Jeff Bezos, fondatore del colosso dell’e-commerce Amazon, da oggi – 27° anniversario della fondazione – non sarà più amministratore delegato della sua “creatura”. Rassegnerà infatti le dimissioni per passare il testimone all’ad di Amazon web services, Andy Jessy, e assumere l’incarico di presidente esecutivo dell’azienda (cioè non solo una figura di garanzia, ma anche pronta ad intervenire sulle scelte strategiche).
Bezos darà così il via a una nuova fase della sua vita professionale, più concentrata su interessi personali quali l’esplorazione spaziale, la filantropia e gli investimenti immobiliari. Il suo volo nello spazio, in particolare, è previsto per il 20 luglio e le reazioni alla notizia non si sono fatte attendere: già 100mila persone hanno firmato una petizione su change.org affinché Mr.Amazon non solo vada nello spazio, ma addirittura ci resti.
Nel corso di 27anni, Bezos ha fatto di Amazon un colosso il cui potere e la cui influenza hanno ridisegnato interi settori economici globali. L’azienda, che ha visto esplodere la domanda di servizi di online shopping, deve il suo vasto successo economico anche alla fornitura di servizi di cloud computing a clienti privati e al governo federale Usa, e negli ultimi anni ha esteso con successo le proprie operazioni all’intrattenimento e alla pubblicità. Secondo eMarketer, Amazon è titolare del 41 per cento delle vendite online mondiali, ma è ormai arrivata a competere coi colossi Google e Facebook nell’industria della pubblicità online. Negli ultimi anni l’azienda si è inserita sempre più profondamente nelle vite quotidiane dei cittadini occidentali tramite servizi streaming e apparecchiature “smart” per l’ambiente domestico, come Alexa.
Pieno appoggio dal fondatore al nuovo Ceo
“Andy è ben conosciuto nella società, sarà un leader fantastico e ha la mia piena fiducia – ha affermato Bezos -. Nel mio ruolo di presidente esecutivo, intendo concentrare le mie energie e la mia attenzione su nuovi prodotti e iniziative”. Tra le iniziative alle quali lui e Jassy dovranno a breve rispondere c’è sicuramente la tassa sulle multinazionali che l’Ue, in sede Ocse, ha deciso di attivare. Imposizione che viaggerà di pari passo con la web tax e che avrà impatto sui conti della mega-piattaforma. Il tutto avverrà proprio pochi giorni prima del volo nello spazio: Bruxelles intende infatti svelare dettagliatamente la sua proposta di tassazione soltanto dopo la riunione del G20 Finanze del 9 e 10 luglio a Venezia per non “interferire” nei negoziati.
Starà a Jassy studiare le prime mosse per contenere il danno che, drenando risorse, potrebbe avere impatto anche sui corsi azionari di Amazon che però vanta un fatturato-mondo di oltre 380 miliardi di dollari e che, forte di un utile a quota 11miliardi e grazie alle riforme dell’ex presidente Usa Donald Trump, non ha versato negli ultimi anni un centesimo di tasse. Questo grazie alla regola che vige negli States secondo cui i fondi investiti (ricerca e sviluppo o macchinari) sono al 100% deducibili. Un ulteriore risparmio fiscale è garantito dal sistema delle stock option ai dipendenti, cioè pacchetti di azioni al posto delle gratifiche monetarie. Anche in questo caso si tratta di fondi deducibili e il vantaggio è che più aumentano le azioni, meno si paga di tasse. Questo anche se è rimasto storico lo sforzo dell’amministrazione italiana che grazie all’Agenzia delle Entrate riuscì nel 2017 a farsi versare 100 milioni per ‘omessa dichiarazione dei redditi’.
Jassy, classe ’68 ed in azienda da anni, potrà consolarsi grazie ad un pacchetto di azioni da 200 milioni che riceverà per sostenere il nuovo impegno. Il successore di Jassy come capo di Aws è Adam Selipsky , che è rientrato in Amazon da Salesforce all’inizio di quest’anno.