Pmi italiane resilienti alla pandemia ma ora bisogna vincere la sfida del Next Generation Ue (Ngue). Sono queste le conclusioni del report di Deloitte Private “La nuova generazione di Aziende Private – Il percorso verso la resilienza e le opportunità del Next Generation Eu”.
“Il piano di rilancio Next Generation Eu rappresenta lo stimolo ideale per le imprese italiane – ha spiegato Ernesto Lanzillo, Deloitte Private Leader, nel presentare lo studio – Il 90 per cento delle aziende riconosce il Ngeu come un mezzo fondamentale per sostenere lo sviluppo post-pandemico dell’Italia, soprattutto per le Pmi, vero motore propulsivo del sistema Italia, al fine di sostenere la loro crescita e resilienza e favorire il posizionamento competitivo anche sui mercati internazionali. Potenziare queste realtà significa tutelare le eccellenze del nostro Paese, incluso il Made in Italy, dove spesso la frammentazione e le ridotte dimensioni dei player hanno portato nel lungo periodo a problemi di competitività e tensione patrimoniale, soprattutto in quei settori dove sono più rilevanti le economie di scala e la capacità di investimento”.
Per più di 3 leader aziendali su 4 la pandemia ha rappresentato un momento di riflessione durante il quale hanno appreso come affrontare una situazione delicata seguendo logiche svincolate dal business as usual, che costituiscono un bagaglio di competenze utili a gestire anche momenti futuri di forte incertezza.
In questo momento storico, le Pmi – emerge dal Report di Deloitte Private- sono chiamate ad attuare un tempestivo cambio di passo ed evolvere il proprio Dna, interrompendo l’inerzia data dal contesto di incertezza e assumendo un’attitudine dinamica che abbracci elementi nuovi quali complessità, interdipendenza e multidimensionalità, così da invertire il trend dell’anno 2020 dove il fatturato delle Pmi si è contratto in media del 10,6% ed i loro margini operativi lordi hanno registrato una contrazione ancora più severa, stimata al -22,8%.
L’obiettivo finale è quello di adeguare la propria visione strategica alle necessità imposte dalle contingenze, senza dimenticare le proprie specificità e punti di forza. I cinque principi a cui i leader delle Pmi italiane e globali devono continuare a ispirarsi nel loro percorso verso la resilienza e che consentono di prosperare nonostante le difficoltà, sono: prontezza, adattabilità, collaborazione, fiducia, responsabilità.
“In prospettiva tutte le aziende, quelle private in particolare – ha aggiunto Lanzillo – devono far leva su un piano strategico che sia al contempo impostato sulle nuove esigenze del mercato e sia orientato verso le direttrici di sviluppo delineate dal Next Generation Eu”. Lo scenario è confermato anche dallo studio Deloitte –“Connect for Europe: Next Generation Eu”- secondo cui il 90% delle aziende riconosce il Ngeu come un mezzo fondamentale per sostenere lo sviluppo post-pandemico dell’Italia).
“Nell’ottica di facilitare la crescita e favorire il rilancio dell’economia, per le aziende risulta cruciale beneficiare dei provvedimenti emanati dagli stati a sostegno dell’economia – ha proseguito Lanzillo – Guardando al contesto europeo, il Ngeuproietta l’Europa e l’Italia verso un futuro più digitale, sostenibile e inclusivo, che rappresenta il riferimento prioritario nel breve termine soprattutto per le aziende italiane
Secondo la prospettiva di Deloitte Private, basata sul confronto con le aziende di equivalente dimensione e struttura organizzativa del Network internazionale Deloitte Private, le esigenze organizzative delle Pmi si possono raggruppare in sette categorie: strategy, capital, growth, operations, technology, work e society. Nella costruzione di organizzazioni più resilienti, in grado di resistere meglio alle crisi future, c’è una comune consapevolezza da parte delle aziende rispetto a queste sette priorità organizzative, le quali possono essere considerate come asset fondamentali per il successo di una strategia resiliente. Guardando al contesto italiano, l’impatto della pandemia da Covid-19 ha impresso un’accelerazione sulle priorità delle aziende di piccole e medie dimensione che si trovano in un percorso di trasformazione.
