INNOVAZIONE

Pompei, via al progetto RePair: robot e digitale per la ricostruzione archeologica

Le nuove tecnologie per la ricomposizione fisica dei manufatti. Braccia meccaniche per le scansioni dei frammenti e un sistema 3D per la giusta collocazione. Si parte con gli affreschi del soffitto della Casa dei Pittori al Lavoro nell’Insula dei Casti Amanti

Pubblicato il 03 Set 2021

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Ricostruire i manufatti archeologici ricomponendo micro-frammenti: questo l’obiettivo del progetto RePair, acronimo di Reconstruction the past: Artificial Intelligence and Robotics meet Cultural Heritage. Saranno i robot e le tecnologie digitali a scendere letteralmente in campo: l’infrastruttura robotica, dotata di braccia meccaniche, sarà in grado di scansionare i frammenti, riconoscerli tramite un sistema di digitalizzazione 3D e restituirgli la giusta collocazione.

La prima sperimentazione riguarderà gli affreschi del soffitto della Casa dei Pittori al Lavoro nell’Insula dei Casti Amanti, danneggiati nel corso della eruzione del 79 d.C. e poi ridotti in frantumi in seguito ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Il gruppo di esperti di pitture murali dell’Università di Losanna, guidato dal professor Michel E. Fuchs, sta già portando avanti – dal 2018 – un programma di studio e di ricomposizione manuale. L’attivazione del nuovo progetto, che procederà parallelamente e in modo coordinato con quello in corso da parte dell’équipe svizzera, consentirà di confrontare dunque due metodologie di lavoro e i rispettivi risultati. Il secondo caso di studio sarà costituito dai frammenti degli affreschi della Schola Armaturarum, a seguito del crollo dell’edificio nel 2010 e in parte ancora non ricollocati.

“Le anfore, gli affreschi, i mosaici, vengono spesso portati alla luce frammentati, solo parzialmente integri o con molte parti mancanti – sottolinea il direttore del Parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel -. Quando il numero dei frammenti è molto ampio, con migliaia di pezzi, la ricostruzione manuale ed il riconoscimento delle connessioni tra i frammenti è quasi sempre impossibile o comunque molto laborioso e lento. Questo fa sì che diversi reperti giacciano per lungo tempo nei depositi archeologici, senza poter essere ricostruiti e restaurati, e tantomeno restituiti all’attenzione del pubblico. Il progetto RePAIR, frutto di ricerca e competenza tecnologica, grazie all’ausilio della robotica, della digitalizzazione e dell’intelligenza artificiale, si pone l’obiettivo di risolvere un problema atavico”.

“Dal punto di vista scientifico e tecnologico, il progetto pone sfide importanti per affrontare le quali utilizzeremo le più avanzate tecniche nel campo dell’Intelligenza Artificiale, della Visione Artificiale e della Robotica“, aggiunge Marcello Pelillo, coordinatore del progetto e professore di Intelligenza artificiale all’Università Ca’ Foscari Venezia.

Il progetto potrà contare sull’apporto interdisciplinare di istituti scientifici e di ricerca che operano nel campo della computer vision, della robotica, dell’Intelligenza Artificiale, con il contributo fondamentale dell’Archeologia e della Conservazione di Beni Culturali. Partner del progetto “RePair”, con il Parco Archeologico di Pompei sono l’Università Ca’ Foscari di Venezia (ente coordinatore), la Ben-Gurion University of the Negev di Israele, l’Iit – Istituto Italiano di Tecnologia, l’Associacao do Instituto Superior Tecnico Para a Investigacao e Desenvolvimento del Portogallo, la Rheinische Friedrich Wilhelms Universitat di Bonn in Germania e il Ministero della Cultura. Il progetto ha ricevuto finanziamenti dal programma di ricerca e innovazione Horizon 2020 dell’Unione Europea.

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