“Il tema rimane aperto. Nessuno ha la formula magica, ma occorre costruire una soluzione equilibrata”: il Commissario Agcom Antonello Giacomelli accende i riflettori sul tema dei cookies tornato alla ribalta complice la crescita delle identità digitali e l’uso dell’online da parte degli utenti e l’emanazione, da parte del Garante Privacy, delle nuove linee guida (che aggiornano quelle del 2014) con l’obiettivo di rafforzare il potere di decisione degli utenti riguardo all’uso dei dati personali quando navigano on line.
Provvedimento adottato tenendo conto degli esiti della consultazione pubblica promossa alla fine dello scorso anno e resosi necessario alla luce delle innovazioni introdotte dal Regolamento europeo in materia di privacy.” Credo che l’idea che ognuno di noi sia continuamente tracciato quando naviga in rete o sulle app sia ormai rifiutata dal comune sentire”, sottolinea Giacomelli puntualizzando che “in realtà, già diversi browser avevano bloccato l’uso dei cookie di terze parti prima dell’annuncio di Google intenzionata a farlo a partire dal 2022”. Ma “il rinvio di questa scadenza di un anno da parte della stessa Google per consentire al mercato, non solo a quello della pubblicità online, di avere un margine di tempo maggiore per organizzarsi, non risolve il problema”.
Commissario Giacomelli, come se ne esce? E quale il ruolo di Agcom?
Si tratta di trovare un punto di equilibrio tra due esigenze entrambe condivisibili: da un lato, superare l’uso di strumenti come i cookies avvertiti ormai come troppo invasivi della privacy degli utenti; dall’altro, evitare che questo si traduca in una sorta di oligopolio della conoscenza che lascia esclusivamente alle Big Tech le informazioni sul mercato globale e su quelli locali. L’Autorità per la concorrenza e i mercati del Regno Unito (Cma) con la sua iniziativa ha bruciato le tappe, anticipando addirittura la decisione europea di accendere i riflettori su Google che, sotto pressione, ha rinviato il blocco di un anno. Per quanto riguarda Agcom, credo debba concorrere, con le sue competenze e le sue prerogative, insieme alle altre autorità italiane ed europee ed ai governi, alla individuazione di una soluzione equilibrata che tenga insieme entrambe le esigenze.
Dopo lunghe discussioni con l’Autorità per la concorrenza e il mercato del Regno Unito Google si è impegnata a concordare un processo di uscita dal sistema di cookie di terze parti. E in Italia?
Ho avuto modo di incontrare in una conversazione riservata, ovviamente on line, qualche settimana fa l’amministratore delegato dell’Autorità per la concorrenza e il mercato del Regno Unito, che tra l’altro è un italiano, Andrea Coscelli. Abbiamo avuto un proficuo scambio di informazioni e opinioni. La Cma è stata tempestiva: già a gennaio ha aperto un’indagine formale per capire l’impatto delle scelte di Google sul mercato della pubblicità digitale. Un lavoro condotto insieme all’Autorità per la privacy britannica, da cui è scaturita la pubblicazione di un documento congiunto. Lo scorso mese la Cma ha poi messo a consultazione pubblica gli impegni presi da Google sul superamento dei cookie di terze parti e sulla proposta della Google Privacy Sandbox. I risultati sono attesi a giorni. Ecco, credo che la strada aperta dagli inglesi, dei quali ho apprezzato l’approccio pragmatico e determinato, sia un riferimento prezioso anche per noi, posto comunque che l’ambito europeo rimane l’unica dimensione per esercitare una funzione significativa di governo e di regolazione di processi globali.
Quanto conterà la cooperazione fra Agcom, Antitrust e Garante Privacy tenendo conto di una sempre maggiore convergenza di tematiche? Crede ci sia bisogno di una sorta di “cabina di regia” inter-authority?
Non credo ci sia bisogno di altre “cabine di regia”, dico semplicemente che su temi che investono diverse competenze, il senso della collaborazione istituzionale e la volontà di costruire una visione unitaria equilibrata sono le scelte obbligate. E non solo fra le diverse authority, ma anche con il governo e con il Parlamento stesso. Se non si ha la capacità di ragionare in termini di sistema paese, su questi temi si rischia l’irrilevanza nello scenario sovranazionale.
