L’accordo sulla digital tax raggiunto su scala internazionale da Ocse e G20 rischia di imporre nuove tasse all’industria delle telecomunicazioni. L’allarme arriva dalle aziende rappresentate da Etno e Gsma. In una nota congiunta le due associazioni affermano di accogliere con favore l’intesa sulla tassazione nell’economia digitale, ma di dicono preoccupate dal fatto che l’attuale proposta “non riconosce l’essenziale contributo del settore delle telecomunicazioni all’economia mondiale e le sue caratteristiche fondamentali per quanto riguarda gli investimenti e i regimi fiscale e regolatorio”.
Etno e Gsma ritengono che il quadro normativo per la web tax si è spostato dallo scopo originale di imporre le tasse ai fornitori di servizi digitali nelle giurisdizioni in cui risiedono i loro clienti a una più vasta applicazione che potenzialmente assoggetta “a una doppia tassazione le grandi multinazionali dell’industria delle telecomunicazioni che già pagano la loro giusta quota di tasse”.
La richiesta delle due associazioni è di esentare le telco dal Pilastro 1 della riforma per garantire un approccio fiscale più “equo e bilanciato”.
I due pilastri della global tax
L’accordo sulla global tax è arrivato sotto la presidenza italiana del G20, con il “Patto di Venezia” cui hanno aderito 130 Paesi e giurisdizioni del mondo, rappresentativi del 90% del Pil globale. La sigla dei grandi delle Finanze segue anni di trattative in sede Ocse e il via libera del G7, anche se restano diversi dettagli da definire.
L’intesa è stata raggiunta su due pilastri: il Pillar 1 impone la riallocazione di parte dei profitti nei Paesi in cui operano le multinazionali e il Pillar 2 stabilisce un’aliquota globale minima del 15%. Il Pilastro 1 riguarda più da vicino le Big tech, perché interessa le multinazionali con ricavi oltre i 20 miliardi di dollari e un margine operativo superiore al 10% del fatturato. Il Pillar 2 applica l’aliquota minima globale del 15% a tutte le multinazionali con ricavi superiori a 750 milioni di euro. Se un’azienda paga le tasse in un Paese in cui la tassazione effettiva è inferiore al 15% la percentuale che rimane per arrivare a questa soglia dovrà essere pagata nello Stato di residenza.
Secondo le telco questa soluzione rischia di aggravare il carico fiscale per la loro imprese mettendole in posizione svantaggiata.
Le telco rischiano la “doppia tassazione”
L’industria delle telecomunicazioni – afferma la nota di Etno e Gsma – è soggetta a tasse unilaterali sui servizi di telecomunicazione (Telecommunications service taxes, Tst) in diversi paesi. Queste tasse si aggiungono a quelle tasse sul reddito, all’Iva e alle licenze d’uso per lo spettro.
In base all’attuale proposta di global tax l’applicazione delle nuove norme fiscali internazionali viene attuata in coordinamento con la rimozione delle tasse sui servizi digitali (Digital service tax, Dst) e altre misure rilevanti. In questo modo le aziende che ricadono sia nel Pillar 1 che nel 2 della nuova tassazione globale non pagheranno alcuna Dst. Tuttavia, non ci sono impegni sull’eliminazione delle Tst unilaterali. Questo produrrebbe un trattamento discriminatorio nei confronti del settore delle telecomunicazioni, che sarebbe soggetto ai Pilastri 1 e 2 più alle Tst e alle licenze sullo spettro.
“Le telco già pagano le tasse sui mercati locali”
Gsma e Etno raccomandano di esentare dal Pillar 1 l’industria delle telecomunicazioni in quanto appartiene a un settore fortemente regolato e già tassato alla stregua dei servizi finanziari e dell’industria mineraria. I governi locali che impongono le tasse Tst sui servizi locali sono l’ulteriore prova che le aziende delle telecomunicazioni già pagano le tasse nelle giurisdizioni in cui risiedono i loro clienti, continuano le due associazioni.
Tra i motivi che giustificano l’esenzione delle telco dal Pilastro 1 Etno e Gsma elencano: le multinazionali delle Tlc regolate già pagano costose licenze sullo spettro mobile; sono soggette a un esteso quadro di regole; investono fortemente nell’infrastruttura locale; hanno sempre una presenza locale tassabile e registrano vendite e utili presso le filiali locali soggette a tassazione; le singole società operative non vendono prodotti e servizi al di fuori del Paese in cui stabiliscono la sede.
“Meccanismi correttivi” se non ci sarà esenzione dal Pilastro 1
Se non ci sarà l’esenzione dal Pilastro 1 della riforma della tassazione globale le telco chiedono di adottare meccanismi atti a eliminare la doppia tassazione. Si chiede inoltre l’impegno dei governi a esentare le multinazionali delle telecomunicazioni dalle tasse di settore Tst e l’eliminazione di queste ultime in concomitanza con le tasse sui servizi digitali (Dst).
Ancora: il roaming mobile dei clienti non dovrebbe costituire motivo per tassare la telco nel Paese in cui il cliente fa il roaming ma solo nel Paese d’origine.
Infine, la proposta Ocse dovrebbe prevedere la segmentazione delle attività in rami diversi per ridurre al minimo il rischio di trasferire artificialmente tutti gli utili del mercato domestico verso giurisdizioni estere.
I Paesi firmatari dell’accordo fiscale internazionale si sono impegnati per una finalizzazione a ottobre 2021 con l’entrata in vigore della global tax nel 2023.