Bloccata per 12 ore. E’ la decisione di Twitter contro l’account della deputata repubblicana statunitense Marjorie Taylor Green, nota per il suo sostegno alle teorie riguardo i presunti brogli alle elezioni presidenziali dello scorso novembre. Green è accusata di diffondere disinformazione in merito alla pandemia di Coronavirus e ai vaccini contro la Covid-19.
Il tweet sotto accusa
Nel tweet che ha portato alla sospensione del suo account, Greene affermava che “i controversi vaccini contro il Covid-19 non dovrebbero essere imposti ai nostri militari per tutelarli da un virus che non è pericoloso per le persone non obese e sotto i 65 anni. Con 6.500 decessi segnalati dopo il vaccino e la segnalazione di molte altre preoccupanti relazioni avverse, i vaccini dovrebbero rimanere una scelta per tutti, e non un obbligo”, aveva aggiunto la deputata nel messaggio identificato come “fuorviante” dagli algoritmi del social media.
La stretta del governo Usa
L’amministrazione del presidente Usa, Joe Biden, ha intensificato le pressioni sui social media perché operino un’ulteriore stretta sui contenuti relativi alla pandemia di coronavirus bollati come disinformazione dallo Stato federale, scrive il quotidiano “The Hill”, ricordando che la scorsa settimana ha destato polemiche l’ammissione da parte della portavoce
della Casa Bianca, Jen Psaki, del fatto che il governo Usa segnala attivamente a Facebook e ad altri social media i contenuti relativi a pandemia e vaccini da rimuovere.
Il chirurgo generale degli Stati Uniti, Vivek Murthy, ha emesso una linea guida la scorsa settimana, nella quale la disinformazione in merito alla pandemia viene definita una “minaccia pressante”, e nella quale i social media vengono accusati di fare da megafono a informazioni false e “spesso pericolose”.
Social, fake news diffuse da pochi account
“La disinformazione in materia di sanità pubblica non è iniziata con il Covid-19. Quel che è cambiato ora, è la velocità e la portata della sua diffusione”, ha dichiarato il funzionario. Il governo federale ha mancato l’obiettivo di vaccinare il 70% della popolazione Usa entro il 4 luglio: il tasso di vaccinazione è calato e la variante Delta del virus si sta propagando rapidamente nel Paese.
Secondo il rapporto pubblicato dal Center for Countering Digital Hate
una dozzina di account sui principali social media è responsabile del 65% dei contenuti anti-vaccini sul web, stima frutto dell’analisi di 812mila messaggi
pubblicati su Facebook e Twitter tra il primo febbraio e il 16 marzo scorsi. Murthy ha accusato “le aziende tecnologiche” d’aver “consentito alla disinformazione di avvelenare il nostro ambiente dell’informazione, senza porre i responsabili di fronte alle loro responsabilità”.
Algoritmi sotto accusa
Il funzionario ha accusato i social media di aver “progettato sistemi come i pulsanti ‘mi piace’ che premiano gli utenti per la condivisione di contenuti ad elevata carica emotiva e i loro algoritmi tendono a sottoporci più contenuti simili a quelli che siamo soliti visualizzare, trascinandoci sempre più profondamente in un pozzo di disinformazione”.
Inltre venerdì scorso il presidente Biden ha accusato apertamente i social media di “uccidere persone”, ed ha sostenuto che “l’unica pandemia al momento sia tra i non vaccinati”. Facebook ha reagito affermando che la società “non si farà influenzare da accuse totalmente prive di riscontri di fatto”.