IL REPORT

Banda ultralarga, per il 45% degli italiani le connessioni sono inaffidabili

È quanto emerge dal Broadband Index di Cisco: l’81% del campione considera l’ultrabroadband una necessità e l’86% ritiene che sia necessario accelerare sui piani di infrastrutturazione. Il 47% disposto a spendere di più. Campoli: “Le reti vanno reinventate dalle fondamenta”

Pubblicato il 24 Giu 2021

Cor2

Il 44,4% degli italiani ha avuto problemi con la connessione a Internet durante la pandemia e non ha potuto accedere a servizi critici come quelli sanitari online e quelli legati alla didattica a distanza. È quanto emerge dal Broadband Index di Cisco (SCARICA QUI IL DOCUMENTO) secondo cui l’81% del campione ritiene che avere una connessione in banda larga sia ora una necessità e l’86% ritiene che sia necessario accelerare sui piani nazionali di infrastrutturazione per aumentare la velocità di connessione.

Ancora: il 79% degli italiani ritiene che la connettività sia vitale per la crescita economica e il 53% crede che gli investimenti in infrastrutture broadband siano importanti quanto gli investimenti in altri servizi pubblici.

“Le istituzioni riconoscono che la domanda per ultrabroadband accessibile, sicuro ed affidabile sia cresciuta esponenzialmente e stanno agendo di conseguenza – sottolinea Paolo Campoli, VP Head of Global Service Provider di Cisco – .Questo include l’adozione di strategie europee e nazionali per portare la connessione fiber-to-the-home e 5G a tutte le famiglie ed alle imprese, con modelli di investimento e tecnologie che aiutino a superare le barriere economiche e geografiche, creando la rete Internet per il futuro: sicura, moderna e sostenibile. Cambiare l’economia di internet è un imperativo se vogliamo creare un futuro inclusivo. Questo, così come una collaborazione ancora più stretta tra governi e service provider, è vitale se vogliamo emergere, più moderni ed infrastrutturati, dalla pandemia e da tempi che non hanno precedenti nella storia”.

Il traffico internet – emerge dal report – ha avuto dei picchi di crescita tra il 25 e il 45% in molte aree del mondo durante la pandemia ed è rimasto a questi livelli, ma si tratta solo di un’anticipazione rispetto a quello che vedremo in futuro.  Il 47% degli italiani interpellati – quasi la metà, una percentuale elevata se pur inferiore di alcuni punti al 55% della media complessiva – ha dichiarato di attendersi che il proprio uso di internet da casa rimanga stabile o aumenti nei prossimi 12 mesi. Il 26% si aspetta di usare la rete di meno di adesso, ma senza tornare ai livelli pre-pandemia.

Riguardo ai metodi di connessione preferiti per il futuro, la fibra ottica in banda ultralarga ha ottenuto il primo posto (quasi la metà del campione italiano). Al secondo posto, per il 33,6% degli italiani, è emersa una richiesta diversa: a prescindere dalla tecnologia, si vorrebbe avere accesso a internet sotto forma di servizio pubblico, fornito ovunque e in tutte le case come acqua o elettricità, dando ad ogni nucleo familiare la possibilità di accedervi proteggendosi con una propria password. Al terzo posto il 5G come forma di connessione esclusiva, per il 19,6% del campione. Il 47% del campione afferma che sarebbe disposto a pagare di più per una connessione più sicura.

La rete è il sistema nervoso che permette a tutto e tutti di connettersi. E’ necessario mantenerla aperta, perché non diventi monopolio di pochi attori, accessibile ovunque perché il digital divide non sia una zavorra alla crescita del Paese, sicura perché possa davvero accelerare la digitalizzazione di pubblico e privato – sottolinea Campoli -. Questo significa trasformare la nostra infrastruttura di rete: reinventarla dalle fondamenta per creare un internet più semplice, sicuro, veloce e affidabile che chiuda una volta per tutte il digital divide. Se saremo disposti a creare un nuovo modo di costruirla, potremo creare un futuro inclusivo per tutti” .

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