In attesa che il decreto Digitalia espliciti gli indirizzi del governo per lo sviluppo nel nostro Paese delle Smart City/Community, le amministrazioni stanno iniziando a muoversi, anche sulla spinta dell’Unione Europea e con il supporto dell’Anci, che ha avviato il suo “Osservatorio Smart City”. Dopo Genova, Torino, Bari, Venezia stanno avviando iniziative per rendere “Smart” le città anche Napoli, Reggio Emilia, Milano, Bologna, Piacenza e così via le altre.
Sono talvolta iniziative parziali, che hanno come obiettivo un’area o un settore della vita cittadina, e che corrono il rischio di focalizzarsi sull’aspetto “tecnologico” dell’essere “Città Intelligente”, come spesso si preferisce tradurre “Smart City”.
Naturalmente un’iniziativa “Smart City” non può che riguardare anche Roma: è nato così, promosso dall’associazione Stati Generali dell’Innovazione, il progetto “Roma Smart City”, che già ha raccolto l’adesione e la partecipazione di Università, Centri di ricerca, Associazioni di imprese, Associazioni sociali, culturali e professionali, Imprese innovative, ambientalisti, architetti, urbanisti, esperti di mobilità, esperti Ict, Consorzi, Imprese, persone.
Il progetto è molto ambizioso: aggregare e mettere a confronto le iniziative in corso su questo fronte, le esperienze già realizzate negli anni, e così connettere gli stakeholder principali della città metropolitana, portandoli a condividere un approccio, un metodo di lavoro e di progettazione partecipata. E per far questo il gruppo di lavoro ha in programma di creare un soggetto che possa diventare attore e fulcro del progetto, luogo di elaborazione, di confronto e di azione, così da essere non solo interlocutore delle istituzioni locali, ma anche punto di riferimento per proposte e attività sul territorio.
Un soggetto che sia da stimolo e supporto alle istituzioni locali (ed in particolare alla futura Città Metropolitana), e anche in grado di promuovere sperimentazioni e laboratori, sviluppando ad esempio iniziative limitate ma concrete su alcune aree di Roma. Se però il termine “Smart City” è certamente evocativo e in voga, c’è anche il rischio che sia troppo inflazionato o che possa essere attribuito un significato parziale e distorto.
Questa la ragione per cui il gruppo di lavoro ha subito elaborato una sorta di primo “documento programmatico”, in cui si fissano alcune linee della “vision” di questo progetto: “Un progetto che abbia l’obiettivo di fare di Roma una città intelligente, una smart city, sapendo che per essere “città intelligente” la città deve saper interpretare l’innovazione digitale. In questo senso le nuove tecnologie devono diventare supporto della trasformazione degli spazi e dei tempi, per valorizzare le reti sociali e i beni relazionali, per sviluppare il capitale sociale fornendo elementi di migliore usabilità dei sistemi della mobilità, della sicurezza, dei servizi, dell’ambiente, a partire dal principio resiliente necessario per rispondere al deficit ecologico.
Un progetto per Roma Smart City deve partire da una “visione organica” e condivisa del futuro della città ed essere pertanto avviato in modo orizzontale e trasversale, da chi può esporre esigenze, requisiti e proporre priorità e soluzioni”.
E per precisare che non si tratta di puntare ad una impersonale città digitalizzata e tecnologica, ma ad una “Roma in cui si vive meglio”: “La Roma SmartCity che auspichiamo rilancia la propria vocazione originaria di laboratorio antropologico glocal, dove da millenni convergono culture diverse, con la capacità di declinarle in creatività sociale e qualità della vita, esplicitando come la dimensione locale del genius loci possa coniugarsi con quella globale delle reti.”
Una iniziativa ambiziosa, complessa, “orizzontale” e aperta, nello spirito delle migliori esperienze internazionali e sulla base di quelle già acquisite nel nostro Paese, in cui la progettazione partecipata e la visione organica sono elementi indispensabili di un progetto sociale. Non altro è la costruzione della Città Metropolitana Intelligente.