Huawei ha contattato alcune banche d’investimento per preparare lo sbarco in borsa. Lo rende noto il Wall Street Journal, citando fonti vicine al dossier. L’obiettivo dell’azienda cinese sarebbe quello di diventare più trasparente e accrescere così le sue possibilità di siglare grossi contratti, ad esempio negli Usa.
Per ora non c’è nulla di deciso e Huawei non ha ancora scelto la banca cui affidare l’Ipo. Ma secondo le fonti del quotidiano finanziario, la piazza di New York sarebbe in pole position rispetto a Londra e Hong Kong.
Il dialogo aperto con le banche è finalizzato a stabilire la piazza più idonea dove quotare il titolo, e il tipo di rivelazioni che l’azienda dovrebbe fare per semplificare l’iter di sbarco in borsa. Sono molti gli ostacoli sulla via della quotazione di Huawei. In particolare, derivanti dai timori delle autorità di sicurezza, in particolare quelle Usa, che da tempo hanno messo Huawei nel mirino. Tuttavia, considerate le difficili condizioni economiche del settore Tlc, lo sbarco in borsa darebbe sicuramente più chance a Huawei di scendere in campo per accaparrarsi commesse negli Usa. Dove a più riprese l’azienda cinese è stata estromessa da grossi ordinativi per i presunti legami dell’azienda con ambienti militari e governativi di Pechino.
Il portavoce di Huawei William Plummer ha detto che la società non commenta i rumors, aggiungendo però che “se succederà, sarà in ogni caso in un momento in cui c’è un vantaggio commerciale nel farlo”.
Huawei è il secondo produttore mondiale di apparati Tlc alle spalle di Ericsson. Ma l’azienda, secondo il Wall Street Journal, è circondata da un alone di diffidenza a causa delle preoccupazione sul fronte security. Il sospetto che incombe sull’azienda è che sia legata ad ambienti militari cinesi. Ed è per questo che ha trovato ostacoli spesso insormontabili ad accedere a grosse commesse negli Usa, in Australia e anche altrove. Il timore diffuso è che ambienti militari cinesi possano utilizzare le apparecchiature Tlc di Huawei per disturbare o intercettare le comunicazioni Usa. A più riprese Huawei ha negato ogni tipo di contatto con ambienti militari cinesi, offrendo di aprire le sue reti ad ispettori di terze parti, ma il sospetto è duro a morire.