Il Governo “non proceda alla gara di assegnazione delle frequenze (ex beauty contest ndr)” per nuovi servizi televisivi, se non dopo aver risolto i problemi tecnici legati alle interferenze tra frequenze per la telefonia Lte e tv digitale terrestre. E’ la richiesta che avanza il Consiglio Nazionale degli Utenti, organismo istituito presso l’Agcom, che oggi, sulla base di una relazione del presidente Luca Borgomeo, ha esaminato il problema delle interferenze tra Lte (Long Term Evolution) e Tv digitale terrestre, “reso ancora più grave e complesso dal fatto che il Governo, nel Decreto Sviluppo Bis, non ha previsto lo stanziamento dei fondi necessari”.
“Chiediamo al Governo di ripristinare subito un fondo ad hoc, per risolvere eventuali problemi di interferenza dell’Lte ai danni del segnale del digitale terrestre – dice Luca Borgomeo al Corriere delle Comunicazioni – Il fondo era già previsto nel Decreto Sviluppo Bis, ma poi è stato tolto. E’ necessario che il Governo intervenga in tempi rapidi, per evitare che in futuro siano i consumatori a dover pagare per filtri anti-interferenza, che secondo la nostra esperienza costano almeno 18 euro”.
La liberazione da parte delle emittenti televisive delle frequenze a 800 Mhz nella banda fra il canale 61 e 69, assegnate agli operatori con l’asta Lte di un anno fa, è fissata entro la fine del 2012.
Ma già oggi, pur in assenza dell’Lte, le proteste degli utenti per problemi di interferenze di vario genere ai danni del digitale terrestre “sono all’ordine del giorno, a volte basta la semplice presenza di un forno a microonde acceso in casa per disturbare il segnale tv”, aggiunge Borgomeo. Il Cnu, anche su sollecitazione di telespettatori, utenti e consumatori, mette le mani avanti e in vista dell’avvento dell’Lte, il cui roll-out è previsto con l’inzio del 2013, esprime “preoccupazione per il continuo e crescente verificarsi di interferenze e di casi di ‘accecamento’ del televisore – dice Borgomeo – La coesistenza di sistemi di diffusione della televisione digitale terrestre, in tecnologia Dvb-T, in banda IV e V (canali da 21 a 60), con i sistemi di telecomunicazione di nuova generazione (Lte) rischia di creare notevoli problemi: la saturazione di banda, interferenze tra canali adiacenti, gli amplificatori, le antenne condominiali e non, la distanza del segnale dalle antenne televisive, con conseguenze negative per i telespettatori sui quali non è assolutamente pensabile scaricare i costi per risolvere tali problemi (filtri, nuovi decoder eccetera)”.
Insomma, visti i problemi di interferenza già vissuti e denunciati dai telespettatori sui canali dal 21 al 60, la Cnu punta ad evitare disturbi analoghi sui canali dal 61 al 69 derivanti dal 4G.
Il Cnu “attende con grande interesse la riunione, prevista per fine mese, del Tavolo tecnico istituito dal Dipartimento delle Comunicazioni del Ministero dello Sviluppo Economico con gli operatori di telefonia mobile e le emittenti tv. Da essa devono scaturire iniziative concrete ed organiche per risolvere, in una logica di sistema, i gravi disservizi che i ripetitori e le antenne 4G potrebbero determinare sulle trasmissioni televisive”. La prossima riunione del tavolo, prevista entro fine settembre, è stata rimandata a data da destinare. “Chiediamo di allargare il tavolo anche ai consumatori – chiude Borgomeo – in previsione dell’avvento dell’Lte, non vorremmo che gli utenti fossero costretti a rivivere l’odissea del decoder e dell’antennista che la gente ancora ricorda dai tempi dello switch-off dell’analogico”.