CRISI DEI CHIP

Microelettronica, Draghi riceve Breton: avanti tutta sulla “sovranità tecnologica” europea

L’Italia, insieme all’Europa, impegnata a superare la crisi dei chip innescata dalla trade war Usa-Cina e esacerbata dalla pandemia. Il nostro Paese candidato a ospitare una delle nuove sedi R&D di Intel

Pubblicato il 13 Lug 2021

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C’è anche la crisi dei chip tra i temi affrontati dal Presidente del Consiglio Mario Draghi nell’incontro a Palazzo Chigi con il Commissario europeo al Mercato Interno, Thierry Breton. Nella sua visita a Roma Breton ha incontrato anche il Ministro per lo Sviluppo economico, Giorgetti, e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Tabacci.

Draghi ha già incontrato nei giorni scorsi, in visita in Francia, il ceo di Intel, Pat Gelsinger. L’azienda americana ha intenzione di aprire una serie di stabilimenti produttivi in Europa. L’intenzione del chipmaker sarebbe di portare il suo progetto da 20 miliardi di euro in più Paesi dell’Ue, in modo da generare ricadute positive su più territori e agevolare il supporto politico e finanziario della Commissione europea al progetto, che dovrebbe ammontare a 8 miliardi.

Chip, operativo il Fondo del Mise a sostegno dell’R&D

Lo stesso titolare del Mise Giorgetti ha annunciato ieri la piena operatività del Fondo a sostegno della realizzazione degli “Importanti Progetti di Comune Interesse Europeo” (Ipcei), che mira a sostenere i progetti di imprese italiane coinvolte in attività di ricerca, sviluppo e innovazione e alla prima applicazione industriale nei settori della microelettronica, delle batterie e del calcolo ad alte prestazioni. Il Fondo rafforzerà la competitività dei settori strategici dell’industria nazionale ed europea attraverso una forte sinergia e integrazione tra le filiere dei Paesi membri della Ue.

I progetti Ipcei sono quelli che rientrano tra le catene del valore strategiche individuate dalla Commissione europea sulla base della loro capacità di generare innovazione tecnologica, migliorare i prodotti e i processi di produzione, nonché favorire una crescita economica sostenibile.

Il Fondo italiano è uno strumento agevolativo istituito e gestito dal Mise. Mette a disposizione delle imprese che fanno ricerca e innovazione in settori come i chip un ammontare complessivo di risorse pari a circa 1,7 miliardi di euro. 

Le ambizioni europee: la sovranità tecnologica

L’Unione europea si è posta l’ambizioso obiettivo di produrre internamente parte dei semiconduttori che utilizza. La Commissione sta sostenendo gli investimenti in questa direzione per ridurre la dipendenza europea dagli approvvigionamenti esteri, sia per evitare le interruzioni sulla supply chain (come quelle avvenute durante la pandemia) sia per garantirsi la cybersicurezza nelle applicazioni strategiche.
Il piano, definito nel documento “2030 Digital Compass, prevede il raddoppio della produzione di semiconduttori all’avanguardia e sostenibili in Europa, compresi i processori: si punta almeno al 20% della produzione mondiale in valore.
I semiconduttori sono uno dei terreni di scontro nella guerra commerciale e tecnologica tra Stati Uniti e Cina, perché sono alla base di applicazioni strategiche come l’intelligenza artificiale, la Internet of things e le comunicazioni mobili. L’Unione europea non vuole restare indietro: per questo cercherà di portare nel vecchio continente soprattutto la produzione di chip di ultima generazione, ovvero i semiconduttori a 10 nm e a 5 nm.

Chip sempre più strategici: l’Italia esercita la Golden Power

La centralità dell’industria dei semiconduttori è emersa lo scorso aprile quando il nostro governo ha esercitato la Golden Power per la prima volta sui chip italiani. I poteri speciali sono stati utilizzati per bloccare la vendita del 70% della Lpe di Baranzate, azienda dei chip milanese, alla società cinese Shenzhen Investment Holdings. No, dunque, all’acquisizione da parte di una società straniera di una realtà italiana in un settore in cui si sta giocando una delicata partita a livello globale.
Nel nostro Paese operano diverse aziende dei chip. Dove oltre alla più conosciuta Stm, ci sono altre società che fanno gola a società straniere, come Eles, attiva nella produzione di apparecchiature per il test e il controllo dell’affidabilità dei semiconduttori, Didesa, Aerospazio e Osai, che opera nel settore dell’automazione dei processi industriali.

Intel impegnata a produrre chip in Europa

Tra i motivi della crisi dei chip c’è da considerare anche la nuova spinta aggressiva della Cina verso Taiwan, che ha costretto Intel a fare il reshoring delle sue attività di produzione negli Usa.

Secondo il Financial Times, il ceo di Intel Gelsinger avrebbe indicato l’Italia tra i Paesi europei dove l’azienda investirà per stabilire una delle sedi della maxi-fabbrica dei chip in cantiere nel vecchio continente.

La proposta di Intel è portare la sua capacità produttiva ma anche i suoi servizi a supporto della fabbricazione di chip in diversi territori dell’Ue. “Potremmo fare la produzione in una sede e il packaging in un’altra”, ha detto l’azienda americana. Anche la ricerca e sviluppo potrebbe essere distribuita in più Paesi. In più Intel aumenterebbe gli acquisti dai fornitori europei di componenti.

Germania, Olanda, Francia e Belgio sono i paesi più “papabili” per le 8 sedi produttive. A quanto ha dichiarato la Francia (il ceo Gelsinger si è incontrato a Parigi anche con il presidente Emmanuel Macron), Intel vuole portare in Europa fabbriche in grado di produrre i nuovi chip a 10 nanometri o anche tecnologie superiori – proprio quelle su cui punta l’Ue per la “sovranità tecnologica”.

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