L’Italia è tra i paesi con il maggior numero di risorse culturali ed ambientali. Purtroppo, le stiamo sfruttando appena al 30%. Dobbiamo puntare su settori in grado di dare risposte rapide sul piano della crescita e di rilanciare l’occupazione, in particolare quella giovanile: turismo e cultura in primis. Qui possiamo fare la differenza da subito, se questi interventi vengono accompagnati anche da azioni sul decoro urbano e sulla difesa del nostro patrimonio artistico. Le nostre città hanno un grande bisogno di assumere una nuova veste. Parlo di un significativo restyling che le riqualifichi sia sotto il profilo dell’accoglienza che dal punto di vista della funzionalità.
Vanno ulteriormente valorizzati i distretti industriali, una nostra eccellenza su cui si basa gran parte dell’export italiano. Si tratta di privilegiare produzioni industriali e servizi ad alto contenuto tecnologico e di design. Contrariamente a quanto a volte si pensa, l’immagine del nostro Paese all’estero è molto alta: la propensione ad investire in Italia c’è. Però, dobbiamo dotarci di infrastrutture all’altezza degli standard europei, assicurare più trasparenza, dotarci di una pubblica amministrazione più veloce e meno burocratica. Non è assolutamente più accettabile che chi vuole investire oggi debba attendere anni per potere operare concretamente. Meno burocrazia, semplificazione della giustizia, agevolazioni fiscali per le aziende che operano in settori strategici come infrastrutture digitali ad alta velocità, reti per il trasporto e la logistica. Va favorita la nascita di start-up con l’obiettivo di far crescere una generazione di nuovi imprenditori anche grazie alla valorizzazione delle interazioni tra scuola, università, mondo delle aziende.
Questo è il punto chiave: Ricerca e Sviluppo, Scuola e Università, solo da una cooperazione seria tra questi tre sistemi possiamo innalzare la competitività dell’azienda Italia. Dobbiamo dare grande importanza al capitale umano: le persone sono la chiave del successo di un Paese moderno. Purtroppo, negli ultimi anni questa tematica è stata troppo trascurata tanto che abbiamo un livello di spesa ben inferiore a quanto gli altri Paesi europei investono nel sistema istruzione. Se non investiamo di più nelle persone, l’Italia rischia di perdere ulteriore competitività e di essere relegata ad un ruolo secondario nell’economia globale. Questo non deve essere assolutamente il nostro futuro.