proprietario tra l’altro della tv Nessma che trasmette in Nord Africa.
Ben Ammar siede nel cda di Telecom Italia e più volte in passato sono corse indiscrezioni di un suo interesse per la La7, la tv che fa parte di TiMedia.
L’annucio di Ben Ammar fa seguito alla ritirata di Mediaset resa nota lo scorso 18 settembre. In lizza per la tv di Telecom rimarrebbero dunque solo pretendenti stranieri. Tra questi, la statunitense Discovery Channel, distribuito dalle pay tv di tutto il mondo e anche in Italia da Sky. C’è poi Liberty Media, che fa capo al magnate dell’editoria John Malone. Anche la News Corp di Rupert Murdoch è della partita: il magnate australiano potrebbe puntare sul digitale, per potenziare l’offerta del suo canale in chiaro Cielo, che da poco ha strappato alla concorrenza i diritti sugli highlights della Serie A. Determinati a competere anche i tedeschi del gruppo Rtl, controllato da Bertelsmann, che conta 47 canali televisivi e 29 stazioni radio in nove paesi europei.
In campo potrebbero scendere anche il fondo Clessidra, di Claudio Sposito, che trai suoi consulenti annovera Marco Bassetti, ex numero uno di Endemol, e il gruppo spagnolo Abertis, entrambi interessati ai multiplex di Timb (TI Media Broadcasting). Dopo il passo inidetro di Mediaset, dalla gara per l’acquisto delle frequenze digitali, secondo il Corriere della Sera, si sarebbe ritirata Ei Towers, la società delle torri che fa capo a Mediaset.
Infine, oltre al gruppo Cairo, che detiene il contratto pubblicitario de La7, in lizza come outsider ci sarebbe anche 3 Italia, l’operatore guidato da Vincenzo Novari controllato da Hutchison Whampoa.