L'INTERVISTA

Tim-Dazn e il caos legale, Vatalaro: “Si rischia effetto boomerang su spinta a banda ultralarga”

Il docente dell’Università di Tor Vergata, fra i massimi esperti di Tlc in Italia: “Concorrenza a rischio? Le cose non stanno così perché l’Ott è il primo interessato alla massima diffusione dei propri contenuti su multi-piattaforma. Il calcio testa d’ariete per la domanda di connessioni veloci, il ricorso alle Authority pericoloso freno anche agli investimenti degli Olo”

Pubblicato il 20 Lug 2021

diritti Tv calcio

Il calcio come testa d’ariete della banda ultralarga italiana. Questa l’occasione che si presenta per la prima volta nel nostro Paese. Occasione che fa leva sull’accordo fra Tim e Dazn: dal broadcasting tradizionale allo streaming, alias dalla tv alla web tv, il passaggio è rivoluzionario. Facendo leva sulla grande passione degli italiani per lo sport, e in particolare per il calcio, l’operazione Tim-Dazn può rappresentare la chiave di volta per spingere nel nostro Paese le connessioni in banda ultralarga ossia di dare quella spinta alla domanda ancora carente che ci relega nella parte bassa delle classifiche internazionali.

Ma le cose rischiano di mettersi male o, almeno, è quanto evidenzia con preoccupazione Francesco Vatalaro docente dell’Università di Tor Vergata, fra i massimi esperti di Tlc in Italia e autore di un parere pro-veritate per conto della Lega Calcio che si somma a quello realizzato da due docenti del Politecnico di Torino. “I pareri risalgono a marzo scorso e riguardano, per l’appunto, le questioni tecniche dirimenti nell’ambito della nuova partita dello streaming con l’obiettivo di definire al meglio la roadmap e mettere tutti gli attori in campo – Olo compresi – nelle condizioni di operare senza difficoltà. Stupisce che gli operatori abbiano sollevato difficoltà  e che abbiano preferito le vie legali e il ricorso alle Autorità al posto di concentrarsi sugli investimenti necessari per trovarsi pronti per la nuova sfida e quindi di beneficiarne”.

Professor Vatalaro, le questioni sul piatto sono due: da un lato quella della concorrenza, sul tavolo dell’Antitrust, e dall’altro quella del sovraccarico delle reti in capo ad Agcom. Entrambe le Autorità hanno deciso di intervenire, cosa ne pensa?

Agcom è intervenuta con un atto di indirizzo per spingere il miglioramento della qualità delle reti. È più che ragionevole nei confronti dell’incumbent – considerato l’accordo con Dazn – al fine di non creare sovraccarichi a danno degli utenti. Riguardo al provvedimento Antitrust, la determinazione di una lista di rimedi già in fase istruttoria di fatto rappresenta un unicum: si tratta di un provvedimento ex ante che potrebbe rischiare di avere un impatto diverso rispetto a quello auspicato dalla stessa Autorità ossia di disincentivare gli investimenti nella banda ultralarga poiché non spinge gli operatori a quegli upgrade delle reti necessari per spingerla. E in merito alla concorrenza: Sky fino all’altroieri era un monopolista di fatto sul satellite e stupisce che accusi di monopolio Tim e peraltro il monopolio qui non esiste per due diverse ragioni. La prima è che Dazn non ha alcun interesse a blindarsi con Tim: è un Ott e in quanto tale è spinto a fare più abbonati possibile attraverso più operatori possibili, oltre che direttamente con la propria app. La seconda è che la stessa Sky, in quanto operatore di Tlc a tutti gli effetti, può replicare l’offerta per i propri clienti.

Gli Olo però lamentano pressione sulle reti e sollevano la questione degli investimenti aggiuntivi.

Sono stati sollevati alcuni aspetti tecnici, ma assolutamente risolvibili. Gli investimenti riguardano alcune porzioni di rete e sono alla portata degli operatori, in particolare i grandi operatori infrastrutturati sul fisso e sul mobile, proprio quelli che hanno sollevato il polverone. Quel che le telco devono fare è costruirsi un multicast Abr, niente di trascendentale e peraltro si tratta di un investimento del tutto vantaggioso visto che l’upgrade delle reti e delle tecnologie dovrebbe essere nel dna di società di questo tipo. Il traffico dati sta lievitando, gli upgrade sono necessari e funzionali al business di una telco. Le battaglie legali sono fuori luogo soprattutto in questa fase in cui c’è un Recovery Plan che spinge sulla digitalizzazione del Paese e sulla banda ultralarga. E c’era tutto il tempo per organizzarsi nell’interesse dei cittadini-clienti. Invece si è preferito immergersi nel “tunnel” Antitrust.

Dunque si rischia il pantano?

Sì si rischia di bruciare un’occasione unica. Finalmente si era individuata la killer application delle reti fisse, il calcio. E cosa fanno gli operatori? Continuano a farsi la guerra al posto di trovare soluzioni insieme anche in chiave di co-investimento a beneficio del Paese. Questa non è la strada giusta. E anche le Autorità dovrebbero approfondire meglio alcune questioni prima di deliberare: la strada della banda ultralarga italiana è ancora in salita, porre ulteriori ostacoli e “burocratizzare” con istruttorie e lungaggini non è la soluzione al passo con le esigenze, quelle di un Paese che deve velocizzarsi e che necessita di un recupero di competitività strettamente legato alla quantità e alla qualità delle reti di Tlc.

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