Suggerirei di azzerare al più presto le attività che ancora oggi vengono gestite e condotte in maniera ‘analogica’, ovvero tutte quelle che implicano un contatto o uno spostamento delle persone senza aggiungere reale valore. Penso alle code agli sportelli pubblici per ritirare un referto sanitario, per fare una richiesta a un ufficio pubblico, alla consegna, compilazione e trascrizione di documenti cartacei e al loro trasferimento in formato cartaceo da un ufficio pubblico all’altro. Tutte attività destinate a scomparire e ad essere azzerate dal digitale. E tanto più il nostro Paese premerà l’acceleratore su questa trasformazione, tanto più aumenterà la sua competitività.
Prima si realizza questa trasformazione, prima potremo liberare risorse da destinare ad altri servizi, dove si crea valore. È prioritario quindi continuare ad investire nella diffusione capillare sul territorio della banda larga, nell’aumento della velocità, nel potenziamento dell’accesso alla rete, nel cloud e nella disponibilità efficiente delle informazioni e dei servizi. Per rispondere al bisogno di ammodernamento e di rilancio della crescita del Paese, l’Italia deve puntare sulla diffusione capillare di reti di ultimissima generazione e sull’offerta di servizi digitali. Promuovere l’innovazione non significa soltanto ammodernare i sistemi, servizi e le infrastrutture Ict, ma anche innovare la mentalità ed elevare le nostre ambizioni guardando all’innovazione come ad una leva che realmente può rendere il Paese più competitivo.
Il nostro Paese ha già formidabili strumenti a portata di mano – una straordinaria competenza tecnologica, accademica e imprenditoriale. Ma spesso i nostri giovani ed i nostri laureati sono come atleti che hanno ricevuto una preparazione per correre una gara di velocità sui 100 metri e poi vengono lasciati a passeggiare nel parco. Mentre, in generale, si dà tempo al Paese di risolvere i problemi strutturali legati al costo del lavoro ed alla produttività, occorre sicuramente dare priorità agli incentivi per lo sviluppo di un’economia basata sulla parte alta della catena del valore e della conoscenza, promuovendo l’innovazione in tutti quei campi in cui sarà importante eccellere e differenziarsi nelle economie del futuro ed in cui l’Italia, a mio parere, troverebbe un campo di sviluppo favorevole.