“E’ positivo di per sé che nasca l’Agenzia per l’Italia Digitale – dimostra l’attenzione del governo a questo tema- ma è evidente che l’Agenzia risente almeno in parte dello stesso limite che è emerso nelle attività della cosiddetta Cabina di regia, ovvero che sia frenata da troppi referenti politici”. Lo dice Paolo Gentiloni (Pd), ex ministro alle Comunicazioni, al sito del Corriere delle Comunicazioni agendadigitale.eu, sottolineando che questa situzione creerebbe “una lentezza decisionale”.
Secondo Gentiloni “sarebbe bene che avesse come referenti politici soggetti non troppo diversificati. L’auspicio è che la guida sia forte”. C’è tutto da fare: uffici, dipendenti, mission, budget. Chi arriverà dovrà costruirsi da zero l’Agenzia…”, argomenta.
Sulla necessità di un timoniere forte è d’accordo anche Francesco Sacco, docente della Bocconi, che fa il nome di Salvo Mizzi perchè non serve un professore “ma una personalità forte in grado di fare parlare interlocutori diversi e possieda una cultura trasversale, di rottura con la Pubblica amministrazione”.
Antonio Palmieri, responsabile Innovazione del Pdl e deputato, non fa nomi ma ricorda che “la persona nominata sarà una sorta di zar del digitale con un compito molto difficile. Dovrà riassumere una molteplicità di competenze di natura tecnica e politica. Possedere conoscenze tecnologiche e districarsi nel sistema pubblico. In più dovrà misurarsi con la fusione delle agenzie precedenti un pro cesso simile alla fusione tra imprese”.
Un compito troppo grande forse per una persona sola tanto che l’onorevole del Pdl ricorda di avere presentato un emendamento, bocciato, nel quale chiedeva “di rendere meno sola la figura del direttore. “Immaginavo un presidente di un consiglio d’amministrazione affiancato da un pacchetto di competenze condivise. Ma è stato deciso in altro modo”.