Per me rimane valido quanto più volte ha ricordato il presidente Lasorella fin dall’insediamento: Agcom si sente istituzione tra le istituzioni, crede nella collaborazione istituzionale e collabora convintamente alla realizzazione degli obiettivi di interesse nazionale. È significativo in questo senso l’incontro realizzato con il presidente dell’Antitrust pochi giorni fa.
Questa impostazione, che Agcom si è data e che mostra di voler concretamente seguire, consentirà un approccio pragmatico anche su temi complessi come quelli del blocco dei cookies. L’obiettivo, se mi permette di dirlo così, è di evitare che l’approdo delle istituzioni sia la rassegnazione: non ci possiamo rassegnare ad accettare soluzioni invasive per la privacy in nome del mercato, non ci possiamo rassegnare a consegnare solo a pochi colossi globali il potere delle informazioni sui mercati e non ci possiamo, infine, rassegnare a contemplare la complessità del problema senza la capacità di costruire una soluzione, per quanto difficile sia.
L’accordo Tim-Dazn è decisamente il tema del giorno: per la prima volta nella sua storia Agcom ha emanato un atto di indirizzo che chiama un over the top a definire soluzioni tecniche, insieme alle telco, per evitare congestioni di traffico dati e prevenire disservizi per gli abbonati. È il segnale di un cambiamento profondo alle porte sul fronte regolatorio?
Di fronte alla novità del campionato di serie A, per la prima volta tutto “in onda” su una piattaforma streaming, non potevamo certo limitarci ad attendere il 22 agosto per verificare eventuali problemi della rete. Sinceramente non credo sia stata percepita appieno tutta l’importanza della nostra decisione. Di fatto l’atto di indirizzo di Agcom ha inserito Dazn tra i soggetti vigilati chiedendo alla piattaforma di adottare soluzioni tecniche basate su un numero adeguato di CDN Edge, distribuiti sul territorio, per evitare fenomeni di congestione della rete e prevenire disservizi non solo per gli abbonati al calcio ma per tutti coloro che utilizzeranno Internet. Questa estate vigileremo sul rispetto degli impegni presi da Dazn e la collaborazione “tecnica” con tutti gli operatori. Più in generale, in riferimento alla sua domanda, ricordo che presto con il recepimento della nuova direttiva SMAV i servizi video a richiesta rientreranno a tutti gli effetti tra i soggetti vigilati da Agcom, ma già oggi la norma introdotta dal Parlamento alcuni mesi fa ed il principio della tutela dei consumatori estendono la vigilanza dell’Authority alle piattaforme. Non a caso, a febbraio come Agcom abbiamo avviato un’indagine conoscitiva sui servizi offerti proprio sulle piattaforme online.
Quali saranno le sfide più importanti per Agcom tenendo conto dell’evoluzione del mercato?
Agcom ha il ruolo e le competenze che la legge le affida ma per stare alla formulazione della sua domanda, le sfide di Agcom sono quelle del Paese. E non può essere diversamente. A cominciare dal Pnrr, che ha ottenuto la scorsa settimana il via libera dell’Ecofin. Il Pnrr garantisce all’Italia un’importante opportunità per accelerare quel processo di digitalizzazione necessario per un profondo ammodernamento del paese e un rafforzamento del tasso di digitalizzazione delle imprese chiamate ad aumentare la propria produttività a fronte della concorrenza internazionale. Come ha detto, in più occasioni, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per vincere la sfida del Pnrr è indispensabile che perduri un clima di collaborazione e responsabilità con il coinvolgimento di tutti gli attori politici, istituzionali e sociali chiamati a fornire il loro apporto.
Per quel che riguarda il 5G l’Italia è insieme alla Germania il paese europeo più avanti nelle attività preparatorie dell’avvento del 5G, ma proprio per questo non possiamo permetterci di perdere terreno. La sperimentazione del 2017 ci ha dato un vantaggio che non va sprecato. Occorre insistere non solo sui temi dell’infrastrutturazione, ma anche e soprattutto sui servizi per evitare che l’Italia e, più in generale, l’Europa finiscano per essere mercati attraversati da prodotti di altri. E’ necessario insistere perché l’Italia si ricavi uno spazio da protagonista, nel sistema globale, per l’ideazione, la progettazione, l’ingegnerizzazione, la produzione e la commercializzazione di servizi 5G. Per far questo occorre andare anche oltre gli operatori e mettere a sistema tutte le esperienze. Non a caso Agcom ha lanciato di recente un’indagine conoscitiva sulle nuove modalità di utilizzo dello spettro radio da parte dei vertical, anche in vista della successiva attività dell’Autorità in materia di autorizzazione all’uso dello spettro. L’indagine punta a comprendere se c’è un mercato potenziale, se c’è il necessario interesse sul tema dei verticali e in che direzione. La posta in gioco è alta e l’attività regolatoria di Agcom sarà all’altezza.