Dall’ultima indagine condotta da Deloitte Private, analizzando il livello di resilienza delle imprese italiane sulla base sette priorità di cui sopra, emerge che le organizzazioni a elevata resilienza sono il 31%, a media resilienza il 59% e solo un restante 10% risulta essere a bassa resilienza.
Per le aziende italiane intervistate, l’elemento cardine che determina la resilienza è la tecnologia e come priorità strategica la trasformazione digitale, sia nel breve che nel lungo periodo; in particolare, il tessuto produttivo italiano rappresentato prevalentemente da PMI, attribuisce un ruolo primario alla digitalizzazione (68%) nel rilancio dell’economia. Quest’ultima è stata spinta proprio dalla crisi pandemica con un aumento del 23% degli investimenti in questo ambito. Entro i prossimi 12 mesi, più di 8 aziende su 10 investiranno in digitalizzazione e innovazione al fine di migliorare la propria redditività, dato più evidente per le organizzazioni che si stanno già preparando al futuro post-pandemia.
“A determinare il carattere di resilienza delle imprese italiane- spiega Lanzillo- concorrono anche i temi di sostenibilità e di riduzione delle emissioni, seppur a differenti livelli: da chi è ancora in fase di implementazione iniziale (41%), a chi a metà processo (35%) o addirittura è maturo su queste tematiche (6%) – ha spiegato – Più della metà delle aziende italiane che hanno partecipato alla ricerca Deloitte “Connect for Europe: Next Generation Eu”, ad esempio, ritiene la sostenibilità ambientale un driver fondamentale per il rilancio verso il New Normal. Nello specifico, oltre a migliorare la responsabilità sociale (37%) e fornire un contributo concreto alla realizzazione di un’economia circolare (31%), le aziende vedono nello sviluppo di progetti di sostenibilità ambientale anche una strada per coniugare i benefici ambientali con un netto potenziamento della performance aziendale”.
“Il Pnrr, con le proprie direttrici di azione concentrate su digitalizzazione, sviluppo tecnologico, sostenibilità e sussidiarietà può evidentemente contribuire a facilitare il raggiungimento di livelli di resilienza elevata anche per le imprese oggi categorizzate come a media o bassa resilienza; conoscere i provvedimenti normativi che a mano a mano verranno adottati nel contesto della realizzazione delle priorità del Pnrr potrà quindi essere un elemento di vantaggio competitivo se le aziende sapranno improntare i propri piani strategici di breve e medio termine verso le priorità che possono essere favorite da finanziamenti o da provvedimenti dedicati”.
A tal proposito, per superare l’ostacolo alla digitalizzazione, rappresentato da carenza di fondi o costi elevati o incertezze nel ritorno dell’investimento, risulta che circa il 50% delle aziende intervistate è in attesa delle linee guida definitive del Pnrr per cogliere le opportunità del Ngeu mentre 1 azienda su 3 si è già attivata per farlo, soprattutto grazie al supporto di partner esterni.
“Affrontare quotidianamente l’incertezza – ha aggiunto Eugenio Puddu, Consumer Products Leader – continua a spronare le Pmi a diventare ancora più flessibili, dimostrando così un concreto innalzamento del livello di resilienza dell’intero tessuto imprenditoriale italiano. Le decisioni prese sinora hanno avuto un impatto su tutta la struttura aziendale, possiamo quindi dire che i sette ambiti prioritari di intervento individuati da Deloitte Private per le Pmi rimangono tutt’ora fondamentali, ancor più pensando che si tratta di elementi inscindibili la cui combinazione determina un’intera visione aziendale e la cui realizzazione potrà sicuramente beneficiare del contributo dei provvedimenti di esecuzione del Pnrr”.