I ristoratori e gli esercenti di bar o altre attività per le quali è previsto che gli utenti debbano essere in possesso del green pass per entrare nei locali al chiuso potranno verificare l’identità dei loro avventori senza che per questo ne violino la privacy. A stabilirlo è il garante per la protezione dei dati personali, che ha affrontato il tema in una riunione straordinaria, sollecitato da un quesito posto dalla Regione Piemonte sull’attività di verifica e di identificazione da parte degli esercenti di ristoranti e bar. La riunione è stata convocata anche per esaminare e approfondire il tema della protezione dati connesso alle recenti disposizioni in materia di green pass e certificazioni verdi riguardanti lo svolgimento dell’attività scolastica.
Il collegio dell’authority ha così specificato che le figure autorizzate alla verifica dell’identità personale sono quelle indicate nell’articolo 13 del Dpcm del 17 giugno 2021 con le modalità indicate. “La disciplina procedurale – prosegue l’authority – comprende, del resto – oltre la regolamentazione degli specifici canali digitali funzionali alla lettura della certificazione verde – anche gli obblighi di verifica dell’identità del titolare della stessa, con le modalità e alle condizioni di cui all’art. 13, c.4, del citato Dpcm. Tra le garanzie previste da tale decreto è, del resto, compresa anche l’esclusione della raccolta, da parte dei soggetti verificatori, dei dati dell’intestatario della certificazione, in qualunque forma. Entro questi termini, pertanto – conclude il Garante – è consentito il trattamento dei dati personali consistente nella verifica, da parte dei soggetti di cui all’art. 13, c.2, dell’identità dell’intestatario della certificazione verde, mediante richiesta di
esibizione di un documento di identità”.
Nonostante il via libera del Garante per la Privacy la questione della verifica dell’identità degli intestatari del green pass continua a essere terreno di polemiche. E’ delle scorse ore infatti l’intervento di Unimpresa, secondo cui il 76% dei ristoratori e dei titolari di bar e altri esercizi commerciali aperti al pubblico è contrario al controllo del documento di identità associato al Green pass, parlando di un’operazione “sostanzialmente non gestibile per oltre tre operatori economici su quattro, ai quali, dallo scorso 6 agosto, sono stati imposti nuove, pesanti restrizioni legate alla pandemia”.
“A pochi giorni dall’entrata in vigore delle regole sull’utilizzo del green pass nei bar e nei ristoranti, così come in altri esercizi commerciali, è possibile tracciare un primo bilancio negativo. A ciò si aggiunge il fatto che il controllo del documento di identità del cliente, al quale va chiesto contemporaneamente anche il green pass, è una missione impossibile, soprattutto nei momenti di grande affluenza o in presenza di gruppi particolarmente numerosi – afferma Giovanna Ferrara, presidente di Unimpresa – In attesa di regole più chiare, specie per quanto riguarda le sanzioni, occorre una moratoria, un rinvio. Siamo di fronte a un grande pasticcio. Con onestà intellettuale, andrebbe detto chiaramente che la maggior parte dei controlli non sarà eseguita correttamente. Tale duplice verifica – prosegue – rappresenta un doppio macigno per gli operatori economici: da un lato costringe gli imprenditori e i loro dipendenti all’assolvimento di un obbligo e di mansioni che non competono loro; dall’altro allontana potenziale clientela. Nel primo caso di tratta di una attività aggiuntiva che comporta dei costi che si sommano a quelli, assai importanti, già sostenuti negli ultimi 18 mesi; nel secondo caso, poi, riduce sensibilmente le possibilità di ricavi in una fase già particolarmente difficile per le prospettive economiche”. “Per questo motivo – conclude Ferrara – occorre rapidamente intervenire e trovare soluzioni più equilibrate, nel pieno rispetto delle esigenze di tutela della salute e con l’obiettivo di non gravare sugli operatori economici, specie quelli titolari di attività più piccole”.