Per restare al tema delle regole: come fare ad allargare le maglie favorendo gli investimenti nelle reti ultrabroadband senza creare distorsioni di mercato e tenendo ben saldo il timone della concorrenza e dei benefici per i consumatori finali?
Sul tema della connettività, dove la consultazione pubblica è un passaggio obbligato, credo sia utile il coinvolgimento pieno in termini istituzionali di tutti i soggetti. A mio avviso è sbagliata la separazione degli investimenti per le infrastrutture di mobilità da quelli per l’infrastrutturazione digitale; sarebbe preferibile che, per esempio, i gestori di autostrade, di porti, di ferrovie fossero pienamente coinvolti perché questo comporta una sinergia che evita duplicazioni, ritardi o omissioni. Così come occorre contemperare la libertà degli operatori, anche di modificare i loro piani, con la necessità di governo e istituzioni di avere informazioni affidabili e certe nel tempo, perché altrimenti il rischio progressivo di scoprire un numero o una quantità di aree bianche diverse da quelle che si è immaginato rende difficile il lavoro. La nuova consiliatura Agcom si è fin dall’inizio proposta come un interlocutore collaborativo per la realizzazione degli obiettivi di interesse nazionale sia nei confronti della nuova strategia per la Banda ultralarga che del 5G così come sono stati delineati dal Pnrr.
Non voglio nascondere, ma è una opinione se possibile ancora più personale di quelle espresse fin qui, che semmai ho qualche timore, spero infondato, per l’impostazione delle deleghe nel governo. Ovviamente non metto assolutamente in discussione la qualità delle persone. Per la mia esperienza però, ho avuto modo di verificare che alcuni processi sono stati possibili solo quando si è superata l’idea del digitale come un “settore” fra gli altri, quando è passata l’idea dell’innovazione come un processo unitario, trasversale e prioritario, quando infine c’è stata una centralizzazione decisionale nella cabina di regia istituzionale a palazzo Chigi. Mi auguro che anche con l’impostazione scelta ora, nella realizzazione dei passaggi essenziali, si affermi una visione efficace, unitaria e coordinata.
I riflettori sono puntati da mesi sul tema della rete unica: la consultazione pubblica è partita e al di là della questione “politica” il tema del co-investimento è sul piatto non solo in Italia. Le autorità possono avere un ruolo decisivo nella configurazione prossima ventura delle dinamiche di mercato?
Al momento, per quanto ci riguarda, la cosiddetta rete unica è un tema giornalistico. Nel senso che non ci sono progetti presentati né istruttorie aperte. A meno che lei non voglia riferirsi al progetto di co-investimento di Tim di cui peraltro, essendo in questa fase in corso l’esame, non posso certo parlare.
Quindi su questo tema non posso che limitarmi ad un concetto generale e cioè che per un regolatore del mercato il principio della libera e corretta concorrenza è certamente un valore di riferimento. Un tema, peraltro, quello della tutela del valore della concorrenza, che non solo è nel nostro mandato ma che il presidente Draghi ha definito, se non sbaglio, una delle leve principali per dare solidità alla ripresa economica e che più volte è stato evocato dalla presidente della Commissione europea Von der Leyen come motore di sviluppo per l’Europa. Così come è un valore, l’impegno di tutte le istituzioni nazionali, ciascuna per le sue competenze, per il raggiungimento degli obiettivi europei di integrazione, innovazione e sviluppo fissati da Bruxelles per tutti gli stati membri.
Ecco, al netto di questi richiami di principio, su questo argomento non posso aggiungere una parola se non per citare il presidente Lasorella che in una sede parlamentare ha affermato, cito a memoria ma sono certo di ricordare bene il senso, “se e quando saranno presentate proposte concrete sulla rete unica le valuteremo con serenità e faremo fino in fondo la nostra parte”.