PRIVACY

Cybercrime nel mirino dell’Unione europea

Bruxelles spinge sulla perseguibilità penale del reato e sul miglioramento della cooperazione di polizia in Europa per accelerare sulla lotta al crimine informatico

Pubblicato il 23 Set 2012

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A che punto è la consapevolezza della necessità di una cybersecurity in Europa e di una effettiva tutela della privacy? Secondo i dati rilevati da Eurobarometro – acquisiti per Stato membro – è chiara la preoccupazione per tutto ciò che riguarda la sicurezza informatica nel trattamento delle informazioni personali e nei pagamenti online. Il 74% ritiene che vi sia stato un aumento dei rischi di cadere vittima in reati informatici. In tema di privacy e tutela delle informazioni personali, l’atteggiamento dei circa 27000 intervistati risulta uniforme. L’89% evita di fornire informazioni personali online. In tema di memorizzazione e gestione dei dati: il 72% si mostra preoccupato del livello di sicurezza adottato dai siti web per la conservazione dei propri dati personali; il 66% manifesta la stessa preoccupazione nei confronti delle autorità pubbliche. L’Italia segue questo trend rispettivamente con un 73% ed un 69%.


Le percentuali si abbassano nelle esperienze dirette dei cittadini con il cyber-crime. Il 38% dichiara di “ricevere e-mail che richiedono in modo fraudolento soldi o dettagli personali”; solo l’8% ammette di aver avuto esperienze di “furto d’identità” con qualcuno che “ruba i suoi dati e agisce al suo posto”.
Un dato deve far riflettere: il 59% del campione preso in esame, ritiene di essere “male informato” sui rischi dei cyber-reati. In questo calo d’informazione, più grave risulta la realtà italiana con un 68% che si posiziona ben oltre la media europea. A riguardo, non si può certo negare che molto stanno facendo le istituzioni e gli addetti del settore. L’intento è quello di sensibilizzare l’attenzione degli utenti sui rischi che la Rete può celare.


La conoscenza dei pericoli e di come proteggersi è il vero punto debole e dunque un elemento fondamentale su cui porre la massima attenzione. Secondo le parole della Commissaria europea per gli Affari interni, Cecilia Malmström: “Più conosciamo i rischi e il modo in cui proteggerci, più possiamo investire nella nostra vita digitale”.
Il campanello d’allarme, sembra già suonato nella politica europea. Nel settembre 2010 la Commissione aveva presentato una proposta di direttiva per contrastare i nuovi reati informatici, primi fra tutti gli attacchi informatici su larga scala, che mirava ad adottare misure concrete.

Perseguibilità penale del reato e miglioramento della cooperazione di polizia in Europa, le misure chiave. Il sistema principale di tutela sarà però il Centro europeo per la lotta alla criminalità organizzata (EC3). Il Centro diventerà operativo da gennaio 2013, presso l’Europol all’Aia. Il punto forte sarà la presenza di un laboratorio per l’analisi della criminalità informatica. L’attenzione si concentrerà sulla protezione dei cittadini e delle imprese. Verranno monitorati social network e profili degli utenti per contrastare i furti d’identità. Sarà garantita la fornitura di analisi alle autorità nazionali, con un incremento della sicurezza anche per i reati di abuso e sfruttamento sessuale di minori.

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